Cronaca
Tentato omicidio mafioso a Gravina di Puglia, due arresti
Nel gennaio 2018 avevano premeditato l'assalto a Nicola Mangione, salvatosi solo riuscendo a nascondersi
Puglia - venerdì 3 maggio 2019
10.15 Comunicato Stampa
Due uomini sono stati arrestati in seguito all'ordinanza di custodia cautelare in carcere con la quale il Gip presso il Tribunale di Bari, D.ssa Antonella Cafagna, condividendo l'attività di indagine coordinata dal Sost. Proc. Dott. Marco D'Agostino della Procura della Repubblica – DDA – di Bari in quanto ritenuti autori del tentato omicidio di Nicola Mangione. Sui due, Vincenzo Mangione di 36 anni e Michele Loglisci, 44enne, pendono gravi indizi di colpevolezza.
La mattina dell'08 gennaio 2018, Nicola Mangione, 44enne appena uscito di prigione dopo aver scontato una condanna definitiva a 24 anni di reclusione per omicidio in concorso, fu sorpreso dai sicari che esplosero al suo indirizzo almeno sei colpi d'arma da fuoco. Uno dei colpi lo attinse al piede sinistro che causando lesioni guaribili in dieci giorni. Il sopralluogo consentì di stabilire fin da subito che gli autori avevano organizzato nei dettagli l'azione di fuoco con l'intenzione di sorprendere l'uomo mentre rientrava a casa per ucciderlo.
Emerse infatti che, dei sei colpi esplosi da una pistola cal. 9X21, fatta eccezione per quello che aveva colpito la vittima al piede, le restanti ogive si erano conficcate, ad altezza uomo, sulle pareti di un edificio e non lo avevano colpito solo perché si era accorto dei due e aveva trovato riparo, dapprima dietro un'autovettura parcheggiata, poi raggiungendo le palazzine che si trovavano in zona.
Le indagini, anche di natura tecnica, hanno consentito di stabilire che il proposito criminale di eliminare Mangione era maturato negli ambienti criminali locali in quanto questi, conclusa la sua condanna, voleva imporre autoritariamente la sua presenza sul territorio con attività delittuose prevalentemente legate allo spaccio di sostanze stupefacenti, destabilizzando così gli equilibri criminali già presenti in città.
È in questo contesto che sono stati identificati i due autori del tentato omicidio e cristallizzato il ruolo di Vincenzo Mangione, autore materiale dell'azione di fuoco, spalleggiato da Loglisci che ha svolto funzione di copertura. Nei confronti di entrambi, la Procura della Repubblica contesta anche la premeditazione e l'aggravante del metodo mafioso, per le modalità efferate con le quali è stata compiuto il delitto ovvero per aver agito a volto scoperto, in maniera eclatante, in pieno giorno ed in luogo pubblico.
La mattina dell'08 gennaio 2018, Nicola Mangione, 44enne appena uscito di prigione dopo aver scontato una condanna definitiva a 24 anni di reclusione per omicidio in concorso, fu sorpreso dai sicari che esplosero al suo indirizzo almeno sei colpi d'arma da fuoco. Uno dei colpi lo attinse al piede sinistro che causando lesioni guaribili in dieci giorni. Il sopralluogo consentì di stabilire fin da subito che gli autori avevano organizzato nei dettagli l'azione di fuoco con l'intenzione di sorprendere l'uomo mentre rientrava a casa per ucciderlo.
Emerse infatti che, dei sei colpi esplosi da una pistola cal. 9X21, fatta eccezione per quello che aveva colpito la vittima al piede, le restanti ogive si erano conficcate, ad altezza uomo, sulle pareti di un edificio e non lo avevano colpito solo perché si era accorto dei due e aveva trovato riparo, dapprima dietro un'autovettura parcheggiata, poi raggiungendo le palazzine che si trovavano in zona.
Le indagini, anche di natura tecnica, hanno consentito di stabilire che il proposito criminale di eliminare Mangione era maturato negli ambienti criminali locali in quanto questi, conclusa la sua condanna, voleva imporre autoritariamente la sua presenza sul territorio con attività delittuose prevalentemente legate allo spaccio di sostanze stupefacenti, destabilizzando così gli equilibri criminali già presenti in città.
È in questo contesto che sono stati identificati i due autori del tentato omicidio e cristallizzato il ruolo di Vincenzo Mangione, autore materiale dell'azione di fuoco, spalleggiato da Loglisci che ha svolto funzione di copertura. Nei confronti di entrambi, la Procura della Repubblica contesta anche la premeditazione e l'aggravante del metodo mafioso, per le modalità efferate con le quali è stata compiuto il delitto ovvero per aver agito a volto scoperto, in maniera eclatante, in pieno giorno ed in luogo pubblico.