paziente greca trapiantata bari
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Torna a casa la paziente greca trapiantata di fegato al Policlinico di Bari

In Puglia nel 2020 sono stati effettuati già 39 interventi, il 20 percento in più rispetto all'anno scorso

È tornata a casa e sta bene la paziente greca di 59 anni che il mese scorso ha ricevuto un trapianto di fegato al Policlinico di Bari grazie alla solidarietà della Rete trapiantologica italiana. È stato un volo militare dell'Aeronautica greca a prelevarla dal capoluogo pugliese dopo un mese trascorso in ospedale. La donna, in coma dall'8 aprile, era arrivata a Bari il 15 ed era stata sottoposta al trapianto due giorni dopo. In tre settimane di degenza, dopo aver seguito un percorso di riabilitazione, ha recuperato tutte le funzioni epatiche, motorie e cerebrali ed è stata infine dimessa. Prima di rientrare a casa, ha voluto ringraziare tutti i medici e gli infermieri che si sono presi cura di lei.

I trapianti in Puglia che, nonostante l'emergenza Covid, si sono fermati. Nei primi cento giorni del 2020 sono stati già effettuati 39 interventi, circa il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019. I donatori hanno in media un'età di 49,5 anni: il più piccolo 16 anni, il più grande 71. La proiezione è di arrivare ad oltre 130 trapianti nel 2020 mentre nel 2019 gli interventi eseguiti in Puglia sono stati 103.

I numeri dell'attività internazionale


Per salvare la vita alla paziente si è messa in moto la macchina operativa del Centro nazionale trapianti. L'organizzazione greca per i trapianti, in difficoltà per il reperimento dei donatori di organi a causa dell'emergenza Covid-19, davanti alle gravissime condizioni della donna ha chiesto aiuto all'Italia. Nonostante la pandemia abbia rallentato anche nel nostro Paese l'attività di trapianto, il Cnt ha raccolto l'appello di Atene e ha ottenuto la disponibilità del Policlinico di Bari, che ha accettato tempestivamente e volontariamente di farsi carico dell'urgenza.

Nel 2019 sono stati 16 i pazienti accolti dall'estero per un trapianto: 7 dalla Serbia, 3 dalla Bosnia, 2 dall'Albania, 2 dalla Slovenia, 1 dalla Svizzera e 1 dagli Stati Uniti. Gli organi donati all'Italia invece sono stati 18: 12 dalla Grecia, 4 da Malta, 1 dalla Francia e 1 dalla Svizzera.

Attualmente sono tre gli accordi bilaterali attivi tra il Centro nazionale trapianti e le corrispondenti autorità competenti di altri Stati (oltre alla Grecia ci sono Malta e Serbia) che riguardano lo scambio di organi in eccedenza e l'accoglienza di un numero limitato di pazienti: di solito si tratta di casi urgenti, pediatrici o di particolare complessità per i quali non è possibile avere risposte assistenziali adeguate nel paese di origine. Inoltre, l'Italia fa parte insieme a Spagna, Francia e Portogallo della South Alliance for Transplant (nell'ambito della quale, ad esempio, vengono effettuanti anche trapianti di rene incrociati da donatore vivente) e della rete Foedus che facilita lo scambio di organi in eccedenza fra i Paesi dell'Unione europea.

Gli scambi internazionali un vantaggio per tutti​


«L'attività internazionale di scambio di pazienti e organi per il trapianto è doppiamente vantaggiosa, perché ci permette di aumentare le possibilità dei pazienti delle liste d'attesa italiane di ricevere un organo compatibile e contemporaneamente aiuta persone che nel proprio paese non potrebbero essere salvate», spiega il direttore del Cnt, Massimo Cardillo. «La pandemia sta dimostrando che le risposte sanitarie devono essere globali e che ciascun Paese deve fare la propria parte senza egoismi. L'Italia dei trapianti vuole essere sempre di più all'avanguardia anche nel campo della cooperazione internazionale al servizio della salute delle persone».

«Abbiamo messo a disposizione competenze e professionalità sia sotto il profilo clinico sia sotto quello organizzativo consentendo alla macchina dei trapianti di organo di continuare a operare in sicurezza: di fronte a una richiesta di aiuto, da qualunque posto provenga, non possiamo sottrarci. Come abbiamo accolto nella nostra terapia intensiva malati lombardi positivi al Covid, così abbiamo curato e operato la paziente greca. Convinti che la solidarietà non abbia bandiere e non conosca confini», dichiara il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore.

«Il coordinamento pugliese trapianti ha dato prova di generosità e di eccellenza anche e soprattutto durante questo momento di emergenza sanitaria in cui le donazioni e gli interventi sono proseguiti. Grazie alle campagne di sensibilizzazione, alla straordinaria professionalità degli operatori sanitari e all'organizzazione dei nostri ospedali, in particolare il Policlinico di Bari che attraverso un protocollo di sicurezza con analisi e tamponi ha garantito la prosecuzione delle urgenze e degli interventi, il numero dei trapianti in Puglia risulta in crescita nonostante il Covid19: nei primi cento giorni del 2020 sono stati già effettuati 39 interventi, circa il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Questo è un risultato sanitario eccezionale», commenta il coordinatore del Centro regionale trapianti, prof. Loreto Gesualdo.

TRAPIANTI EFFETTUATI IN ITALIA SU PAZIENTI RESIDENTI ESTERO – DATI 2019

PAESETRAPIANTOPAZIENTI
ALBANIAFEGATO1
RENE2
BOSNIA ED
ERZEGOVINA
RENE2
RENE-PANCREAS1
SERBIAFEGATO7
SLOVENIAFEGATO2
STATI UNITIFEGATO1
TOTALE16

ORGANI PROVENIENTI DALL'ESTERO TRAPIANTATI IN ITALIA – DATI 2019

PAESEORGANOTRAPIANTATI
FRANCIAFEGATO1
GRECIAFEGATO5
CUORE1
POLMONE6
MALTAFEGATO2
POLMONE2
SVIZZERAFEGATO1
TOTALE18

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