Servizi sociali
Tribunale minorile di Bari, un progetto per le vittime dei reati: «Esempio di giustizia ristorativa»
Stamani la presentazione del progetto SAVE: «Obiettivo ricucire i danni subiti»
Bari - martedì 30 gennaio 2018
13.53
Un nuovo, rivoluzionario, progetto di giustizia riparativa vede protagonista il Tribunale dei Minori di Bari. Stamattina è stato presentato il progetto SAVE (Supporting Actions for Victims of Crime), che si indirizza alle vittime dei reati commessi da minorenni e prevede l'attuazione di pratiche attive di mediazione e supporto psicologico che ricuciscano le debolezze generate da azioni criminali.
Il progetto, approvato dalla Commissione Europea e finanziato dal Programma di Giustizia dell'UE 2014-2020, ha un obiettivo ambizioso: tracciare le linee guida per un modello che implichi servizi di aiuto alle vittime di reati che siano sostenibili e possano essere applicati in futuro negli altri Paesi membri.
Uno scopo che, peraltro, si pone in continuità con la Direttiva 29/EU/2012 e che, tramite la sperimentazione in Italia, rinnova gli obblighi a cui sono vincolati i Paesi che aderiscono all'Unione Europea. Tra i partner del progetto ci sono la cooperativa CRISI S.C.Ar.L Onlus (uno dei principali centri di mediazione in Italia) e le associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti e le garanzie nel sistema penale, e A Buon Diritto, organizzazione attiva nella tutela delle libertà. A esse si aggiungono le associazioni Animam Viventem e Misit, rispettivamente del Portogallo e della Romania, paesi che hanno sottoscritto un accordo con l'Italia per lo scambio di best practices in materia di mediazione penale.
«Si tratta - spiega Riccardo Greco, presidente del Tribunale dei Minori di Bari - di un progetto di mediazione penale che mette davanti al problema del reato la vittima e l'autore del reato stesso. L'attività prevede anche altre forme di impegno diretto come il sostegno psicologico, e accanto allo sportello operativo ci sarà lo studio comparato dei sistemi. Abbiamo firmato un protocollo d'intesa con Romania e Portogallo per studiare casi esteri di giustizia riparativa e mettere in atto le best practices applicate da altri Paesi. Negli ultimi anni, la mediazione penale ha avuto importanti battute d'arresto causate dalla procedura dei progetti, che hanno dei loro limiti rispetto a soluzioni strutturate a lungo termine. Purtroppo siamo passati dall'affermazione dei diritti alle ragioni economiche, che nella maggior parte dei casi sono depressive dei servizi pubblici. L'altra faccia della medaglia, comunque, è costituita dalle persone capaci e motivate che portano avanti i progetti: l'Unione europea non finanzia progettualità che non abbiano concrete prospettive di successo. Il progetto ha una dimensione contenuta rispetto ai servizi pubblici, ma serve comunque a costruire dei modelli esportabili nel futuro».
«La procura per minorenni crede in questo progetto, come crediamo nel la protezione della vittima di un reato, che non deve essere lesa dal sistema di giustizia - continua il procuratore per i minorenni di Bari Ferruccio De Salvatore. La direttiva 29 ha segnato un grande passo avanti nella difesa della vittima, a prescindere dal fatto che il reo sia stato condannato o dai rapporti familiari che insistono tra chi commette e chi subisce il reato. Quando parliamo di persone ci poniamo in continuità con l'articolo 3 della costituzione, che esclude pregiudizi etnici, religiosi, territoriali e di orientamento politico e sessuale. Le autorità fanno la loro parte, ma l'impegno di altri enti è fondamentale: essi prendono in carico la persona offesa, promuovendo la mediazione che è il motore della giustizia riparativa».
«Questo - conclude Anna Coppola De Vanna, presidente della cooperativa CRISI - non è un progetto estemporaneo, bensì fonda la sua competenza all'interno di una esperienza ultra ventennale, che è quella dell'ufficio per la mediazione civile e penale. In questi anni abbiamo incontrato tantissimi minori vittime e autori di reati, così come adulti vittime di reati dei minori. All'interno della stanza della mediazione si realizza una vera e propria forma di ristorazione, secondo la locuzione inglese di "restorative justice", che la traduzione italiana "giustizia riparativa" in qualche modo travisa. Si tratta di una forma di rigenerazione attraverso la ricucitura del danno, sia per chi l'ha commesso che per chi l'ha subito; di pari passo, si rigenera la comunità su cui questa ristorazione va a ricadere. In questi anni, CRISI si è reso conto che le vittima, a differenza dell'autore, non riceve tutta una serie di accompagnamenti. Essa, invece, o cerca a suo modo di trovare un superamento a questo evento traumatico oppure al suo fianco trova un grande vuoto istituzionale. Ecco, quindi, perché ci siamo rivolti all'Europa affinché riconoscesse il valore sociale e l'importanza di una vision comune tra tutti i paesi membri. È impensabile che un territorio in cui il bisogno di pacificazione sociale è fortissimo non abbia delle istituzioni che prevedano un servizio del genere. Con questo spirito giovedì abbiamo convocato una tavola rotonda presso Villa Larocca di Bari in cui saranno presenti tutti gli enti territoriali coinvolti; partner europei e nazionali saranno insieme per ricercare le soluzioni migliori e strutturare un metodo di lavoro che preveda passaggi tra le istituzioni coinvolte e le vittime. L'augurio è che si crei una rete, un modo di lavorare insieme. Il nostro servizio è già attivo presso la sede della cooperativa CRISI, ma sarebbe auspicabile che le istituzioni individuino un luogo pubblico dove istituire lo sportello».
Il progetto, approvato dalla Commissione Europea e finanziato dal Programma di Giustizia dell'UE 2014-2020, ha un obiettivo ambizioso: tracciare le linee guida per un modello che implichi servizi di aiuto alle vittime di reati che siano sostenibili e possano essere applicati in futuro negli altri Paesi membri.
Uno scopo che, peraltro, si pone in continuità con la Direttiva 29/EU/2012 e che, tramite la sperimentazione in Italia, rinnova gli obblighi a cui sono vincolati i Paesi che aderiscono all'Unione Europea. Tra i partner del progetto ci sono la cooperativa CRISI S.C.Ar.L Onlus (uno dei principali centri di mediazione in Italia) e le associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti e le garanzie nel sistema penale, e A Buon Diritto, organizzazione attiva nella tutela delle libertà. A esse si aggiungono le associazioni Animam Viventem e Misit, rispettivamente del Portogallo e della Romania, paesi che hanno sottoscritto un accordo con l'Italia per lo scambio di best practices in materia di mediazione penale.
«Si tratta - spiega Riccardo Greco, presidente del Tribunale dei Minori di Bari - di un progetto di mediazione penale che mette davanti al problema del reato la vittima e l'autore del reato stesso. L'attività prevede anche altre forme di impegno diretto come il sostegno psicologico, e accanto allo sportello operativo ci sarà lo studio comparato dei sistemi. Abbiamo firmato un protocollo d'intesa con Romania e Portogallo per studiare casi esteri di giustizia riparativa e mettere in atto le best practices applicate da altri Paesi. Negli ultimi anni, la mediazione penale ha avuto importanti battute d'arresto causate dalla procedura dei progetti, che hanno dei loro limiti rispetto a soluzioni strutturate a lungo termine. Purtroppo siamo passati dall'affermazione dei diritti alle ragioni economiche, che nella maggior parte dei casi sono depressive dei servizi pubblici. L'altra faccia della medaglia, comunque, è costituita dalle persone capaci e motivate che portano avanti i progetti: l'Unione europea non finanzia progettualità che non abbiano concrete prospettive di successo. Il progetto ha una dimensione contenuta rispetto ai servizi pubblici, ma serve comunque a costruire dei modelli esportabili nel futuro».
«La procura per minorenni crede in questo progetto, come crediamo nel la protezione della vittima di un reato, che non deve essere lesa dal sistema di giustizia - continua il procuratore per i minorenni di Bari Ferruccio De Salvatore. La direttiva 29 ha segnato un grande passo avanti nella difesa della vittima, a prescindere dal fatto che il reo sia stato condannato o dai rapporti familiari che insistono tra chi commette e chi subisce il reato. Quando parliamo di persone ci poniamo in continuità con l'articolo 3 della costituzione, che esclude pregiudizi etnici, religiosi, territoriali e di orientamento politico e sessuale. Le autorità fanno la loro parte, ma l'impegno di altri enti è fondamentale: essi prendono in carico la persona offesa, promuovendo la mediazione che è il motore della giustizia riparativa».
«Questo - conclude Anna Coppola De Vanna, presidente della cooperativa CRISI - non è un progetto estemporaneo, bensì fonda la sua competenza all'interno di una esperienza ultra ventennale, che è quella dell'ufficio per la mediazione civile e penale. In questi anni abbiamo incontrato tantissimi minori vittime e autori di reati, così come adulti vittime di reati dei minori. All'interno della stanza della mediazione si realizza una vera e propria forma di ristorazione, secondo la locuzione inglese di "restorative justice", che la traduzione italiana "giustizia riparativa" in qualche modo travisa. Si tratta di una forma di rigenerazione attraverso la ricucitura del danno, sia per chi l'ha commesso che per chi l'ha subito; di pari passo, si rigenera la comunità su cui questa ristorazione va a ricadere. In questi anni, CRISI si è reso conto che le vittima, a differenza dell'autore, non riceve tutta una serie di accompagnamenti. Essa, invece, o cerca a suo modo di trovare un superamento a questo evento traumatico oppure al suo fianco trova un grande vuoto istituzionale. Ecco, quindi, perché ci siamo rivolti all'Europa affinché riconoscesse il valore sociale e l'importanza di una vision comune tra tutti i paesi membri. È impensabile che un territorio in cui il bisogno di pacificazione sociale è fortissimo non abbia delle istituzioni che prevedano un servizio del genere. Con questo spirito giovedì abbiamo convocato una tavola rotonda presso Villa Larocca di Bari in cui saranno presenti tutti gli enti territoriali coinvolti; partner europei e nazionali saranno insieme per ricercare le soluzioni migliori e strutturare un metodo di lavoro che preveda passaggi tra le istituzioni coinvolte e le vittime. L'augurio è che si crei una rete, un modo di lavorare insieme. Il nostro servizio è già attivo presso la sede della cooperativa CRISI, ma sarebbe auspicabile che le istituzioni individuino un luogo pubblico dove istituire lo sportello».