Scuola e Lavoro
Ritorno a scuola, i consigli del pediatra Antonio Di Mauro per fronteggiare il caldo
"La crisi climatica ci impone di ripensare non solo il calendario scolastico, ma anche le strutture stesse in cui i nostri figli passano gran parte della loro giornata"
Bari - mercoledì 4 settembre 2024
Secondo l'Associazione nazionale insegnanti e formatori e altri sindacati di docenti, bisognerebbe rivedere il calendario per evitare malori improvvisi dei bambini e ragazzi in classi spesso surriscaldate, scarsamente ventilate e affollate. Lei, da esperto, cosa ne pensa?
"Sicuramente, un'aula surriscaldata, scarsamente ventilata e sovraffollata non è un ambiente adatto per garantire il benessere psicofisico dei bambini. Le alte temperature e la scarsa qualità dell'aria possono provocare un aumento del rischio di malori, come colpi di calore, disidratazione e svenimenti. Inoltre, in un contesto dove l'aria non circola adeguatamente, si creano le condizioni ideali per la diffusione di agenti patogeni, contribuendo all'aumento delle infezioni virali e batteriche, che già mettono sotto pressione gli studi pediatrici, non solo come si crede nei mesi più freddi".
E della proposta di ritardare l'inizio delle lezioni?
"Ritardare l'inizio dell'anno scolastico potrebbe non essere la soluzione ottimale. La scuola ha un ruolo insostituibile nello sviluppo psico-fisico dei bambini e nelle loro dinamiche sociali. Prolungare la pausa estiva significherebbe amplificare il fenomeno della perdita di apprendimento ("summer learning loss"), che colpisce soprattutto i bambini più vulnerabili, aumentando il divario educativo tra chi ha accesso a stimoli intellettuali anche durante l'estate e chi invece ne rimane privo. Lo stesso vale per la perdita di competenze relazionali che finiscono per amplificare le disuguaglianze anche sociali".
Cosa sarebbe più opportuno secondo lei?
"Secondo me è essenziale concentrarsi sulla qualità dell'edilizia scolastica. L'investimento in edifici scolastici che siano moderni, efficienti dal punto di vista energetico e in grado di garantire condizioni climatiche adeguate tutto l'anno dovrebbe essere una priorità. Non dobbiamo dimenticare che la crisi climatica ci impone di ripensare non solo il calendario scolastico, ma anche le strutture stesse in cui i nostri figli passano gran parte della loro giornata. Gli edifici scolastici del futuro dovranno essere sostenibili, sicuri, inclusivi e in grado di affrontare le sfide climatiche che già oggi ci mettono alla prova.
Come si potrebbe fare?
"Mi auguro che i fondi del PNRR possano essere impiegati in questo senso, trasformando le nostre scuole in luoghi dove i bambini possano apprendere in un ambiente sano e stimolante. E lo dico anche da padre, non solo da Pediatra".
Questa proposta si potrebbe attuare a tutti indistintamente o ci sono fasce che meritano una maggiore tutela?
"Non credo che una soluzione unica per tutto il territorio nazionale sia realistica o efficace. L'Italia è un Paese geograficamente e climaticamente variegato, con regioni che sperimentano condizioni molto diverse. Già oggi alcune regioni adottano aperture scaglionate in base alle condizioni climatiche locali, e credo che questo approccio "a macchia di leopardo" possa essere ampliato".
Cosa suggerisce?
"Non possiamo limitarci a spostare l'inizio delle lezioni: è necessario ripensare il calendario scolastico in modo più ampio. Le lunghe pause estive, che si protraggono per quasi tre mesi, mettono in difficoltà molte famiglie. Non tutti possono permettersi campi estivi o attività extrascolastiche per tenere occupati i figli durante l'estate, e questo rischia di amplificare le disuguaglianze sociali ed educative di cui parlavo. Forse è giunto il momento di prendere in considerazione un modello scolastico diverso, che preveda pause più brevi e frequenti durante l'anno, mantenendo le scuole aperte anche d'estate, magari con attività più leggere e formative, ispirate al modello dell'outdoor education, molto diffuso nei paesi nordici".
Molti docenti stanno optando, qualora non si possa posticipare l'inizio della scuola, per lezioni all'aperto e nei parchi. Questa può essere davvero una soluzione?
"Sì, penso che l'idea delle lezioni all'aperto sia una soluzione valida, almeno temporaneamente, in attesa di migliorare le condizioni degli edifici scolastici. Questa pratica, nota come "outdoor education", è già diffusa in diversi paesi europei e ha dimostrato di avere molteplici benefici sia per l'apprendimento che per la salute dei bambini. Studi recenti hanno evidenziato che trascorrere del tempo all'aperto, in ambienti naturali, contribuisce a ridurre lo stress, migliorare l'attenzione e stimolare la creatività. Inoltre, le lezioni all'aria aperta possono aiutare a ridurre il rischio di contagio, grazie a una maggiore ventilazione naturale".
In generale, che consigli si sente di dare per alunni e famiglie in vista della ripresa scolastica?
"La ripresa della scuola, soprattutto dopo una lunga pausa estiva, richiede un graduale ritorno a sane abitudini quotidiane. Uno dei consigli principali è quello di ripristinare una routine regolare del sonno. Dormire a sufficienza è fondamentale per garantire ai bambini la concentrazione e le energie necessarie per affrontare la giornata scolastica. Si consiglia quindi di anticipare gradualmente l'orario in cui si va a dormire, per abituarsi ai ritmi della scuola".
"Anche l'alimentazione gioca un ruolo chiave. Iniziare la giornata con una colazione equilibrata e nutriente è essenziale per fornire l'energia necessaria. Uno spuntino sano a metà mattina, preferibilmente a base di frutta o verdura, può aiutare. L'idratazione, soprattutto nei periodi di caldo intenso, è un altro fattore cruciale: i bambini dovrebbero avere sempre a disposizione una borraccia d'acqua. Nei giorni più caldi, o in caso di intensa sudorazione, può essere utile integrare con soluzioni reidratanti orali, che contengono elettroliti per compensare la perdita di sali minerali".
"Infine, è importante che i genitori monitorino lo stato di salute generale dei loro figli, soprattutto nei primi giorni di ritorno a scuola, e incoraggino una buona igiene personale per prevenire la diffusione di virus e batteri".
Nel caso peggiore di un malore improvviso in classe cosa consiglia di fare sia ai docenti che ai compagni di banco?
"In caso di malore improvviso, la cosa più importante è mantenere la calma. Non esistono soluzioni preconfezionate, poiché ogni situazione può richiedere un intervento diverso. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali che possono aiutare. Prima di tutto, è importante spostare il bambino in un luogo fresco e ben ventilato, lontano da eventuali fonti di calore. Se il malore è dovuto al caldo, è fondamentale reidratarlo immediatamente, offrendo acqua o soluzione reidratante a piccoli sorsi".
Cosa, invece, non bisogna assolutamente fare
"L'automedicazione è da evitare: è sempre meglio aspettare l'intervento del personale sanitario qualificato, che può valutare correttamente la situazione. I docenti dovrebbero essere preparati a gestire situazioni di emergenza attraverso corsi di primo soccorso, che dovrebbero diventare obbligatori per tutto il personale scolastico. Anche i compagni di classe possono essere sensibilizzati su come comportarsi in queste circostanze, magari attraverso campagne di educazione sanitaria".
"Sicuramente, un'aula surriscaldata, scarsamente ventilata e sovraffollata non è un ambiente adatto per garantire il benessere psicofisico dei bambini. Le alte temperature e la scarsa qualità dell'aria possono provocare un aumento del rischio di malori, come colpi di calore, disidratazione e svenimenti. Inoltre, in un contesto dove l'aria non circola adeguatamente, si creano le condizioni ideali per la diffusione di agenti patogeni, contribuendo all'aumento delle infezioni virali e batteriche, che già mettono sotto pressione gli studi pediatrici, non solo come si crede nei mesi più freddi".
E della proposta di ritardare l'inizio delle lezioni?
"Ritardare l'inizio dell'anno scolastico potrebbe non essere la soluzione ottimale. La scuola ha un ruolo insostituibile nello sviluppo psico-fisico dei bambini e nelle loro dinamiche sociali. Prolungare la pausa estiva significherebbe amplificare il fenomeno della perdita di apprendimento ("summer learning loss"), che colpisce soprattutto i bambini più vulnerabili, aumentando il divario educativo tra chi ha accesso a stimoli intellettuali anche durante l'estate e chi invece ne rimane privo. Lo stesso vale per la perdita di competenze relazionali che finiscono per amplificare le disuguaglianze anche sociali".
Cosa sarebbe più opportuno secondo lei?
"Secondo me è essenziale concentrarsi sulla qualità dell'edilizia scolastica. L'investimento in edifici scolastici che siano moderni, efficienti dal punto di vista energetico e in grado di garantire condizioni climatiche adeguate tutto l'anno dovrebbe essere una priorità. Non dobbiamo dimenticare che la crisi climatica ci impone di ripensare non solo il calendario scolastico, ma anche le strutture stesse in cui i nostri figli passano gran parte della loro giornata. Gli edifici scolastici del futuro dovranno essere sostenibili, sicuri, inclusivi e in grado di affrontare le sfide climatiche che già oggi ci mettono alla prova.
Come si potrebbe fare?
"Mi auguro che i fondi del PNRR possano essere impiegati in questo senso, trasformando le nostre scuole in luoghi dove i bambini possano apprendere in un ambiente sano e stimolante. E lo dico anche da padre, non solo da Pediatra".
Questa proposta si potrebbe attuare a tutti indistintamente o ci sono fasce che meritano una maggiore tutela?
"Non credo che una soluzione unica per tutto il territorio nazionale sia realistica o efficace. L'Italia è un Paese geograficamente e climaticamente variegato, con regioni che sperimentano condizioni molto diverse. Già oggi alcune regioni adottano aperture scaglionate in base alle condizioni climatiche locali, e credo che questo approccio "a macchia di leopardo" possa essere ampliato".
Cosa suggerisce?
"Non possiamo limitarci a spostare l'inizio delle lezioni: è necessario ripensare il calendario scolastico in modo più ampio. Le lunghe pause estive, che si protraggono per quasi tre mesi, mettono in difficoltà molte famiglie. Non tutti possono permettersi campi estivi o attività extrascolastiche per tenere occupati i figli durante l'estate, e questo rischia di amplificare le disuguaglianze sociali ed educative di cui parlavo. Forse è giunto il momento di prendere in considerazione un modello scolastico diverso, che preveda pause più brevi e frequenti durante l'anno, mantenendo le scuole aperte anche d'estate, magari con attività più leggere e formative, ispirate al modello dell'outdoor education, molto diffuso nei paesi nordici".
Molti docenti stanno optando, qualora non si possa posticipare l'inizio della scuola, per lezioni all'aperto e nei parchi. Questa può essere davvero una soluzione?
"Sì, penso che l'idea delle lezioni all'aperto sia una soluzione valida, almeno temporaneamente, in attesa di migliorare le condizioni degli edifici scolastici. Questa pratica, nota come "outdoor education", è già diffusa in diversi paesi europei e ha dimostrato di avere molteplici benefici sia per l'apprendimento che per la salute dei bambini. Studi recenti hanno evidenziato che trascorrere del tempo all'aperto, in ambienti naturali, contribuisce a ridurre lo stress, migliorare l'attenzione e stimolare la creatività. Inoltre, le lezioni all'aria aperta possono aiutare a ridurre il rischio di contagio, grazie a una maggiore ventilazione naturale".
In generale, che consigli si sente di dare per alunni e famiglie in vista della ripresa scolastica?
"La ripresa della scuola, soprattutto dopo una lunga pausa estiva, richiede un graduale ritorno a sane abitudini quotidiane. Uno dei consigli principali è quello di ripristinare una routine regolare del sonno. Dormire a sufficienza è fondamentale per garantire ai bambini la concentrazione e le energie necessarie per affrontare la giornata scolastica. Si consiglia quindi di anticipare gradualmente l'orario in cui si va a dormire, per abituarsi ai ritmi della scuola".
"Anche l'alimentazione gioca un ruolo chiave. Iniziare la giornata con una colazione equilibrata e nutriente è essenziale per fornire l'energia necessaria. Uno spuntino sano a metà mattina, preferibilmente a base di frutta o verdura, può aiutare. L'idratazione, soprattutto nei periodi di caldo intenso, è un altro fattore cruciale: i bambini dovrebbero avere sempre a disposizione una borraccia d'acqua. Nei giorni più caldi, o in caso di intensa sudorazione, può essere utile integrare con soluzioni reidratanti orali, che contengono elettroliti per compensare la perdita di sali minerali".
"Infine, è importante che i genitori monitorino lo stato di salute generale dei loro figli, soprattutto nei primi giorni di ritorno a scuola, e incoraggino una buona igiene personale per prevenire la diffusione di virus e batteri".
Nel caso peggiore di un malore improvviso in classe cosa consiglia di fare sia ai docenti che ai compagni di banco?
"In caso di malore improvviso, la cosa più importante è mantenere la calma. Non esistono soluzioni preconfezionate, poiché ogni situazione può richiedere un intervento diverso. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali che possono aiutare. Prima di tutto, è importante spostare il bambino in un luogo fresco e ben ventilato, lontano da eventuali fonti di calore. Se il malore è dovuto al caldo, è fondamentale reidratarlo immediatamente, offrendo acqua o soluzione reidratante a piccoli sorsi".
Cosa, invece, non bisogna assolutamente fare
"L'automedicazione è da evitare: è sempre meglio aspettare l'intervento del personale sanitario qualificato, che può valutare correttamente la situazione. I docenti dovrebbero essere preparati a gestire situazioni di emergenza attraverso corsi di primo soccorso, che dovrebbero diventare obbligatori per tutto il personale scolastico. Anche i compagni di classe possono essere sensibilizzati su come comportarsi in queste circostanze, magari attraverso campagne di educazione sanitaria".