Vita di città
Quarantunesimo anniversario dell'omicidio di Benedetto Petrone, Decaro: «Non frequentate sedi fasciste»
Il sindaco alla cerimonia in ricordo del ragazzo ucciso dalle squadracce nere: «Pochi giorni fa a Bari un attacco vile e violento»
Bari - mercoledì 28 novembre 2018
15.17
Era il 28 novembre del 1977 quando Benedetto Petrone, giovane militante comunista di Bari vecchia, venne ucciso da una squadra fascista mentre rientrava, con altre due persone, a casa da una pacifica manifestazione. Sono passati 41 anni da quel giorno, e Bari - come ogni anno - ha ricordato Benedetto Petrone con una cerimonia pubblica ai piedi della targa commemorativa in piazza Libertà, lì dove venne ucciso.
Durante la manifestazione organizzata dall'amministrazione comunale, in collaborazione con il Comitato XXIV Novembre, il Coordinamento provinciale antifascista, l'ANPI e l'IPSAIC, il sindaco Antonio Decaro ha detto: «Ciao Benedetto, ciao Porzia, ciao Arturo, ciao Pasquale. Mi piace chiamarvi così, per nome, perché ogni nome porta con sé una storia, una storia personale che ci ha portato ancora una volta qui, oggi, a testimonianza di una storia collettiva fondata intorno ad alcuni valori, l'antifascismo su tutti, in un momento particolare per il nostro Paese, dal punto di vista storico e politico. Qualche giorno fa ho letto una frase che mi ha fatto pensare a questa giornata. La frase è di Stefano Benni, e dice che bisogna assomigliare alle parole che diciamo. È una frase importante, credo che tutti noi, soprattutto chi rappresenta la politica, le istituzioni, abbia il dovere di assomigliare alle parole che pronuncia. E prima di assomigliare a ciò che diciamo dobbiamo avere il coraggio di dire alcune parole. Benedetto Petrone è stato ammazzato da un gruppo di fascisti e oggi, qui, non dobbiamo soltanto ricordare il valore dell'antifascismo, quel valore oggi lo dobbiamo testimoniare, perché solo qualche giorno fa c'è stato un attacco, violento, vile e anche organizzato, di un gruppo di fascisti nei confronti di tre persone che stavano tornando a casa dopo aver partecipato a una manifestazione pacifica. Sono sicuro che le forze dell'ordine, la magistratura daranno una risposta nei prossimi giorni. Secondo me la sede da cui sono usciti gli aggressori va chiusa: non la posso chiudere io, un sindaco non ha la possibilità di chiudere la sede di un'associazione né di cancellare un movimento politico. Quello che posso fare, però, è assomigliare alle cose che dico, un impegno che dovremmo prendere tutti. Sicuramente posso fare una cosa, ciò che faccio quotidianamente: convincere i miei concittadini a non frequentare la sede di quell'associazione, togliere agibilità politica a quel movimento, ogni giorno. In un città dove, per assomigliare alle cose che diciamo, tutti i bambini devono poter mangiare alla mensa scolastica, indipendentemente dal colore della pelle, tutte le persone si devono poter amare a prescindere dal loro orientamento sessuale, senza aver paura di essere aggredite per strada. Questo dobbiamo fare, e lo dico in una piazza che ha un nome particolare, piazza Libertà: la libertà è uno dei valori per i quali Benedetto Petrone si è battuto, e per i quali ha perso la vita».
Durante la manifestazione organizzata dall'amministrazione comunale, in collaborazione con il Comitato XXIV Novembre, il Coordinamento provinciale antifascista, l'ANPI e l'IPSAIC, il sindaco Antonio Decaro ha detto: «Ciao Benedetto, ciao Porzia, ciao Arturo, ciao Pasquale. Mi piace chiamarvi così, per nome, perché ogni nome porta con sé una storia, una storia personale che ci ha portato ancora una volta qui, oggi, a testimonianza di una storia collettiva fondata intorno ad alcuni valori, l'antifascismo su tutti, in un momento particolare per il nostro Paese, dal punto di vista storico e politico. Qualche giorno fa ho letto una frase che mi ha fatto pensare a questa giornata. La frase è di Stefano Benni, e dice che bisogna assomigliare alle parole che diciamo. È una frase importante, credo che tutti noi, soprattutto chi rappresenta la politica, le istituzioni, abbia il dovere di assomigliare alle parole che pronuncia. E prima di assomigliare a ciò che diciamo dobbiamo avere il coraggio di dire alcune parole. Benedetto Petrone è stato ammazzato da un gruppo di fascisti e oggi, qui, non dobbiamo soltanto ricordare il valore dell'antifascismo, quel valore oggi lo dobbiamo testimoniare, perché solo qualche giorno fa c'è stato un attacco, violento, vile e anche organizzato, di un gruppo di fascisti nei confronti di tre persone che stavano tornando a casa dopo aver partecipato a una manifestazione pacifica. Sono sicuro che le forze dell'ordine, la magistratura daranno una risposta nei prossimi giorni. Secondo me la sede da cui sono usciti gli aggressori va chiusa: non la posso chiudere io, un sindaco non ha la possibilità di chiudere la sede di un'associazione né di cancellare un movimento politico. Quello che posso fare, però, è assomigliare alle cose che dico, un impegno che dovremmo prendere tutti. Sicuramente posso fare una cosa, ciò che faccio quotidianamente: convincere i miei concittadini a non frequentare la sede di quell'associazione, togliere agibilità politica a quel movimento, ogni giorno. In un città dove, per assomigliare alle cose che diciamo, tutti i bambini devono poter mangiare alla mensa scolastica, indipendentemente dal colore della pelle, tutte le persone si devono poter amare a prescindere dal loro orientamento sessuale, senza aver paura di essere aggredite per strada. Questo dobbiamo fare, e lo dico in una piazza che ha un nome particolare, piazza Libertà: la libertà è uno dei valori per i quali Benedetto Petrone si è battuto, e per i quali ha perso la vita».