Eventi e cultura
Toni Santagata si racconta a BariViva: «Ho portato la Puglia nel mondo»
Il cantante ai nostri microfoni: «Che gioia fu scrivere l’inno del Bari!»
Puglia - venerdì 27 ottobre 2017
14.57
Ottantadue anni e non sentirli: Toni Santagata - storico cantante, cabarettista e showman pugliese conosciuto in Italia e nel mondo – è ancora un ragazzino, e l'energia che sprigiona sul palco e nella vita lo dimostra. Ne siamo stati testimoni anche noi di bariviva.it, che abbiamo avuto il piacere di intervistare il mastro Santagata e farci travolgere dall'entusiasmo di un uomo voglioso di raccontarsi a tutto tondo e di svelare i suoi progetti per un futuro ancora ricco d'impegni e soddisfazioni.
«Ho tanti progetti per l'immediato futuro – ci racconta Santagata. Ovviamente, l'obiettivo principale è fare altri concerti come nell'estate scorsa; ho ancora una voglia matta di stare sul palco e cantare. Per me è motivo di grande orgoglio vedere l'entusiasmo di un pubblico anche molto giovane quando io e la mia band saliamo sul palco e andiamo avanti per tre ore. In cantiere, inoltre, c'è un'opera lirica della cui composizione sono incaricato. Si tratta – approfondisce il maestro – di un "blues a tema religioso", una storia bellissima su un santuario della nostra Puglia, in cui nel 1462 si svolse la battaglia decisiva tra aragonesi e angioini, che portò questi ultimi a conquistare il regno di Napoli. Ho anche in piedi un progetto dedicato ai giovani che vogliono fare della musica la loro vita; voglio insegnare loro come tenere il palco. Di me hanno sempre detto che sono un vero animale da palcoscenico, uno capace con la sua presenza di coinvolgere il pubblico, e credo sia una dote che vada trasmessa alle nuove leve. I talent ti tengono artisticamente sul pezzo per un anno, forse due, ma solo la vera gavetta può prepararti a una vita di musica e di spettacolo. Il talento vero o ce l'hai o non ce l'hai, secondo me, ma nella musica (e nella vita) non basta: ci vogliono studio e preparazione. E io, se posso, voglio dare una mano ai ragazzi insegnandogli quello che ho imparato con le innumerevoli serate che ho fatto».
Toni Santagata è un fiume in piena, simbolo di autenticità e simpatia in tutto lo Stivale ma anche orgoglioso esponente della tradizione pugliese, portata nei lunghissimi anni della sua carriera in giro per l'Italia e il mondo come una bandiera. «La canzone tradizionale pugliese per come la conosciamo oggi, in realtà, non esiste – ci dice Santagata. Fui io per primo a inventare i ritmi che poi sono diventati tipici della nostra terra e a esportarli in Italia e nel mondo. Una circostanza da cui hanno tratto origine alcuni equivoci: io ho sempre preferito crearmi un mio pubblico suonando le mie canzoni dal vivo, e solo dopo ho scelto di incidere il primo LP con i miei maggiori successi. All'epoca non esistevano i social e anche la TV non aveva la diffusione di oggi, quindi quando mi è capitato di andare a presentare le mie canzoni in televisione in molti si trovarono a riconoscere la mia musica ma non me. Il genere che suono è sempre stato poco spendibile a livello commerciale, soprattutto in un periodo in cui anche in Puglia la musica "tradizionale" era quella napoletana, e tutti i discografici hanno sempre creduto poco nel mio progetto. La mia propensione per la musica dal vivo e il mio dare la precedenza al rapporto diretto con la gente invece che al supporto fisico hanno rallentato la mia esplosione discografica e radiofonica, ma alla lunga è stata una scelta che ha pagato: il pubblico mi segue sempre con affetto e mi permette di rimanere sulla cresta dell'onda anche a questa età».
Pugliesità verace, dicevamo… Un aspetto che Toni Santagata non ha mai nascosto e che gli ha permesso di arrivare lì dove altri pugliesi non hanno potuto: «Il pugliese vero ha il dovere di mostrare in giro per il mondo la nostra grande cultura – è la ricetta vincente di Toni Santagata. Non possiamo sempre fare la figura dei pagliacci che si prendono in giro da soli. Io, da pugliese, ho vinto il "Premio Cabaret" assegnato nientemeno che da Enzo Tortora nel famoso "Derby Club" di Milano, e ho vinto contro i milanesi doc come Cochi e Renato ed Enzo Jannacci. È stata per me una grande soddisfazione arrivare, con il mio assoluto rispetto per la Puglia, lì dove altri artisti pugliesi (di cui non faccio il nome) non sono mai stati nemmeno invitati a causa di atteggiamenti irriguardosi nei confronti della nostra tradizione più spontanea. Il pugliese è forte solo quando fa emergere i suoi stilemi con cultura come ho fatto io, senza mai essermi messo a fare il comico da strapazzo. Per questo credo che tutti gli artisti pugliesi debbano qualcosa all'eredità lasciatagli da Toni Santagata, uno che ha suonato, per esempio, più di trecento volte a Modena nella sua carriera (ma ho fatto solo quattro concerti a Bari), e che è stato preso a modello da gente come Vasco Rossi o Modena City Ramblers. Ribadisco ancora una volta: la musica ha il compito di riscattare il nome della Puglia, senza parolacce o eccessi che a noi pugliesi non rendono giustizia».
Il difficile, ora, è trovare un vero erede di Toni Santagata, un artista che come lui possa riscattare la Puglia "senza eccessi o parolacce". Il maestro, però, ha idee chiare anche su questo: «Se devo fare un nome faccio quello dello speaker radiofonico Beppe Salierno (che abbiamo intervistato nei giorni scorsi e che stasera ospiterà ancora Santagata nel suo programma campione d'ascolti in Italia "103 Music Italia" su Radio 103, NdR). È una persona molto capace e preparata, un vero professionista che ti sa comunicare la sua passione per la musica italiana di qualità. Credo che abbia tutto per diventare un vero numero uno dello show-business italiano, ma soprattutto per portare i nostri più sani valori pugliesi alla ribalta nazionale».
La musica di Toni Santagata, però, è legata a doppio filo anche al calcio. Fu proprio lui, infatti, a scrivere uno dei primissimi inni del Bari Calcio, all'epoca guidato in panchina dallo storico allenatore Gaetano Salvemini. È lo stesso Santagata a svelarci i dettagli: «Per me fu una gioia enorme comporre l'inno ufficiale per la squadra della città capoluogo della mia regione. Fu lo storico radiocronista della RAI Ezio Luzzi a farmi per primo la proposta, e io accettai immediatamente. Quello, infondo, era il Bari dei baresi: come avrei potuto dire no? D'altra parte avevo già avuto esperienza con le canzoni dedicate allo sport: la mia "Squadra Grande, Squadra Mia" è una delle sigle di programmi sportivi (Domenica Sprint, nello specifico, NdR) più amate dagli italiani, e fu addirittura colonna sonora del successo mondiale dell'Italia nel 1982».
Quello dell'inno ufficiale non è, però, il solo aneddoto legato al Galletto nella lunghissima storia di Toni Santagata, che rivela un curioso retroscena: «Erano i primissimi anni dello stadio San Nicola, ed anche i primi anni in cui andava in onda la trasmissione "Quelli Che Il Calcio" la domenica pomeriggio. All'epoca, per una serie di disguidi con l'allora società biancorossa, la RAI non aveva i diritti per entrare al San Nicola durante lo svolgimento delle partite, e fu Fabio Fazio in persona a chiedermi di intercedere. Fu così che diventai il primo inviato dell'emittente pubblica all'interno del nuovo impianto barese», racconta con orgoglio Santagata, che quest'anno finalmente in Serie B sta vedendo protagoniste ben due squadre della sua amata Puglia, il Bari e il Foggia. «Dipendesse da me farei giocare una squadra di calcio chiamata "Puglia" – dice il cantante tra il serio e il faceto. Voglio bene a tutte le squadre della mia regione, e l'unico grande rimpianto che ho è stato essermi dovuto accontentare fin da bambino di una promozione o di una salvezza. Mi piacerebbe per una volta vedere una squadra pugliese (il Bari, il Foggia, il Lecce per me non ha mai fatto differenza) in alto nella classifica di Serie A. È un sogno che coltivo fin da ragazzo».
«Ho tanti progetti per l'immediato futuro – ci racconta Santagata. Ovviamente, l'obiettivo principale è fare altri concerti come nell'estate scorsa; ho ancora una voglia matta di stare sul palco e cantare. Per me è motivo di grande orgoglio vedere l'entusiasmo di un pubblico anche molto giovane quando io e la mia band saliamo sul palco e andiamo avanti per tre ore. In cantiere, inoltre, c'è un'opera lirica della cui composizione sono incaricato. Si tratta – approfondisce il maestro – di un "blues a tema religioso", una storia bellissima su un santuario della nostra Puglia, in cui nel 1462 si svolse la battaglia decisiva tra aragonesi e angioini, che portò questi ultimi a conquistare il regno di Napoli. Ho anche in piedi un progetto dedicato ai giovani che vogliono fare della musica la loro vita; voglio insegnare loro come tenere il palco. Di me hanno sempre detto che sono un vero animale da palcoscenico, uno capace con la sua presenza di coinvolgere il pubblico, e credo sia una dote che vada trasmessa alle nuove leve. I talent ti tengono artisticamente sul pezzo per un anno, forse due, ma solo la vera gavetta può prepararti a una vita di musica e di spettacolo. Il talento vero o ce l'hai o non ce l'hai, secondo me, ma nella musica (e nella vita) non basta: ci vogliono studio e preparazione. E io, se posso, voglio dare una mano ai ragazzi insegnandogli quello che ho imparato con le innumerevoli serate che ho fatto».
Toni Santagata è un fiume in piena, simbolo di autenticità e simpatia in tutto lo Stivale ma anche orgoglioso esponente della tradizione pugliese, portata nei lunghissimi anni della sua carriera in giro per l'Italia e il mondo come una bandiera. «La canzone tradizionale pugliese per come la conosciamo oggi, in realtà, non esiste – ci dice Santagata. Fui io per primo a inventare i ritmi che poi sono diventati tipici della nostra terra e a esportarli in Italia e nel mondo. Una circostanza da cui hanno tratto origine alcuni equivoci: io ho sempre preferito crearmi un mio pubblico suonando le mie canzoni dal vivo, e solo dopo ho scelto di incidere il primo LP con i miei maggiori successi. All'epoca non esistevano i social e anche la TV non aveva la diffusione di oggi, quindi quando mi è capitato di andare a presentare le mie canzoni in televisione in molti si trovarono a riconoscere la mia musica ma non me. Il genere che suono è sempre stato poco spendibile a livello commerciale, soprattutto in un periodo in cui anche in Puglia la musica "tradizionale" era quella napoletana, e tutti i discografici hanno sempre creduto poco nel mio progetto. La mia propensione per la musica dal vivo e il mio dare la precedenza al rapporto diretto con la gente invece che al supporto fisico hanno rallentato la mia esplosione discografica e radiofonica, ma alla lunga è stata una scelta che ha pagato: il pubblico mi segue sempre con affetto e mi permette di rimanere sulla cresta dell'onda anche a questa età».
Pugliesità verace, dicevamo… Un aspetto che Toni Santagata non ha mai nascosto e che gli ha permesso di arrivare lì dove altri pugliesi non hanno potuto: «Il pugliese vero ha il dovere di mostrare in giro per il mondo la nostra grande cultura – è la ricetta vincente di Toni Santagata. Non possiamo sempre fare la figura dei pagliacci che si prendono in giro da soli. Io, da pugliese, ho vinto il "Premio Cabaret" assegnato nientemeno che da Enzo Tortora nel famoso "Derby Club" di Milano, e ho vinto contro i milanesi doc come Cochi e Renato ed Enzo Jannacci. È stata per me una grande soddisfazione arrivare, con il mio assoluto rispetto per la Puglia, lì dove altri artisti pugliesi (di cui non faccio il nome) non sono mai stati nemmeno invitati a causa di atteggiamenti irriguardosi nei confronti della nostra tradizione più spontanea. Il pugliese è forte solo quando fa emergere i suoi stilemi con cultura come ho fatto io, senza mai essermi messo a fare il comico da strapazzo. Per questo credo che tutti gli artisti pugliesi debbano qualcosa all'eredità lasciatagli da Toni Santagata, uno che ha suonato, per esempio, più di trecento volte a Modena nella sua carriera (ma ho fatto solo quattro concerti a Bari), e che è stato preso a modello da gente come Vasco Rossi o Modena City Ramblers. Ribadisco ancora una volta: la musica ha il compito di riscattare il nome della Puglia, senza parolacce o eccessi che a noi pugliesi non rendono giustizia».
Il difficile, ora, è trovare un vero erede di Toni Santagata, un artista che come lui possa riscattare la Puglia "senza eccessi o parolacce". Il maestro, però, ha idee chiare anche su questo: «Se devo fare un nome faccio quello dello speaker radiofonico Beppe Salierno (che abbiamo intervistato nei giorni scorsi e che stasera ospiterà ancora Santagata nel suo programma campione d'ascolti in Italia "103 Music Italia" su Radio 103, NdR). È una persona molto capace e preparata, un vero professionista che ti sa comunicare la sua passione per la musica italiana di qualità. Credo che abbia tutto per diventare un vero numero uno dello show-business italiano, ma soprattutto per portare i nostri più sani valori pugliesi alla ribalta nazionale».
La musica di Toni Santagata, però, è legata a doppio filo anche al calcio. Fu proprio lui, infatti, a scrivere uno dei primissimi inni del Bari Calcio, all'epoca guidato in panchina dallo storico allenatore Gaetano Salvemini. È lo stesso Santagata a svelarci i dettagli: «Per me fu una gioia enorme comporre l'inno ufficiale per la squadra della città capoluogo della mia regione. Fu lo storico radiocronista della RAI Ezio Luzzi a farmi per primo la proposta, e io accettai immediatamente. Quello, infondo, era il Bari dei baresi: come avrei potuto dire no? D'altra parte avevo già avuto esperienza con le canzoni dedicate allo sport: la mia "Squadra Grande, Squadra Mia" è una delle sigle di programmi sportivi (Domenica Sprint, nello specifico, NdR) più amate dagli italiani, e fu addirittura colonna sonora del successo mondiale dell'Italia nel 1982».
Quello dell'inno ufficiale non è, però, il solo aneddoto legato al Galletto nella lunghissima storia di Toni Santagata, che rivela un curioso retroscena: «Erano i primissimi anni dello stadio San Nicola, ed anche i primi anni in cui andava in onda la trasmissione "Quelli Che Il Calcio" la domenica pomeriggio. All'epoca, per una serie di disguidi con l'allora società biancorossa, la RAI non aveva i diritti per entrare al San Nicola durante lo svolgimento delle partite, e fu Fabio Fazio in persona a chiedermi di intercedere. Fu così che diventai il primo inviato dell'emittente pubblica all'interno del nuovo impianto barese», racconta con orgoglio Santagata, che quest'anno finalmente in Serie B sta vedendo protagoniste ben due squadre della sua amata Puglia, il Bari e il Foggia. «Dipendesse da me farei giocare una squadra di calcio chiamata "Puglia" – dice il cantante tra il serio e il faceto. Voglio bene a tutte le squadre della mia regione, e l'unico grande rimpianto che ho è stato essermi dovuto accontentare fin da bambino di una promozione o di una salvezza. Mi piacerebbe per una volta vedere una squadra pugliese (il Bari, il Foggia, il Lecce per me non ha mai fatto differenza) in alto nella classifica di Serie A. È un sogno che coltivo fin da ragazzo».