Attualità
Uso prolungato di antibiotici causa oltre 10mila morti
I dati comunicati nel seminario “Come la pandemia ha cambiato l’approccio alle malattie polmonari”
Bari - martedì 1 marzo 2022
9.28
«Ci sono colleghi che utilizzano le terapie antibiotiche per lungo tempo e questo è inammissibile. Siamo di fronte ad una pandemia silenziosa, deteniamo la maglia nera per quanto riguarda l'impiego degli antibiotici, abbiamo 200mila pazienti infettati da germi resistenti con 10.800 morti. Bisognerebbe attivare una maggior sorveglianza sul territorio, negli ospedali e nelle Rssa». Il j'accuse del professor Gianfranco Sevieri, socio fondatore e membro della Società Italiana di Medicina Respiratoria (S.I.M.E.R.), è uno dei passaggi più importanti del congresso "Come la pandemia ha cambiato l'approccio alle malattie polmonari", che si è tenuto nel weekend nell'ambito del calendario di eventi "Bari Pneumologica 2022", con il patrocinio dell'Associazione Italiana Studio Tosse Aist e della Fimmg, presieduto da Pietro Visaggi, consulente dell'Ircs Maugeri di Bari, e da Paride Morlino, direttore del reparto di pneumologia dell'ospedale di San Severo.
«Più breve è, meglio è: questo deve essere il mantra della terapia antibiotica», ha aggiunto Sevieri, secondo il quale la pandemia scatenata da un virus sistemico che ha interessato le vie respiratorie ha inevitabilmente comportato cambiamenti nella gestione, cura e prevenzione delle malattie più gravi dell'apparato respiratorio.
«Più breve è, meglio è: questo deve essere il mantra della terapia antibiotica», ha aggiunto Sevieri, secondo il quale la pandemia scatenata da un virus sistemico che ha interessato le vie respiratorie ha inevitabilmente comportato cambiamenti nella gestione, cura e prevenzione delle malattie più gravi dell'apparato respiratorio.
Il congresso di Bari ha messo a confronto specialisti delle malattie respiratorie e medici di medicina generale. «Con la pandemia l'approccio alle malattie polmonari è cambiato notevolmente - ha sottolineato Visaggi - Il ruolo dello pneumologo è diventato centrale. I medici di medicina generale hanno cercato una collaborazione con gli specialisti, un confronto decisamente costruttivo. È da qui che è nata l'idea di un congresso in cui pneumologi e medici di medicina generale sono stati allo stesso tempo discenti e docenti».
Tre le sessioni di lavoro, con 27 relatori intervenuti su diverse discipline nell'ambito della medicina respiratoria e un centinaio di medici chirurghi di area interdisciplinare.
Durante il congresso si è parlato del rapporto tra i pazienti asmatici e i medici di medicina generale durante il lockdown, di quali peggioramenti siano stati registrati nei casi di asma grave e di aderenze alla terapia. Sono stati approfonditi, inoltre, i temi della farmacoeconomia, la capacità di individuare i pazienti con necessità di triplice, riabilitazione post-covid e comorbilità. «Il Covid ha stravolto le regole che conoscevamo, i pazienti hanno avuto difficoltà ad accedere sia agli studi dei medici di medicina generale, sia alle strutture specialistiche - ha concluso Visaggi -. Ci siamo dovuti reinventare le visite a distanza, da remoto, cercando di capire al meglio come i pazienti riferivano i sintomi per poter indirizzarli ad una terapia e curare quella che è stata la paura che il Covid ha scatenato, soprattutto nei pazienti asmatici».