Ruspe sul sito neolitico di Palese. Il comitato non molla: «Verificare procedure della Soprintendenza»

Sono iniziati lunedì scorso i lavori per la costruzione di alcuni villini sul terreno che ospita il villaggio neolitico del rione Palese di Bari, uno dei siti archeologici di maggior rilevanza non solo per l'Italia ma per l'Europa intera.

Oggi è il primo giorno di riposo per gli operai, ma ruspe ed escavatori sono rimaste in azione per tutta la settimana sull'intera area. Per questo non retrocede di un passo il neo-costituito comitato per la tutela del villaggio neolitico, che in una lettera inviata alle autorità (prefettura, sindaco, assessorato all'urbanistica, carabinieri e altri) ripercorre la cronistoria dell'iter che ha portato la Soprintendenza ai Beni culturali a concedere l'autorizzazione alla ditta Tatulli, responsabile del cantiere.

Con una nota del 14 dicembre 2011, la Soprintendenza rendeva noto che «Nell'area oggetto di vincolo, destinata a verde privato, non potranno essere approvati interventi di riqualificazione che comportino opere di scavo e riporto di terreni in generale, anche solo per impianti di aiuole e quindi di modifica di quote di affioramento del giacimento archeologico».

Prima della concessione del nulla osta vennero effettuate campagne di scavo tra il 2012 e il 2014, durante e dopo le quali archeologi e antropologi sottolinearono l'importanza e la rarità dell'insediamento scoperto, sovrapposto in 4 strati e databile tra il VI e il V millennio a.C.

Risultati che avevano indotto la politica (l'onorevole Angelo Tofalo del M5S) e altre istituzioni della cultura locale (il presidente dell'Associazione Ecomuseale del Nord Barese, arch. Eugenio Lombardi) a chiedere al ministro dei Beni culturali, al sindaco di Bari e al presidente della Regione Puglia informazioni sull'ipotesi sempre più concreta della concessione del nulla osta per la costruzione di abitazioni private sul sito. Le cose iniziano a prendere una piega definitiva il 17 dicembre 2014, quando il soprintendente La Rocca annunciava in un'intervista a Barinedita la concessione del nulla osta all'edificazione, giustificandola con le difficoltà di manutenere nel tempo quanto scoperto e l'esigenza di tutelare l'investimento economico dei proprietari. La situazione rimane sostanzialmente la stessa fino a oggi, con i lavori ormai iniziati.

I cittadini, però, non demordono e chiedono che «Venga verificata la regolarità dell'iter procedurale prodotto dalla Soprintendenza Regionale ai Beni Archeologici, per le tante contraddizioni nelle dichiarazioni prodotte circa l'importanza delle scoperte» e che «Venga sospeso il nulla osta rilasciato dalla Soprintendenza all'Impresa Tatulli». Ulteriori indagini vengono richieste sui «Costi delle indagini archeologiche sostenuti dai privati e dalla Soprintendenza e la procedura di affidamento dell'incarico di indagine archeologica alla stessa Impresa titolare della richiesta di nulla osta per la realizzazione di edifici civili».

Nelle scorse ore il sindaco Decaro, durante un Q&A su Facebook con i cittadini, ha parlato dell'impossibilità di intervenire contro quanto stabilito dalla Soprintendenza, che in questi casi è l'organi decisionale supremo. Per il comitato, però, non è detta l'ultima parola: si chiede, infatti, che «L'assessorato all'Urbanistica del Comune di Bari, alla luce di quanto qui denunciato e delle evidenti incongruenze degli accadimenti, si impegni alla sospensione del rilascio della concessione edilizia ed impugni innanzi al TAR Puglia il nulla osta rilasciato dalla Soprintendenza Regionale ai Beni Archeologici, verificando altresì opzioni alternative alla distruzione di un sito di straordinaria valenza storico-identitaria per l'intero territorio metropolitano».