Cronaca
Spedizione punitiva contro un pusher infedele: 8 arresti a Bari
I fatti sono avvenuti il 28 dicembre 2022 a Santo Spirito, quartiere sotto il controllo del clan Strisciuglio
Bari - sabato 13 aprile 2024
11.12
Una spedizione punitiva per vendicare un precedente sgarbo, una aggressione sul lungomare di Santo Spirito ad un pusher 50enne «colpevole» di avere tradito il clan, rifornendosi di droga da un grossista esterno. Per questa vicenda, negli scorsi giorni, i Carabinieri hanno arrestato otto persone vicine al clan Strisciuglio.
In carcere, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Anna Perrelli, sono finiti Aldo Brandi, di 40 anni, Emanuele Lacalamita, di 24 anni, Saverio Petriconi, di 23 anni, Giuseppe Sebastiano, di 26 anni, Gaetano De Carne, di 34 anni, e Marialessia Tamma e Luana Moretti, di 35 e 34 anni. Ai domiciliari la 30enne Lucia Cassano. Tutti sono accusati, a vario titolo, di estorsione continuata aggravata, di lesioni personali, nonché detenzione e porto abusivo di armi.
Il pestaggio in strada - un precedente tentativo, avvenuto due giorni prima, sfumò perché il commando armato fu messo in fuga dai militari - risale al 28 dicembre 2022, quando Brandi, Lacalamita, Petriconi e Sebastiano, «agendo con la metodologia mafiosa» avrebbero sorpreso il pusher sul lungomare Cristoforo Colombo e l'avrebbero «percosso selvaggiamente» colpendolo con il calcio di una pistola, causandogli la lussazione delle vertebre lombari, fratture e un trauma cranico.
La sua colpa sarebbe stata quella di «avere acquistato stupefacente da spacciare da fornitori diversi» da quelli del clan Strisciuglio, «contravvenendo alle regole del monopolio territoriale delle attività di spaccio». All'identificazione gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero antimafia Marco D'Agostino, sono arrivati grazie alle dichiarazioni della vittima che hanno permesso di far luce su altri casi, fra cui alcune richieste estorsive. E soprattutto sul ruolo delle donne del clan.
Per gli inquirenti, infatti, sarebbero state Tamma e Moretti a dare «l'input per l'organizzazione del primo agguato, poi sfociato nel pestaggio». Dopo l'aggressione, poi, il clan avrebbe deciso di estorcere, ai danni della famiglia del pusher infedele, 20mila euro. Richiesta che, poi, sarebbe stata estesa anche ad un altro pusher: quest'ultimo e la moglie Cassano avrebbero chiesto dalla famiglia del pusher il «risarcimento di quanto pagato, con la minaccia di ritorsioni verso le sue figlie».
Nell'inchiesta è contestata anche la detenzione di armi e droga. In una perquisizione fatta il 23 gennaio 2023, infatti, i militari hanno scoperto, nella cantina della casa di De Carne a San Pio, 420 grammi di hashish, 230 di cocaina, due fucili kalashnikov AK-47, una pistola semiautomatica e 350 munizioni di vario calibro.
In carcere, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Anna Perrelli, sono finiti Aldo Brandi, di 40 anni, Emanuele Lacalamita, di 24 anni, Saverio Petriconi, di 23 anni, Giuseppe Sebastiano, di 26 anni, Gaetano De Carne, di 34 anni, e Marialessia Tamma e Luana Moretti, di 35 e 34 anni. Ai domiciliari la 30enne Lucia Cassano. Tutti sono accusati, a vario titolo, di estorsione continuata aggravata, di lesioni personali, nonché detenzione e porto abusivo di armi.
Il pestaggio in strada - un precedente tentativo, avvenuto due giorni prima, sfumò perché il commando armato fu messo in fuga dai militari - risale al 28 dicembre 2022, quando Brandi, Lacalamita, Petriconi e Sebastiano, «agendo con la metodologia mafiosa» avrebbero sorpreso il pusher sul lungomare Cristoforo Colombo e l'avrebbero «percosso selvaggiamente» colpendolo con il calcio di una pistola, causandogli la lussazione delle vertebre lombari, fratture e un trauma cranico.
La sua colpa sarebbe stata quella di «avere acquistato stupefacente da spacciare da fornitori diversi» da quelli del clan Strisciuglio, «contravvenendo alle regole del monopolio territoriale delle attività di spaccio». All'identificazione gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero antimafia Marco D'Agostino, sono arrivati grazie alle dichiarazioni della vittima che hanno permesso di far luce su altri casi, fra cui alcune richieste estorsive. E soprattutto sul ruolo delle donne del clan.
Per gli inquirenti, infatti, sarebbero state Tamma e Moretti a dare «l'input per l'organizzazione del primo agguato, poi sfociato nel pestaggio». Dopo l'aggressione, poi, il clan avrebbe deciso di estorcere, ai danni della famiglia del pusher infedele, 20mila euro. Richiesta che, poi, sarebbe stata estesa anche ad un altro pusher: quest'ultimo e la moglie Cassano avrebbero chiesto dalla famiglia del pusher il «risarcimento di quanto pagato, con la minaccia di ritorsioni verso le sue figlie».
Nell'inchiesta è contestata anche la detenzione di armi e droga. In una perquisizione fatta il 23 gennaio 2023, infatti, i militari hanno scoperto, nella cantina della casa di De Carne a San Pio, 420 grammi di hashish, 230 di cocaina, due fucili kalashnikov AK-47, una pistola semiautomatica e 350 munizioni di vario calibro.