Cronaca
Valenzano (Bari), il Tar dà ragione al sindaco: nessuna infiltrazione mafiosa
La sentenza ribalta quanto stabilito finora e dichiara illegittimo lo scioglimento della giunta e il commissariamento
Bari - sabato 9 marzo 2019
0.42
Il Tar del Lazio dà ragione all'ex sindaco di Valenzano (Bari), Lomoro, e dichiara illegittimo il provvedimento con il quale nel settembre del 2017 la giunta era stata sciolta per infiltrazione mafiosa.
La vicenda ha radici nel 2016, durante la festa patronale nel paese del barese. La goccia che fece traboccare il vaso, e portò ad una interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno, fu una mongolfiera. Infatti, nell'agosto di quell'anno, durante i festeggiamenti per san Rocco, nei cieli di Valenzano si librò il pallone aerostatico sponsorizzato dalla famiglia Buscemi, notoriamente legata al clan Stramaglia. La cosa non passò inosservata, l'allora deputato del Pd Dario Ginefra denunciò il fatto e la commissione parlamentare antimafia si occupò della vicenda. E il 23 settembre 2017, nonostante la continua difesa di sé e della sua giunta del sindaco, giunse la delibera di scioglimento del consiglio comunale da parte del consiglio dei ministri.
Lomoro non si è mai dato per vinto, via social ha continuato la sua battaglia, anche contro chi lo aveva accusato, e non ha mai tolto dal suo profilo Facebook la foto con la fascia tricolore. E ora il Tar gli ha dato ragione, sostenendo che, dall'esame degli atti, ci sia: «la fondatezza della censura ricorsuale inerente la carenza dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi locali».
Per quanto riguarda la famosa mongolfiera, inoltre, i giudici sostengono che: «è rimasta incontestata l'affermazione del ricorrente secondo cui il lancio è avvenuto nel cuore della notte e senza che vi abbiano in qualche modo preso parte sindaco e assessori, i quali non erano, in concreto, nella possibilità di conoscere e prevenire l'evento».
Soddisfazione in merito esprime proprio l'ex sindaco: «Cari cittadini, questa notizia, che sgombra ogni dubbio sullo scioglimento del Comune di Valenzano per infiltrazioni mafiose, non poteva che arrivare in questo giorno importante per tutti i miei compaesani e soprattutto durante la festa della donna. È stata restituita la dignità a noi tutti».
La vicenda ha radici nel 2016, durante la festa patronale nel paese del barese. La goccia che fece traboccare il vaso, e portò ad una interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno, fu una mongolfiera. Infatti, nell'agosto di quell'anno, durante i festeggiamenti per san Rocco, nei cieli di Valenzano si librò il pallone aerostatico sponsorizzato dalla famiglia Buscemi, notoriamente legata al clan Stramaglia. La cosa non passò inosservata, l'allora deputato del Pd Dario Ginefra denunciò il fatto e la commissione parlamentare antimafia si occupò della vicenda. E il 23 settembre 2017, nonostante la continua difesa di sé e della sua giunta del sindaco, giunse la delibera di scioglimento del consiglio comunale da parte del consiglio dei ministri.
Lomoro non si è mai dato per vinto, via social ha continuato la sua battaglia, anche contro chi lo aveva accusato, e non ha mai tolto dal suo profilo Facebook la foto con la fascia tricolore. E ora il Tar gli ha dato ragione, sostenendo che, dall'esame degli atti, ci sia: «la fondatezza della censura ricorsuale inerente la carenza dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi locali».
Per quanto riguarda la famosa mongolfiera, inoltre, i giudici sostengono che: «è rimasta incontestata l'affermazione del ricorrente secondo cui il lancio è avvenuto nel cuore della notte e senza che vi abbiano in qualche modo preso parte sindaco e assessori, i quali non erano, in concreto, nella possibilità di conoscere e prevenire l'evento».
Soddisfazione in merito esprime proprio l'ex sindaco: «Cari cittadini, questa notizia, che sgombra ogni dubbio sullo scioglimento del Comune di Valenzano per infiltrazioni mafiose, non poteva che arrivare in questo giorno importante per tutti i miei compaesani e soprattutto durante la festa della donna. È stata restituita la dignità a noi tutti».