Cronaca
Traffico di rifiuti, al porto di Bari sequestrate 24 tonnellate di abiti usati. Denunciato responsabile
L'operazione di Guardia di finanza e Agenzia delle dogane. A insospettire gli agenti il basso costo della "merce" trasportata dalla Lituania
Bari - giovedì 26 novembre 2020
10.53
Finanzieri del II gruppo Bari, unitamente ai funzionari dell'Agenzia delle dogane e monopoli di Bari, impegnati nei controlli a contrasto dei traffici illeciti nel porto di Bari, hanno sequestrato un ingente carico di rifiuti, costituiti da indumenti usati, denunciando un responsabile.
Nel corso dei controlli sulle merci destinate all'importazione nel territorio nazionale, è stata effettuata una meticolosa attività di analisi di rischio, focalizzata sulla merce trasportata per mezzo di container, settore di particolare interesse per lo scalo commerciale barese; a seguito di tale attività investigativa, è stato intercettato e sottoposto a scrupoloso controllo un rilevante carico, composto da capi d'abbigliamento di ogni tipo, per 24 tonnellate di peso, tutti di seconda mano ed ammassati alla rinfusa senza il rispetto di alcuna norma igienica, all'interno di un container. La "merce", proveniente dalla Lituania e sbarcata nella zona commerciale del porto, era in procinto di essere importata nel territorio italiano, per giunta ad un valore di scambio irrisorio che mal si conciliava con l'ingente quantità (80 euro).
Il carico è stato sottoposto ad accurato controllo scanner, e successivamente ispezionato fisicamente, accertando che la natura dello stesso era certamente quella di rifiuto, non di "rifiuto cessato" (c.d. end of waste); tale condizione, infatti, è raggiungibile solo mediante specifiche procedure di detenzione (non alla rinfusa) ed igienizzazione, di cui non vi era assolutamente alcuna traccia.
Le modalità di questo commercio, del tutto privo dei requisiti necessari, risultano estremamente rischiose dal punto di vista ambientale, ma anche per la tutela della sicurezza del consumatore, alla luce della nota emergenza pandemica mondiale; la particolarità della transazione commerciale, conclusa sul web tramite una società di intermediazione, non ha tuttavia impedito agli organi di controllo di individuare l'illecito traffico.
L'attività operativa ha condotto quindi al sequestro penale dell'intero carico e del container utilizzato, per i reati di gestione non autorizzata e traffico illecito di rifiuti; il legale rappresentante della società di destinazione, operante nel brindisino, è stato conseguentemente denunciato all'autorità giudiziaria di Bari.
Il ricorso al commercio illecito di beni inutilizzabili, veri e propri rifiuti, oltre a costituire reato, rappresenta, di fatto, una frequente pratica di concorrenza sleale, a danno delle imprese che operano nella legalità.
Nel corso dei controlli sulle merci destinate all'importazione nel territorio nazionale, è stata effettuata una meticolosa attività di analisi di rischio, focalizzata sulla merce trasportata per mezzo di container, settore di particolare interesse per lo scalo commerciale barese; a seguito di tale attività investigativa, è stato intercettato e sottoposto a scrupoloso controllo un rilevante carico, composto da capi d'abbigliamento di ogni tipo, per 24 tonnellate di peso, tutti di seconda mano ed ammassati alla rinfusa senza il rispetto di alcuna norma igienica, all'interno di un container. La "merce", proveniente dalla Lituania e sbarcata nella zona commerciale del porto, era in procinto di essere importata nel territorio italiano, per giunta ad un valore di scambio irrisorio che mal si conciliava con l'ingente quantità (80 euro).
Il carico è stato sottoposto ad accurato controllo scanner, e successivamente ispezionato fisicamente, accertando che la natura dello stesso era certamente quella di rifiuto, non di "rifiuto cessato" (c.d. end of waste); tale condizione, infatti, è raggiungibile solo mediante specifiche procedure di detenzione (non alla rinfusa) ed igienizzazione, di cui non vi era assolutamente alcuna traccia.
Le modalità di questo commercio, del tutto privo dei requisiti necessari, risultano estremamente rischiose dal punto di vista ambientale, ma anche per la tutela della sicurezza del consumatore, alla luce della nota emergenza pandemica mondiale; la particolarità della transazione commerciale, conclusa sul web tramite una società di intermediazione, non ha tuttavia impedito agli organi di controllo di individuare l'illecito traffico.
L'attività operativa ha condotto quindi al sequestro penale dell'intero carico e del container utilizzato, per i reati di gestione non autorizzata e traffico illecito di rifiuti; il legale rappresentante della società di destinazione, operante nel brindisino, è stato conseguentemente denunciato all'autorità giudiziaria di Bari.
Il ricorso al commercio illecito di beni inutilizzabili, veri e propri rifiuti, oltre a costituire reato, rappresenta, di fatto, una frequente pratica di concorrenza sleale, a danno delle imprese che operano nella legalità.