Cronaca
Rolex falsi venduti in una gioielleria di Bari
L'indagine di Brindisi si conclude con 9 indagati per riciclaggio e ricettazione
Bari - domenica 8 dicembre 2019
19.17
Sono almeno 50 i Rolex falsi venduti dal gioielliere "Lo scrigno" di Ostuni poi finiti al polso di clienti ignari, ma anche nelle vetrine di negozi importanti in tutta la Puglia, due anche a Bari. La Procura di Brindisi ha chiuso l'indagine che nell'aprile 2018 portò ai domiciliari sei persone tra cui il pregiudicato tarantino Egidio Stevens Saracino (finito in carcere) e Giuseppe Pannofino, proprietario di «Lo Scrigno». Ora gli indagati sono 9 e rispondono tutti, a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione. L'ultima ipotesi - secondo quanto riporta La Gazzetta - riguarda un altro gioielliere, titolare del negozio di orologi usati dell'aeroporto di Bari. Secondo l'accusa lui avrebbe consapevolmente comprato due Rolex falsi da Pannofino.
L'indagine condotta dalla Finanza e partita a seguito di una verifica fiscale su «Lo Scrigno» punta a dimostrare che i Rolex venduti da Pannofino erano in realtà assemblati con pezzi in parte originale e in parte falsi, costruiti a Napoli, ma venduti sempre come veri. Circa una cinquantina le vendite nel mirino, che sono state ricostruite o attraverso i documenti fiscali, o con i racconti degli interessati o anche da quanto emerso attraverso le intercettazioni telefoniche.
Secondo l'accusa era Saracino a far costruire gli orologi nel Napoletano, facendoli poi consegnare da alcuni corrieri a Pannofino. A rivenderli era anche un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro che in un anno ha versato in banca 108mila euro in contanti girandone 103mila a Pannofino.
Il gioielliere di Ostuni è tornato in libertà la scorsa estate, con un provvedimento del gip poi impugnato dalla Procura e annullato a settembre, ora in Cassazione.
Resta in sospeso l'accusa di truffa perché per contestarla servono le querele degli acquirenti ma in pochi hanno denunciato Pannofino e gli altri gioiellieri.
L'indagine condotta dalla Finanza e partita a seguito di una verifica fiscale su «Lo Scrigno» punta a dimostrare che i Rolex venduti da Pannofino erano in realtà assemblati con pezzi in parte originale e in parte falsi, costruiti a Napoli, ma venduti sempre come veri. Circa una cinquantina le vendite nel mirino, che sono state ricostruite o attraverso i documenti fiscali, o con i racconti degli interessati o anche da quanto emerso attraverso le intercettazioni telefoniche.
Secondo l'accusa era Saracino a far costruire gli orologi nel Napoletano, facendoli poi consegnare da alcuni corrieri a Pannofino. A rivenderli era anche un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro che in un anno ha versato in banca 108mila euro in contanti girandone 103mila a Pannofino.
Il gioielliere di Ostuni è tornato in libertà la scorsa estate, con un provvedimento del gip poi impugnato dalla Procura e annullato a settembre, ora in Cassazione.
Resta in sospeso l'accusa di truffa perché per contestarla servono le querele degli acquirenti ma in pochi hanno denunciato Pannofino e gli altri gioiellieri.