Cronaca
Un anno fa la protesta al carcere di Bari, condanne per i manifestanti
Due persone aderenti al Cobas hanno ricevuto un decreto penale di condanna per 1200 euro
Bari - mercoledì 10 marzo 2021
0.10 Comunicato Stampa
L'8 e il 9 marzo 2020, sotto il carcere di Bari, un gruppo di parenti e amici dei detenuti aveva messo in scena una protesta pacifica contro la limitazione del diritto alle visite da parte dell' amministrazione penitenziaria, per motivi sanitari.
In quei giorni,da nord a sud, ci furono cortei e presidi che chiedevano a gran voce il rispetto dei diritti umani; l'utilizzo di misure detentive alternative al carcere per i condannati di reati lievi, malati e detenuti anziani, con lo scopo di sfollare le strutture; il ristabilirsi di condizioni di detenzione dignitose (se mai possano esserci in un carcere). Molti carcerati organizzarono rivolte duramente represse: 13 morti in tutta Italia.
Anche a Bari ci furono due giorni di manifestazioni e presidi. E in seguito a quelle manifestazioni alcuni dei partecipanti hanno ricevuto un decreto penale di condanna di 1200 euro circa, alcuni ne hanno ricevuti addirittura due.
«Comee sindacato - scrivono in una nota i COBAS - crediamo che, con questi decreti penali, non si vuole solo colpire chi ha manifestato per la dignità dei reclusi e delle recluse, ma si vuole colpire ancora una volta i detenuti. Si tenta di annichilire quel movimento che, dalle pratiche di piazza rivendicative e di denuncia a quelle mutualistiche, ha dato una risposta militante e solidale durante questa emergenza sanitaria alle logiche inique dello Stato, che quasi nulla ha fatto per le migliaia di persone impoverite durante questa pandemia come per chi è detenuto. Quello che sta accadendo in questi giorni evidenza ancora una volta che solo unendoci potremmo rompere quel muro di silenzio che circonda ogni carcere affinché la vita di ogni detenuto vanga come quella di chiunque altro».
In quei giorni,da nord a sud, ci furono cortei e presidi che chiedevano a gran voce il rispetto dei diritti umani; l'utilizzo di misure detentive alternative al carcere per i condannati di reati lievi, malati e detenuti anziani, con lo scopo di sfollare le strutture; il ristabilirsi di condizioni di detenzione dignitose (se mai possano esserci in un carcere). Molti carcerati organizzarono rivolte duramente represse: 13 morti in tutta Italia.
Anche a Bari ci furono due giorni di manifestazioni e presidi. E in seguito a quelle manifestazioni alcuni dei partecipanti hanno ricevuto un decreto penale di condanna di 1200 euro circa, alcuni ne hanno ricevuti addirittura due.
«Comee sindacato - scrivono in una nota i COBAS - crediamo che, con questi decreti penali, non si vuole solo colpire chi ha manifestato per la dignità dei reclusi e delle recluse, ma si vuole colpire ancora una volta i detenuti. Si tenta di annichilire quel movimento che, dalle pratiche di piazza rivendicative e di denuncia a quelle mutualistiche, ha dato una risposta militante e solidale durante questa emergenza sanitaria alle logiche inique dello Stato, che quasi nulla ha fatto per le migliaia di persone impoverite durante questa pandemia come per chi è detenuto. Quello che sta accadendo in questi giorni evidenza ancora una volta che solo unendoci potremmo rompere quel muro di silenzio che circonda ogni carcere affinché la vita di ogni detenuto vanga come quella di chiunque altro».