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Regione Puglia delibera caccia a 30.000 storni, Regina (WWF): «Azione illegittima»

Il Presidente del WWF Alta Murgia Terre Peucete: «Nessun danno alle colture»

Ambientalisti sul piede di guerra contro la Regione Puglia. Sotto la lente d'ingrandimento delle associazioni è finita, infatti, la DGR n. 1587 del 03/10/2017 con cui il governo regionale ha, di fatto, liberalizzato la caccia massiccia agli esemplari di storno sul territorio regionale.

Un'azione di forza con cui la Regione accomoda nel mirino delle doppiette ben 30.000 esemplari di "sturnus vulgaris" su tutto il territorio pugliese; un numero ben superiore a quello indicato dalla legge nazionale per il prelievo di questi volatili, limitato esclusivamente a situazioni contingenti di rischio per le attività agricole.

Una circostanza che, affermano gli ambientalisti, non sussiste, come spiega il presidente del WWF Alta Murgia – Terre Peucete Giuseppe Regina dalle colonne di BariViva.it: «Abbiamo inoltrato alla Regione formale richiesta di accesso agli atti per verificare l'esistenza di tali condizioni, e dall'esame delle carte non risulta nemmeno una domanda di risarcimento da parte degli agricoltori per danni alle colture a causa della presenza degli storni. Quindi, la Regione utilizza una delle ipotesi previste dalla legge come motivazione pretestuosa e non provata per deliberare una deroga che non è suffragata da alcun dato scientifico e giuridico», accusa Regina.

La cosa, ovviamente, è finita anche sui tavoli del Ministero dell'Ambiente, che parrebbe aver messo gli occhi sull'operato della Regione Puglia: «Noi, come WWF Italia e WWF Alta Murgia - Terre Peucete, dopo l'accesso agli atti abbiamo presentato alla Regione una formale diffida. A quanto pare – prosegue ancora il presidente del WWF Alta Murgia - esisterebbe una nota del Ministero dell'Ambiente che richiama la Regione Puglia per aver adottato la delibera DPGM 1587/2017 in aperto contrasto con la normativa comunitaria e nazionale, dove si specifica che lo storno è stato escluso dall'elenco delle specie soggette ad attività venatorie (art. 2 del D.P.C.M del 21.03.1997), tranne che nelle circostanze di cui dicevamo prima. Pare che con la stessa nota anche il Ministero abbia minacciato di diffida la Regione Puglia che, ricordiamo, ha deliberato nonostante la difformità rispetto al parere dell'ISPRA (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, NdR) e dell'Osservatorio Regionale di Bitetto. La delibera che contestiamo, inoltre, risulta ingiustificatamente estesa ad un ambito territoriale molto più vasto (ben 97 comuni, NdR) rispetto a quello oggetto di studio e di verifica del DISAAT, che comunque non è soggetto giuridico che possa rilasciare pareri utili alla deroga».

Una delibera, quindi, che dall'analisi della documentazione risulta essere sommaria e parecchio lacunosa, e che soprattutto lascia sconcerti all'indomani di una stagione estiva molto difficile per la fauna selvatica, caratterizzata da incendi - com'è noto - anche nelle aree protette e da una perdurante siccità. Ancora Regina: «Contrariamente a quanto espresso dalla normativa vigente, nella delibera in contestazione non vengono in alcun modo previsti metodi diretti ad accertare il raggiungimento dei limiti quantitativi previsti dalla stessa delibera di autorizzazione alla deroga dello storno, né tantomeno risultano previste forme di vigilanza in ordine ai limiti giornalieri e complessivi di cui alla concessa deroga».

L'azione del WWF non si fermerà, però, alla "semplice" visione delle carte. L'associazione ambientalista intende proseguire la sua battaglia anche nelle sedi legali: «Il WWF è pronto a depositare un ricorso al fine di chiedere la sospensione e la conseguente revoca della delibera n. 1587/2017 – dichiara Regina. Confidiamo, tuttavia, in una riflessione della Regione che porti all'immediato annullamento della stessa anche in ragione dei recentissimi precedenti giurisprudenziali del Tar Liguria e del Consiglio di Stato, che hanno dichiarato illegittime simili deroghe in ordine allo storno, con il conseguente annullamento delle delibere e le pesanti condanne al pagamento delle spese giudiziarie (9.000 Euro in favore delle associazioni ricorrenti). Il WWF è, inoltre, pronto ad attivare anche ulteriori azioni giudiziarie di cui però, per strategie difensive, ci si riserva sul contenuto».
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