Cronaca
Pusher condannato, la Cassazione: «No ai limiti nella messa in prova»
I giudici romani hanno accolto il ricorso con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Bari
Bari - domenica 5 maggio 2024
15.41
Affidato alla messa alla prova, ma con una «prescrizione illegittima», secondo il suo legale, l'avvocato barese Fabio Schino. Per questi motivi, venerdì, la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l'ordinanza impugnata da Gennaro Poliseno, 43enne di Bari, condannato a 3 anni e 7 mesi di reclusione per due tipi di reati.
I fatti risalgono al 17 ottobre 2023, quando il Tribunale di Sorveglianza del capoluogo ha affidato in prova l'uomo, condannato per otto casi di detenzione illecita di sostanze stupefacenti risalenti al 2009-2010 e un favoreggiamento personale del 2015. Uno «scarno curriculum delinquenziale», per i giudici che, però, hanno gli hanno imposto «una singolare prescrizione, quella di rientrare a casa entro le ore 13.00 (contrariamente alle 21.00), derogabile solo per l'attività lavorativa».
Il punto impugnato dalla difesa è proprio quello relativo al rientro a casa «entro le ore 13.00, contrariamente alle ore 21.00», ha lamentato Schino, evidenziando che l'unico carico pendente è solo la guida senza patente di un anno fa, mentre tutti gli altri reati risalgono a quasi 15 anni fa. Una prescrizione ritenuta «severa - si legge nel ricorso - per la fortissima limitazione della libertà di movimento, in contrasto con la ratio e gli intenti dell'istituto della misura alternativa più ampia».
Secondo il legale dell'uomo, infatti, «il rientro alle ore 13.00 nell'abitazione comporta un forte contrasto con l'opera di risocializzazione propria dell'affidamento in prova, con l'effetto che, di fatto, il Tribunale tramuta l'affidamento in prova in una sorta di detenzione domiciliare mascherata, senza una adeguata motivazione».
I fatti risalgono al 17 ottobre 2023, quando il Tribunale di Sorveglianza del capoluogo ha affidato in prova l'uomo, condannato per otto casi di detenzione illecita di sostanze stupefacenti risalenti al 2009-2010 e un favoreggiamento personale del 2015. Uno «scarno curriculum delinquenziale», per i giudici che, però, hanno gli hanno imposto «una singolare prescrizione, quella di rientrare a casa entro le ore 13.00 (contrariamente alle 21.00), derogabile solo per l'attività lavorativa».
Il punto impugnato dalla difesa è proprio quello relativo al rientro a casa «entro le ore 13.00, contrariamente alle ore 21.00», ha lamentato Schino, evidenziando che l'unico carico pendente è solo la guida senza patente di un anno fa, mentre tutti gli altri reati risalgono a quasi 15 anni fa. Una prescrizione ritenuta «severa - si legge nel ricorso - per la fortissima limitazione della libertà di movimento, in contrasto con la ratio e gli intenti dell'istituto della misura alternativa più ampia».
Secondo il legale dell'uomo, infatti, «il rientro alle ore 13.00 nell'abitazione comporta un forte contrasto con l'opera di risocializzazione propria dell'affidamento in prova, con l'effetto che, di fatto, il Tribunale tramuta l'affidamento in prova in una sorta di detenzione domiciliare mascherata, senza una adeguata motivazione».