Un immagine dell'incidente
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Tragedia di Foggia, Emiliano: «Si può e si deve fare qualcosa»

Un lungo post Facebook del presidente della Regione Puglia sottolinea luci e ombre del problema caporalato

Un lungo post scritto su Facebook dal presidente della Regione Puglia che è un grido di dolore per le assurde morti sulla strada nella provincia di Foggia. E che allo stesso tempo è un invito a tutti quanti a fermarsi e mettere in atto tutto quello che si può per fermare tutto questo, per far sì che la lotta al caporalato e alla mafia diventino reali. Lo riportiamo integralmente.


«Un dolore senza fine sta colpendo la Puglia e l'Italia. Dodici lavoratori in agricoltura oggi hanno perso la vita in un altro terribile incidente stradale nella provincia di Foggia. Erano tutti straordinari lavoratori meravigliosi, oneste persone come le quattro vittime dell'incidente, tremendamente simile, di pochi giorni fa. Ho più volte sollecitato i governi succedutisi negli ultimi anni, che hanno la competenza esclusiva per l'ordine e la sicurezza pubblica, a dare attuazione ai protocolli stipulati con la Regione Puglia in sinergia col sindacato, i sindaci, la questura, la prefettura. Si può, si deve fare qualcosa e subito.

Le risorse per garantire un trasporto più sicuro dei lavoratori dell'agricoltura ci sono, le ha stanziate proprio la Regione Puglia. Ma per predisporre un servizio di trasporto pubblico è necessaria la collaborazione delle aziende agricole che, con la massima trasparenza, devono farne richiesta comunicando numero di lavoratori, orari di lavoro, tragitti di percorrenza. Questo non avviene mai, non è mai avvenuto sino ad oggi. Molte aziende agricole sono infatti soggette nella provincia di Foggia al racket mafioso dei caporali che in caso di predisposizione di mezzi di trasporto da parte delle aziende con il finanziamento pubblico, impediscono a queste ultime di trovare la manodopera che gli è indispensabile per non perdere il prodotto al momento della maturazione. Le risorse per sostenere le aziende agricole della Capitanata ci sono, ma sono inutilizzate per il motivo che ho detto.

Per questo torno a chiedere alle istituzioni dello Stato di agire per il ripristino della legalità a tutela dei lavoratori e delle imprese agricole, in un settore fondamentale della nostra economia. Senza arrestare i caporali e i mafiosi che gestiscono i campi abusivi dei lavoratori (i container acquistati dalla Regione Puglia per costruire ad Apricena e San Severo le Foresterie per i lavoratori in agricoltura, sono fermi sui piazzali dei fornitori per le difficoltà delle amministrazioni comunali a concederci i permessi urbanistici per installarli) sarà impossibile il trasporto sicuro e legale dei lavoratori, perché il trasporto è il trucco per i caporali per sfuggire alla severa legge contro il caporalato. Il mio primo atto da presidente della Regione Puglia nel 2015 fu quello di denunciare assieme a Stefano Fumarulo, l'associazione mafiosa che gestiva il Gran Ghetto e chiedere alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari il sequestro dell'area di proprietà della Regione Puglia che per dieci anni era stata occupata abusivamente.

L'anno successivo Stefano Fumarulo organizzava un intelligente esodo dal Gran Ghetto e procedeva allo sgombero del campo. Per lo sforzo di quei giorni Stefano ebbe un grave malore per il quale perse la vita. Oggi sembra che la sua morte e quella di tanti lavoratori sia stata inutile per ottenere il rispristino della legalità e per garantire la vita delle persone. Ma proprio per questo non possiamo cedere di un passo. Dobbiamo continuare a lottare per restituire all'Italia e alla Puglia la dignità perduta a causa del caporalato. Solo uniti si vince».
  • Michele Emiliano
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