Cronaca
Ubriaco e contromano uccise un 23enne, condanna a 3 anni e 8 mesi
La rabbia del padre del giovane Davide D'Accolti: «L'assassino di mio figlio ha ottenuto il suo miglior risultato»
Bari - giovedì 3 ottobre 2019
18.12
È stato condannato con rito abbreviato a 3 anni e 8 mesi di reclusione Giovanni Palumbo, il 33enne di Noicattaro che nel febbraio 2016 con la sua auto travolse e uccise il 23enne di Conversano, Davide D'Accolti.
Era la notte tra il 20 e il 21 febbraio 2016 quando sulla SS16 l'auto guidata da Palumbo contromano a folle velocità travolse una Renault Twingo e una Volkswagen Up che sopraggiungevano nel giusto senso di marcia. Erano da poco passate le 3 di notte, Davide stava tornando a casa dopo aver riaccompagnato un'amica a Bari, ma a casa non fece mai ritorno. Nell'altra auto coinvolta una donna rimasta leggermente ferita. Nello scontro anche Palumbo rimase gravemente ferito riportando poi una invalidità pari al 70%. Dagli esami tossicologi e alcolemici l'allora trentenne risultò essere ubriaco e sotto effetto di sostanza stupefacenti. Per 20 km aveva guidato la sua auto contromano a 160km/h fino allo scontro.
E oggi dopo poco più di tre anni da quella tragica notte giunge la condanna per omicidio colposo a 3 anni e 8 mesi, aggravata dalla violazione delle norme del codice della strada. Il pm aveva chiesto la condanna a 8 anni (la più alta possibile) ridotta poi a 5 anni e 8 mesi per la scelta del rito abbreviato.
La rabbia della famiglia del 23enne corre via social: «Tre anni e otto mesi - scrive Gianni D'Accolti, il papà di Davide - In buona sostanza l'assassino di mio figlio Giovanni Palumbo, almeno questo ora si può dire, ha ottenuto il suo miglior risultato. Il giudice, che risponde alla legge e alla sua coscienza, dice ai tanti Palumbo, cosa gli aspetta se lucidamente decidono di mettersi in macchina drogarsi, ubriacarsi ed uccidere il primo che gli capiti, malgrado tanti gli hanno segnalato con i fari che stava correndo a 160 chilometri circa e contromano. Intanto ora posso riprendere la questione con questo stato, mi devono togliere la cittadinanza. Dimenticavo, l'assassino si è portato il sacerdote che testimoniava il pentimento. Lo stesso che con Davide appena sepolto ci venne a chiedere che Davide è ormai morto, ora bisognava salvare quel povero "assassino".
Bene lui sarà contento e stasera forse festeggerà con la famiglia dell'assassino, sarà contento avranno il loro paradiso, noi torniamo nel nostro inferno. Non so se Dio sta in chiesa. Lui era sulla strada a piangere per Lazzaro, ed a rendere santo il ladrone che accettava la sua responsabilità. Ecco ognuno ha il suo Dio».
Era la notte tra il 20 e il 21 febbraio 2016 quando sulla SS16 l'auto guidata da Palumbo contromano a folle velocità travolse una Renault Twingo e una Volkswagen Up che sopraggiungevano nel giusto senso di marcia. Erano da poco passate le 3 di notte, Davide stava tornando a casa dopo aver riaccompagnato un'amica a Bari, ma a casa non fece mai ritorno. Nell'altra auto coinvolta una donna rimasta leggermente ferita. Nello scontro anche Palumbo rimase gravemente ferito riportando poi una invalidità pari al 70%. Dagli esami tossicologi e alcolemici l'allora trentenne risultò essere ubriaco e sotto effetto di sostanza stupefacenti. Per 20 km aveva guidato la sua auto contromano a 160km/h fino allo scontro.
E oggi dopo poco più di tre anni da quella tragica notte giunge la condanna per omicidio colposo a 3 anni e 8 mesi, aggravata dalla violazione delle norme del codice della strada. Il pm aveva chiesto la condanna a 8 anni (la più alta possibile) ridotta poi a 5 anni e 8 mesi per la scelta del rito abbreviato.
La rabbia della famiglia del 23enne corre via social: «Tre anni e otto mesi - scrive Gianni D'Accolti, il papà di Davide - In buona sostanza l'assassino di mio figlio Giovanni Palumbo, almeno questo ora si può dire, ha ottenuto il suo miglior risultato. Il giudice, che risponde alla legge e alla sua coscienza, dice ai tanti Palumbo, cosa gli aspetta se lucidamente decidono di mettersi in macchina drogarsi, ubriacarsi ed uccidere il primo che gli capiti, malgrado tanti gli hanno segnalato con i fari che stava correndo a 160 chilometri circa e contromano. Intanto ora posso riprendere la questione con questo stato, mi devono togliere la cittadinanza. Dimenticavo, l'assassino si è portato il sacerdote che testimoniava il pentimento. Lo stesso che con Davide appena sepolto ci venne a chiedere che Davide è ormai morto, ora bisognava salvare quel povero "assassino".
Bene lui sarà contento e stasera forse festeggerà con la famiglia dell'assassino, sarà contento avranno il loro paradiso, noi torniamo nel nostro inferno. Non so se Dio sta in chiesa. Lui era sulla strada a piangere per Lazzaro, ed a rendere santo il ladrone che accettava la sua responsabilità. Ecco ognuno ha il suo Dio».