Politica
Stadio San Nicola, il caso arriva alla Corte dei Conti. Melini: «FC Bari non ha mai pagato un Euro»
La consigliera del Gruppo Misto attacca Giancaspro e Decaro: «Come si può affidare l'impianto a un soggetto moroso?»
Bari - giovedì 28 giugno 2018
0.55
Lo stadio san Nicola ancora al centro del dibattito politico nella città di Bari. A farsi portavoce delle tante questioni lasciate in sospeso attorno al decadente impianto sportivo è ancora una volta la consigliera d'opposizione Irma Melini (Gruppo Misto), che ormai da tempo ha dichiarato guerra a quella che secondo lei è la cattiva gestione della più grande infrastruttura pubblica cittadina da parte della FC Bari 1908 e del suo presidente, Cosmo Giancaspro.
Le recenti traversie del Bari Calcio non hanno contribuito a far aumentare la fiducia nei confronti di un sodalizio che, tra bollette non pagate, manutenzione mai svolta e feste private all'interno dell'impianto, non ha fatto molto per spazzare via i dubbi.
La questione è finita addirittura sul tavolo della Corte dei Conti, come spiega la stessa Melini, che punta l'indice accusatore sul sindaco Decaro, "reo" a suo dire di non aver revocato la concessione alla FC Bari: «Aggiornando il mio esposto alle ultime piroette di questa Giunta, ho trasmesso una relazione sui quattro anni di gestione dello Stadio San Nicola alla Procuratrice regionale della Corte dei Conti, la dottoressa De Gennaro, per verificare se emergono profili di danno erariale derivante dal deperimento strutturale del bene comunale nonché dai mancati introiti derivanti dalla esternalizzazione della gestione», annuncia Melini.
Insieme al sindaco finisce sul banco degli imputati di Irma Melini anche Giancaspro: «È consentita la concessione diretta di un bene pubblico ad un soggetto moroso per diversi milioni di euro nei confronti dell'ente concedente, nonché ad un soggetto che come si apprende da plurime notizie di stampa è indagato per reati economici e per fatti riferiti proprio alla Società Bari calcio?», la domanda retorica di Melini.
Ecco, quindi, che a esprimersi è stato chiamato anche il Segretario Generale, «l'unico, all'interno del Comune di Bari, che in queste ore cerca di mettere ordine nell'"affaire" dello stadio San Nicola», come lo definisce la consigliera, che rincara la dose: «Si sbaglia e si continua a sbagliare perché la verità è che al posto di Decaro chi detta la linea dell'Amministrazione comunale è il Patron del Bari. D'altronde è lui che con le sue note scritte è più volte intervenuto direttamente sulle decisioni della Maggioranza, anche modificando quello che era un esito già scritto».
Non convincono la consigliera di opposizione le numerose proroghe all'accordo di gestione (la quarta, già anticipata nei giorni scorsi, verrà stabilita oggi in consiglio comunale, con la possibilità anche di un affidamento diretto) concesse fin dal 2014 alle varie società che si sono alternate alla guida della squadra di calcio, «Con le più disparate motivazioni - ricorda Melini: dallo studio di una convenzione pluriennale, alla gara pubblica per la esternalizzazione, alla attivazione della Legge Stadi per il restyling dell'"astronave" di Renzo Piano».
Se le proroghe non soddisfano, lo stesso (e ancor di più) dicasi per la consigliera della «Gara impropriamente sospesa a gennaio scorso a 4 giorni dalla sua scadenza», quando sembrava ormai cosa fatta il progetto di riqualificazione dello stadio portato da FC Bari e B Futura (società di scopo della Lega B per l'impiantistica sportiva) sul tavolo del sindaco e dell'assessore allo Sport, con il timbro del Credito Sportivo a garantire per le parti in causa il buon esito del piano di restyling. Un progetto che sembrerebbe essere finito, almeno per il momento, in soffitta, a giudicare dalle peripezie a cui Giancaspro e la sua società stanno ricorrendo per riportare un po' d'ordine nei conti della società e iscriverla al prossimo campionato.
A beneficiare di questa incertezza, che culminerà con la ratifica di una nuova proroga alla concessione, secondo Melini è stata solo «La FC Bari 1908, che non ha mai pagato un Euro di tributi al Comune di Bari e che ha rendicontato lavori di manutenzione straordinaria e ordinaria non ancora verificati dai nostri Uffici che aspettano le integrazioni documentali da parte della Società sportiva. D'altronde, dopo aver impiegato due anni per indire una gara che la maggioranza intende revocare definitivamente in Consiglio (nella seduta in programma oggi, NdR), non stupirà scoprire che dopo oltre un anno dall'avviso della FC Bari che sarebbe giunto un progetto di rifacimento sostanziale dello stadio il Comune chiede un parere al ministero dei Beni Culturali per i limiti del vincolo d'autore sul progetto di Renzo Piano e all'ANAC per avviare la corretta procedura pubblica».
Ecco, quindi, spiegato il ricorso in Corte dei Conti, nel tentativo di mettere almeno un punto fermo in una questione estremamente liquida e che ha interessato tutte le amministrazioni comunali della città, indistintamente di destra o sinistra, fin dall'edificazione dello stadio, inaugurato per i mondiali di Italia '90. «Proprio l'ANAC, cara a Decaro, nel 2015 aveva chiarito che in merito alle strutture sportive era obbligatoria una procedura di evidenza pubblica, e solo se questa va deserta con un affidamento diretto», ricorda Melini in conclusione.
Le recenti traversie del Bari Calcio non hanno contribuito a far aumentare la fiducia nei confronti di un sodalizio che, tra bollette non pagate, manutenzione mai svolta e feste private all'interno dell'impianto, non ha fatto molto per spazzare via i dubbi.
La questione è finita addirittura sul tavolo della Corte dei Conti, come spiega la stessa Melini, che punta l'indice accusatore sul sindaco Decaro, "reo" a suo dire di non aver revocato la concessione alla FC Bari: «Aggiornando il mio esposto alle ultime piroette di questa Giunta, ho trasmesso una relazione sui quattro anni di gestione dello Stadio San Nicola alla Procuratrice regionale della Corte dei Conti, la dottoressa De Gennaro, per verificare se emergono profili di danno erariale derivante dal deperimento strutturale del bene comunale nonché dai mancati introiti derivanti dalla esternalizzazione della gestione», annuncia Melini.
Insieme al sindaco finisce sul banco degli imputati di Irma Melini anche Giancaspro: «È consentita la concessione diretta di un bene pubblico ad un soggetto moroso per diversi milioni di euro nei confronti dell'ente concedente, nonché ad un soggetto che come si apprende da plurime notizie di stampa è indagato per reati economici e per fatti riferiti proprio alla Società Bari calcio?», la domanda retorica di Melini.
Ecco, quindi, che a esprimersi è stato chiamato anche il Segretario Generale, «l'unico, all'interno del Comune di Bari, che in queste ore cerca di mettere ordine nell'"affaire" dello stadio San Nicola», come lo definisce la consigliera, che rincara la dose: «Si sbaglia e si continua a sbagliare perché la verità è che al posto di Decaro chi detta la linea dell'Amministrazione comunale è il Patron del Bari. D'altronde è lui che con le sue note scritte è più volte intervenuto direttamente sulle decisioni della Maggioranza, anche modificando quello che era un esito già scritto».
Non convincono la consigliera di opposizione le numerose proroghe all'accordo di gestione (la quarta, già anticipata nei giorni scorsi, verrà stabilita oggi in consiglio comunale, con la possibilità anche di un affidamento diretto) concesse fin dal 2014 alle varie società che si sono alternate alla guida della squadra di calcio, «Con le più disparate motivazioni - ricorda Melini: dallo studio di una convenzione pluriennale, alla gara pubblica per la esternalizzazione, alla attivazione della Legge Stadi per il restyling dell'"astronave" di Renzo Piano».
Se le proroghe non soddisfano, lo stesso (e ancor di più) dicasi per la consigliera della «Gara impropriamente sospesa a gennaio scorso a 4 giorni dalla sua scadenza», quando sembrava ormai cosa fatta il progetto di riqualificazione dello stadio portato da FC Bari e B Futura (società di scopo della Lega B per l'impiantistica sportiva) sul tavolo del sindaco e dell'assessore allo Sport, con il timbro del Credito Sportivo a garantire per le parti in causa il buon esito del piano di restyling. Un progetto che sembrerebbe essere finito, almeno per il momento, in soffitta, a giudicare dalle peripezie a cui Giancaspro e la sua società stanno ricorrendo per riportare un po' d'ordine nei conti della società e iscriverla al prossimo campionato.
A beneficiare di questa incertezza, che culminerà con la ratifica di una nuova proroga alla concessione, secondo Melini è stata solo «La FC Bari 1908, che non ha mai pagato un Euro di tributi al Comune di Bari e che ha rendicontato lavori di manutenzione straordinaria e ordinaria non ancora verificati dai nostri Uffici che aspettano le integrazioni documentali da parte della Società sportiva. D'altronde, dopo aver impiegato due anni per indire una gara che la maggioranza intende revocare definitivamente in Consiglio (nella seduta in programma oggi, NdR), non stupirà scoprire che dopo oltre un anno dall'avviso della FC Bari che sarebbe giunto un progetto di rifacimento sostanziale dello stadio il Comune chiede un parere al ministero dei Beni Culturali per i limiti del vincolo d'autore sul progetto di Renzo Piano e all'ANAC per avviare la corretta procedura pubblica».
Ecco, quindi, spiegato il ricorso in Corte dei Conti, nel tentativo di mettere almeno un punto fermo in una questione estremamente liquida e che ha interessato tutte le amministrazioni comunali della città, indistintamente di destra o sinistra, fin dall'edificazione dello stadio, inaugurato per i mondiali di Italia '90. «Proprio l'ANAC, cara a Decaro, nel 2015 aveva chiarito che in merito alle strutture sportive era obbligatoria una procedura di evidenza pubblica, e solo se questa va deserta con un affidamento diretto», ricorda Melini in conclusione.