Politica
Tamponi per diagnosticare il Covid19, in Puglia è scontro fra Fitto e Lopalco
L'eurodeputato di Fratelli d'Italia: «Nostra regione che ne ha fatti meno». L'epidemiologo: «La strategia ha funzionato»
Puglia - lunedì 11 maggio 2020
19.28
È scontro politico in Puglia sulla questione tamponi per diagnosticare il Covid19. A sollevare perplessità è stato Raffaele Fitto, eurodeputato di Fratelli d'Italia e papabile candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Puglia. «Alla luce dei dati della Fondazione GIMBE, Istituto Superiore della Sanità e dell'Università Cattolica di Roma che danno la Puglia ultima in Italia per numero di tamponi - dice Fitto. Questo significa che le questioni che ho sollevato ripetutamente da tempo non erano 'polemiche politiche strumentali', ma preoccupazioni reali che ora sono diventate tali anche per la Regione Puglia che sembrerebbe finalmente aver deciso di effettuare i tamponi a tutti gli operatori sanitari degli ospedali e delle RSA».
Alla questione ha risposto Pier Luigi Lopalco, epidemiologo responsabile della task force regionale per l'emergenza Coronavirus, che in una nota dà la sua versione dei fatti: «Mi piacerebbe sapere in cosa la strategia di contenimento dell'epidemia in
Alla questione ha risposto Pier Luigi Lopalco, epidemiologo responsabile della task force regionale per l'emergenza Coronavirus, che in una nota dà la sua versione dei fatti: «Mi piacerebbe sapere in cosa la strategia di contenimento dell'epidemia in
Puglia sia stata sbagliata, vedendo i risultati che sono sotto gli occhi di
tutti.
Lungi da me dire che non ci sia stata alcuna sbavatura nella gestione di un evento tanto eccezionale quanto una pandemia, ma le elenco alcuni elementi che sono sicuro aiutino ad inquadrare correttamente il problema:
1. Abbiamo evitato un disastro epidemiologico legato all'afflusso di
circa 30.000 cittadini pugliesi. Grazie alla misura della quarantena e alla
sorveglianza attiva, abbiamo individuato ben 200 casi, che sarebbero altrimenti andati in giro ad attivare innumerevoli focolai epidemici;
2. L'ondata pandemica è passata dalla Puglia senza che il sistema ospedaliero, nemmeno per un giorno, fosse messo in crisi;
3. L'intera prima fase è stata gestita senza istituire neanche una gola zona rossa, che avrebbe portato serie conseguenze e disagi ai
cittadini;
4. La letalità sia grezza (10,4% contro 13,1%) che specifica per ogni
fascia di età è inferiore alla media nazionale, con l'esclusione di una
minima differenza nelle classi di età superiore a 80 anni;
5. Su oltre 500 RSA ed RSSA, sono stati segnalati focolai solo in 14 di
esse, per un totale di circa 700 casi su circa 17.000 ospiti;
6. Negli ospedali sono stati identificati solo 6 focolai; dalle risultanze degli studi sierologici solo una quota compresa fra 1% e 2% degli operatori sanitari sono entrati in contatto con il virus, a dimostrazione della efficiente protezione messa in atto durante il loro operato;
7. Questi risultati sono stati ottenuti grazie ad una azione scientifica e mirata di contact tracing da parte dei Dipartimenti di Prevenzione che, dall'inizio dell'epidemia, hanno eseguito quasi 28mila provvedimenti di sorveglianza sanitaria o isolamento fiduciario;
8. In pochissime settimane è stata messa in piedi una rete diagnostica
di laboratori che oggi consente una capacità di oltre 2.500 tamponi al giorno, più che sufficienti per garantire l'attività corrente che non è mai andata oltre i 2.000 tamponi al giorno;
9. Fin dall'inizio, mi sono sempre confrontato con i migliori esperti sia nazionali che internazionali per concordare la strategia di diagnostica e contact-tracing.
Tanto che molte delle nostre procedure le abbiamo derivate proprio dall'esperienza dei colleghi del Veneto che hanno una struttura territoriale molto simile alla nostra. Ebbene se confrontiamo il numero di
casi testati con il tampone in Veneto sul numero di casi totali, osserviamo
un caso individuato ogni 13,2 tamponi effettuati; in Puglia questo rapporto è pari a 12,7. In pratica se il numero assoluto di tamponi che sono stati effettuati in puglia sembra più basso è solo perché noi abbiamo avuto meno casi (4.300 contro i 18.700 del Veneto). La efficacia di questa strategia è dimostrata dal fatto che la stragrande maggioranza dei casi contenuti nel nostro archivio sono rappresentati da asintomatici o soggetti con lievissimi sintomi».