Cronaca
Tentato omicidio Gesuito, arrestato il boss del clan Montani del San Paolo
Il fatto venne consumato nel febbraio 2018, quando la vittima venne gambizzata. La vendetta per la morte del figlio il movente
Bari - giovedì 22 agosto 2019
14.24
Svolta nelle indagini relative al tentato omicidio di Ignazio Gesuito, consumato nella zona Cecilia di Modugno il 5 febbraio del 2018. I carabinieri della compagnia di Modugno hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Montani Andrea 55enne, detto "malagnac", boss del quartiere San Paolo di Bari e capo dell'omonimo clan, ritenuto responsabile di tentato omicidio con l'aggravante del metodo mafioso.
Come documentato dalle immagini di un sistema di videosorveglianza acquisite dai Carabinieri, il 5 febbraio 2018 due soggetti, con il volto scoperto, erano entrati in un'area di parcheggio di proprietà e gestita da Gesuito Ignazio. Uno dei due, dopo un breve scambio di parole con lo stesso Gesuito, aveva ingaggiato con questi una breve colluttazione e, dopo pochi secondi, aveva estratto una pistola per esplodere contro Gesuito nove colpi, lasciandolo a terra gravemente ferito e dileguandosi a piedi. La vittima, a seguito delle ferite riportate nell'agguato, ha perso l'uso delle gambe.
Le indagini, supportate da attività tecniche e tradizionali, avviate dai militari di Modugno a seguito del delitto e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, hanno consentito di individuare l'autore del tentato omicidio in Montani Andrea e di stabilire che il movente del delitto è stata la vendetta. Infatti, il figlio di Montani Andrea, Salvatore, era stato ucciso da Ignazio Gesuito il 10 giugno del 2006. In quella data, Gesuito all'interno del proprio negozio di animali, per motivi riguardanti l'acquisto di due cani da parte di Montani Salvatore appena 18enne, ebbe con costui una discussione che si trasformò poi in rapina in suo danno e, facendo uso di una pistola illegalmente detenuta, uccise il giovane. Reo confesso, Gesuito venne condannato per tale omicidio a 15 anni di carcere.
Montani, tornato libero nel 2016 dopo aver scontato 28 anni in carcere per associazione mafiosa (in regime dell'art.41 bis c.d. "carcere duro"), è ritenuto l'autore materiale del tentato omicidio di Ignazio Gesuito; il boss è stato localizzato dai carabinieri di Modugno in Piemonte, in quanto agli arresti domiciliari nel Comune di Venaria (Torino) per una rapina commessa a Bari nell'estate del 2018. Ora si trova agli arresti nella casa circondariale di Torino. Secondo le indagini dei militari, il movente sarebbe la vendetta per l'omicidio di Salvatore Montani, 18enne figlio di Andrea, a opera dello stesso Gesuito, reo confesso.Come documentato dalle immagini di un sistema di videosorveglianza acquisite dai Carabinieri, il 5 febbraio 2018 due soggetti, con il volto scoperto, erano entrati in un'area di parcheggio di proprietà e gestita da Gesuito Ignazio. Uno dei due, dopo un breve scambio di parole con lo stesso Gesuito, aveva ingaggiato con questi una breve colluttazione e, dopo pochi secondi, aveva estratto una pistola per esplodere contro Gesuito nove colpi, lasciandolo a terra gravemente ferito e dileguandosi a piedi. La vittima, a seguito delle ferite riportate nell'agguato, ha perso l'uso delle gambe.
Le indagini, supportate da attività tecniche e tradizionali, avviate dai militari di Modugno a seguito del delitto e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, hanno consentito di individuare l'autore del tentato omicidio in Montani Andrea e di stabilire che il movente del delitto è stata la vendetta. Infatti, il figlio di Montani Andrea, Salvatore, era stato ucciso da Ignazio Gesuito il 10 giugno del 2006. In quella data, Gesuito all'interno del proprio negozio di animali, per motivi riguardanti l'acquisto di due cani da parte di Montani Salvatore appena 18enne, ebbe con costui una discussione che si trasformò poi in rapina in suo danno e, facendo uso di una pistola illegalmente detenuta, uccise il giovane. Reo confesso, Gesuito venne condannato per tale omicidio a 15 anni di carcere.