Politica
Terremoto nel Consiglio Comunale di Bari, il presidente Di Rella: «Mi dimetto»
Fatale la bocciatura della proposta di Consigli al mattino: «Deluso dal centrosinistra barese»
Bari - giovedì 4 gennaio 2018
13.51
Non un fulmine a ciel sereno, ma comunque un segnale importante alla politica barese: il presidente del Consiglio Comunale di Bari, Pasquale Di Rella, firma le sue dimissioni dal più alto scranno dell'organo decisionale di Palazzo di Città.
La notizia, annunciata stamani in conferenza stampa dallo stesso Di Rella, arriva all'indomani della bocciatura da parte dei consiglieri di una sua proposta di spostare i Consigli Comunali al mattino, quando l'intera macchina amministrativa è nel pieno delle sue attività.
«Il centrosinistra barese, in modo compatto e plateale, ha bocciato una mia proposta che, di fatto, era in favore della cittadinanza – spiega Di Rella annunciando i motivi del suo farsi da parte. Credevo che fosse giusto tenere un maggior numero di consigli e di farlo di mattina, garantendo così più lavoro da parte dei consiglieri».
L'ipotesi, quindi, avanzata da Di Rella e risultata essere fatale, era indirizzata a una maggiore produttività da parte del Consiglio Comunale di Bari, ormai tristemente famoso per le sue sedute deserte. Più lavoro e riduzione dei famosi gettoni di presenza, che avrebbe comportato un sensibile «Abbassamento dei costi della politica – va avanti Di Rella. Un modo ragionevole anche per esaurire, prima della fine del mandato, i vari punti all'Ordine del Giorno, sempre più numerosi con il passare dei mesi. Così, purtroppo, non è stato: i miei colleghi hanno una visione diversa dalla mia di come debbano andare le cose in un'amministrazione pubblica. Credo che con questa decisione mi abbiano voluto lanciare un segnale politico, che ho colto: ognuno per la sua strada».
Galeotta, quindi, è stata l'ultima seduta di Consiglio, in cui «Si è verificata una frattura insanabile», per usare le parole dello stesso ormai ex Presidente. «Non posso più presiedere un Consiglio Comunale in cui chi ha vinto le elezioni vuole imporre un bavaglio alle minoranze. Non condivido assolutamente il modo di fare politica di questo nuovo centrosinistra barese, ma questo non m'impedirà di votare a favore di eventuali, future, proposte della giunta che riterrò ragionevoli».
Lavori bloccati e lentezze burocratiche: sono queste le cause delle dimissioni rassegnate da Di Rella, stanco di «Presiedere un Consiglio Comunale che ormai si è ridotto esclusivamente a un "debitificio". L'unica occupazione dell'organo comunale parrebbe essere quella di discutere di debiti fuori bilancio, e lo si fa anche male, perché una volta convocata la seduta di pomeriggio nessuno dei consulenti esterni (tra cui la commissione dei revisori dei conti) può venire in soccorso di eventuali punti oscuri».
Il problema principale, in questo momento, resta capire quale sarà il futuro immediato del Consiglio Comunale di Bari. Lo stesso Di Rella, che già nel novembre 2016 aveva presentato le dimissioni per poi revocarle, non sembra stavolta intenzionato a fare passi indietro. Se i colleghi consiglieri dovessero fare di nuovo il suo nome, «Ringrazierei e rifiuterei l'offerta – dice categorico Pasquale Di Rella. Il 28 novembre 2016 accettai di riprendere il mio posto soltanto a patto che mi si dessero alcune garanzie sulle intenzioni di correggere i malfunzionamenti da me elencati. Nei 13 mesi successivi, di fatto, non è cambiato nulla, e anzi gli arretrati sono aumentati di numero e le riunioni di Consiglio sono nettamente diminuite. Ripeto, non posso continuare a presiedere un'assemblea che va deserta una volta su due».
Gli interrogativi, però, si estendono anche al futuro politico personale dello stesso Di Rella, che non nasconde di voler «Restare nel Gruppo Misto fino alla fine del mandato», senza creare ulteriori scossoni. Maggiore chiarezza, però, si avrà soltanto dopo il «4 marzo, data delle elezioni politiche. In Italia ci sarà un quadro politico assolutamente diverso da quello attuale e verificheremo se gli elettori saranno traditi ancora una volta da governi che non sono frutto delle coalizioni che si presentano al voto, ma di "accordicchi" fatti ad arte per andare avanti. Dopo la formazione di un quadro politico più chiaro farò le mie valutazioni anche sul piano locale».
Non è da escludere, infine, di poter leggere il nome di Di Rella tra quelli dei candidati a sindaco nelle elezioni baresi del 2019: «Al momento non esiste questa possibilità – chiosa l'ex presidente del Consiglio Comunale. Qualora dovessi maturare questo tipo di scelta, a oggi mi sento di dire che sarebbe assolutamente legittima, avendo io (a differenza di molti altri) abbandonato una poltrona per mettermi al servizio dei cittadini senza status o indennità di carica, in un momento in cui c'è molta gente in cerca di poltrone».
La notizia, annunciata stamani in conferenza stampa dallo stesso Di Rella, arriva all'indomani della bocciatura da parte dei consiglieri di una sua proposta di spostare i Consigli Comunali al mattino, quando l'intera macchina amministrativa è nel pieno delle sue attività.
«Il centrosinistra barese, in modo compatto e plateale, ha bocciato una mia proposta che, di fatto, era in favore della cittadinanza – spiega Di Rella annunciando i motivi del suo farsi da parte. Credevo che fosse giusto tenere un maggior numero di consigli e di farlo di mattina, garantendo così più lavoro da parte dei consiglieri».
L'ipotesi, quindi, avanzata da Di Rella e risultata essere fatale, era indirizzata a una maggiore produttività da parte del Consiglio Comunale di Bari, ormai tristemente famoso per le sue sedute deserte. Più lavoro e riduzione dei famosi gettoni di presenza, che avrebbe comportato un sensibile «Abbassamento dei costi della politica – va avanti Di Rella. Un modo ragionevole anche per esaurire, prima della fine del mandato, i vari punti all'Ordine del Giorno, sempre più numerosi con il passare dei mesi. Così, purtroppo, non è stato: i miei colleghi hanno una visione diversa dalla mia di come debbano andare le cose in un'amministrazione pubblica. Credo che con questa decisione mi abbiano voluto lanciare un segnale politico, che ho colto: ognuno per la sua strada».
Galeotta, quindi, è stata l'ultima seduta di Consiglio, in cui «Si è verificata una frattura insanabile», per usare le parole dello stesso ormai ex Presidente. «Non posso più presiedere un Consiglio Comunale in cui chi ha vinto le elezioni vuole imporre un bavaglio alle minoranze. Non condivido assolutamente il modo di fare politica di questo nuovo centrosinistra barese, ma questo non m'impedirà di votare a favore di eventuali, future, proposte della giunta che riterrò ragionevoli».
Lavori bloccati e lentezze burocratiche: sono queste le cause delle dimissioni rassegnate da Di Rella, stanco di «Presiedere un Consiglio Comunale che ormai si è ridotto esclusivamente a un "debitificio". L'unica occupazione dell'organo comunale parrebbe essere quella di discutere di debiti fuori bilancio, e lo si fa anche male, perché una volta convocata la seduta di pomeriggio nessuno dei consulenti esterni (tra cui la commissione dei revisori dei conti) può venire in soccorso di eventuali punti oscuri».
Il problema principale, in questo momento, resta capire quale sarà il futuro immediato del Consiglio Comunale di Bari. Lo stesso Di Rella, che già nel novembre 2016 aveva presentato le dimissioni per poi revocarle, non sembra stavolta intenzionato a fare passi indietro. Se i colleghi consiglieri dovessero fare di nuovo il suo nome, «Ringrazierei e rifiuterei l'offerta – dice categorico Pasquale Di Rella. Il 28 novembre 2016 accettai di riprendere il mio posto soltanto a patto che mi si dessero alcune garanzie sulle intenzioni di correggere i malfunzionamenti da me elencati. Nei 13 mesi successivi, di fatto, non è cambiato nulla, e anzi gli arretrati sono aumentati di numero e le riunioni di Consiglio sono nettamente diminuite. Ripeto, non posso continuare a presiedere un'assemblea che va deserta una volta su due».
Gli interrogativi, però, si estendono anche al futuro politico personale dello stesso Di Rella, che non nasconde di voler «Restare nel Gruppo Misto fino alla fine del mandato», senza creare ulteriori scossoni. Maggiore chiarezza, però, si avrà soltanto dopo il «4 marzo, data delle elezioni politiche. In Italia ci sarà un quadro politico assolutamente diverso da quello attuale e verificheremo se gli elettori saranno traditi ancora una volta da governi che non sono frutto delle coalizioni che si presentano al voto, ma di "accordicchi" fatti ad arte per andare avanti. Dopo la formazione di un quadro politico più chiaro farò le mie valutazioni anche sul piano locale».
Non è da escludere, infine, di poter leggere il nome di Di Rella tra quelli dei candidati a sindaco nelle elezioni baresi del 2019: «Al momento non esiste questa possibilità – chiosa l'ex presidente del Consiglio Comunale. Qualora dovessi maturare questo tipo di scelta, a oggi mi sento di dire che sarebbe assolutamente legittima, avendo io (a differenza di molti altri) abbandonato una poltrona per mettermi al servizio dei cittadini senza status o indennità di carica, in un momento in cui c'è molta gente in cerca di poltrone».