Attualità
Un nuovo caso di Hiv a settimana, psicologi di Puglia: «Massimo impegno sulla sensibilizzazione»
L'allarme lanciato dal professor Angarano, direttore della clinica di Malattie infettive dell’Università
Puglia - venerdì 22 marzo 2019
Comunicato Stampa
Nella città di Bari e in provincia ogni settimana viene registrato un nuovo caso di infezione contratta, un dato che ha riacceso i riflettori sul problema. L'allarme è stato lanciato dal professor Gioacchino Angarano, direttore della clinica di Malattie infettive dell'Università di Bari.
«Sembra assurdo ma nel 2019 ci ritroviamo ad affrontare un tabù che sembrava avessimo abbandonato negli anni '80 - commenta il presidente dell'Ordine degli psicologi della Regione Puglia, Antonio Di Gioia - Da quanto leggiamo in questi giorni, per la maggior parte dei casi non si tratta di tossicodipendenti ma di giovanissimi che contraggono l'Hiv per esperienze sessuali non protette. Un fenomeno che deve farci interrogare su quanta efficacia abbia il sistema attuale di sensibilizzazione. Serve il massimo impegno di tutte le attività professionali coinvolte e non lasciare soli chi opera su questo piano».
«La condivisione di intenti deve portarci anche ad un fronte comune di prevenzione per arginare questo fenomeno - conclude - Siamo chiamati in causa come psicologi ma ci sentiamo in dovere anche di interpellare tutti gli educatori, i formatori e quanti impegnati professionalmente in ambiti sanitari o istituzionali abbiano contatti con i giovanissimi. Nelle scuole bisognerebbe istituire un presidio, una presenza costante di professionisti capaci di ascoltare e dialogare con i ragazzi. La prima terapia per contrastare il killer dell'Hiv è la conoscenza. Avere le informazioni giuste al momento giusto e la possibilità di confrontarsi con persone adulte senza schermi, questo è il primo atto di prevenzione».
«Sembra assurdo ma nel 2019 ci ritroviamo ad affrontare un tabù che sembrava avessimo abbandonato negli anni '80 - commenta il presidente dell'Ordine degli psicologi della Regione Puglia, Antonio Di Gioia - Da quanto leggiamo in questi giorni, per la maggior parte dei casi non si tratta di tossicodipendenti ma di giovanissimi che contraggono l'Hiv per esperienze sessuali non protette. Un fenomeno che deve farci interrogare su quanta efficacia abbia il sistema attuale di sensibilizzazione. Serve il massimo impegno di tutte le attività professionali coinvolte e non lasciare soli chi opera su questo piano».
«La condivisione di intenti deve portarci anche ad un fronte comune di prevenzione per arginare questo fenomeno - conclude - Siamo chiamati in causa come psicologi ma ci sentiamo in dovere anche di interpellare tutti gli educatori, i formatori e quanti impegnati professionalmente in ambiti sanitari o istituzionali abbiano contatti con i giovanissimi. Nelle scuole bisognerebbe istituire un presidio, una presenza costante di professionisti capaci di ascoltare e dialogare con i ragazzi. La prima terapia per contrastare il killer dell'Hiv è la conoscenza. Avere le informazioni giuste al momento giusto e la possibilità di confrontarsi con persone adulte senza schermi, questo è il primo atto di prevenzione».