Eventi e cultura
Verso il museo archeologico di Bari, apre la prima porzione di Santa Scolastica
Decaro: «Pezzo importantissimo dell'offerta culturale». Maselli: «La nostra città è nata qui»
Bari - venerdì 12 ottobre 2018
20.16
La mappa culturale della città di Bari si arricchisce di un nuovo, fondamentale, tassello. Hanno ufficialmente riaperto i battenti questo pomeriggio gli spazi museali ricavati all'interno dell'ex convento di Santa Scolastica, nel cuore della città vecchia. Si tratta di uno step molto importante nel panorama dei lavori che restituiranno alla città il grande patrimonio archeologico della terra di Bari.
Nello specifico, grazie al completamento del restauro del portico e di alcuni ambienti dell'ex convento, sarà aperta al pubblico la sezione dedicata all'archeologia di Bari, dove si potranno ammirare alcuni preziosi reperti provenienti da scavi effettuati, anche in tempi recenti, in vari luoghi della città. L'esposizione aprirà gratuitamente già da domani, sabato 13 ottobre, per le giornate FAI, dalle 10 alle 17, e domenica 14 ottobre dalle 10 alle 14.
L'intervento è stato possibile grazie a finanziamenti del ministero per i Beni e le attività culturali e della Regione Puglia; l'inaugurazione di oggi precede di qualche mese l'apertura delle sezioni museali allestite al piano terreno e al primo piano di Santa Scolastica con i reperti delle collezioni provinciali.
«La riapertura di questo convento e la sua conversione in museo costituiscono un pezzo importante del mosaico culturale che stiamo restituendo a Bari - dice il sindaco Antonio Decaro. Permetterà a noi e alle migliaia di turisti che ogni giorno raggiungono il capoluogo di seguire le tracce storiche della nostra città e di scoprire l'identità di Bari. I prossimi tasselli di questo mosaico sono l'apertura a novembre del teatro Margherita, visitabile in maniera straordinaria già sabato e domenica per le giornate FAI, e la riapertura del teatro Piccinni che ho visitato oggi e che almeno per la parte della platea dovrebbe riaprire a dicembre. Completiamo così l'intero programma di riaperture dei beni culturali presenti sul territorio di Bari».
Nel museo di Santa Scolastica verranno custoditi preziosissimi reperti archeologici, che nell'ex convento troveranno una dimora unica. «La collezione, come noto, è già costituita da 60 anni - spiega l'assessore alle Culture Silvio Maselli. Si vanno aggiungendo man mano altri reperti grazie alla campagna di scavo della Soprintendenza archeologica, paesaggistica e ambientale. Questa collezione, esposta fino a 20 anni fa al primo piano del palazzo Ateneo, ha repertoriato la storia della nostra città, delle campagne di scavo della prima metà del '900, che testimoniano circa 4.000 anni di storia cittadina. Dai reperti dell'antica Caia di Ceglie del Campo fino ai ritrovamenti nella zona vecchia della città, passando per altri luoghi di scavo come Palese, Santo Spirito e Torre a Mare. Sono reperti molto importanti per testimoniare la storia di transiti, dominazioni e attraversamenti. Le stratificazioni storiche sono perfettamente visibili e comprensibili attraverso i reperti numismatici e il vasellame qui custoditi. Ci sono anche iscrizioni, lapidi e oggetti funerari».
La scelta di custodire a Santa Scolastica tutto questo materiale storico e archeologico non è casuale, ma rivela un'intenzione ben determinata di chi si è occupato del restauro del bastione. «Questo è un luogo altamente simbolico per questi allestimenti, perché qui è a tutti gli effetti nata Bari - dice ancora Maselli. Mentre i baresi antichi cercavano riapro dai pericoli che il mare portava 3.500/4.000 anni fa, rivolgendosi verso la parte sud-est della città (nell'antico castro di Ceglie del Campo), il borgo di pescatori che fu il primo embrione di Bari trovò sede proprio alla punta di Santa Scolastica. Fosse toccato a me, anni fa, decidere dove allestire un museo archeologico a Bari non avrei avuto dubbi: o qui o a Ceglie del Campo. Anche per questo con Città metropolitana e Soprintendenza abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa per allestire un secondo museo archeologico, stavolta virtuale, proprio a Ceglie del Campo, dove insiste la scuola Calamandrei che sorge proprio su degli scavi».
«L'apertura al pubblico di nuovi spazi museali all'interno del complesso monumentale di Santa Scolastica costituisce un ulteriore passo in direzione della restituzione alla città, con una veste profondamente rinnovata, del Museo Provinciale di Bari - ha affermato il Soprintendente Luigi La Rocca -. Il completamento dei lavori di restauro del portico e di alcuni ambienti del convento ha consentito di aprire al pubblico la sezione dedicata all'Archeologia di Bari e di esporre, in alcuni casi per la prima volta, reperti archeologici di proprietà statale o già presenti nella collezione della città metropolitana, provenienti dagli scavi effettuati in diversi punti della città. Attraverso il materiale archeologico, ceramiche, oggetti in metallo, epigrafi, monili, corredi funerari, è possibile ripercorrere la storia millenaria della città, dal primo insediamento dell'età del Bronzo, collocato proprio sulla punta dell'attuale centro storico protesa verso il mare, fino al medioevo, ampiamente documentato dai reperti rinvenuti in diversi punti della città vecchia e, come detto, all'interno del convento, il cui palinsesto archeologico è stato lasciato, ove possibile, a vista. Completa il percorso un richiamo all'antico allestimento di cui sono testimonianza alcuni arredi completamente restaurati».
Il Museo Archeologico
Il percorso di visita delle nuove sale del Museo Archeologico di S. Scolastica, allestite negli ambienti dell'omonimo monastero medievale, riprende le mosse dal bastione aragonese, con le stratificazioni plurisecolari che la ricerca archeologica ha evidenziato. In continuità con il palinsesto archeologico del bastione, la sezione"Archeologia di Bari", allestita in un arioso ambiente porticato, scende nel dettaglio dei reperti attraverso una ricca selezione dei contesti archeologici più significativi che possono documentare per grandi tappe il percorso di formazione del centro antico dal villaggio alla città con le sue possenti cortine murarie. In un viaggio a ritroso nel tempo, dal Medioevo (1100) fino all'età del Bronzo (1800 a.C.), una lunga vetrina accoglie in sequenza, come in un'ideale stratigrafia, gli oggetti del quotidiano, con esemplari anche di pregio, e del rituale funerario.
Alcune epigrafi commemorative e funerarie medievali rimandano alle vicende del complesso monastico legate alle figure delle potenti e ricche badesse che lo governarono, una delle quali, Adriana Gerunda, effigiata sul coperchio di un sarcofago in pietra in esposizione ( fig. 1).
Le scarne testimonianze della romana Barium, attestata da strutture residenziali ed edifici a carattere pubblico, sono state recentemente incrementate dal ritrovamento di parte di una domus in strada Annunziata che ha restituito, tra l'altro, uno splendido esemplare di bicchiere in vetro di produzione siro-fenicia databile ai secoli I-II (fig. 2). .Vengono inoltre esposte sei epigrafi funerarie di età romana imperiale con riferimenti alla società dell'epoca.
Di Bari peucezia, che nel IV secolo a.C. appare cinta da possenti mura, visibili nei cortili del monastero, ben documentate sono le necropoli. In esposizione una serie di corredi di età arcaica e classico-ellenistica ( VI-IV a.C), tra cui spicca il corredo rinvenuto in piazza S.Pietro, nel 1912, da Michele Gervasio, direttore del Museo Archeologico di Bari, (fig.3). Un' immagine ingrandita degli scavi in piazza S. Pietro, successivamente ripresi nel 1927, documenta l'interesse di tale area archeologica, parte integrante del percorso di visita del Museo. Una parte saliente dell'esposizione è dedicata alla documentazione del grande villaggio protostorico tra età del Bronzo ( 1800- 1100 a.C.) ed età del Ferro ( 900-700 a.C.), che occupava la punta del promontorio dell'odierna Città vecchia. Viene in tal caso riproposta la ricostruzione della sequenza stratigrafica relativa, sulla base degli scavi nel monastero negli anni settanta, e della capanna dell'età del Bronzo rinvenuta a S.Maria del Buon Consiglio.
A seguire, in un lungo ambiente voltato che prospetta su uno dei cortili del monastero in cui affiorano preesistenze archeologiche dell'area, una mostra documentaria illustra i recenti lavori di ricerca e restauro, e propone immagini, arredi d'epoca e documenti dello storico Museo della Provincia di Bari.
La successiva sala "Vita nel Monastero" conserva a vista le emergenze archeologiche di fasi diverse. Ben evidenti sono alcuni pozzi, uno dei quali, riutilizzato come immondezzaio del monastero, ha restituito ceramiche da mensa di età rinascimentale, come un pregiato catino policromo (fig. 4), e di uso comune.
Nello specifico, grazie al completamento del restauro del portico e di alcuni ambienti dell'ex convento, sarà aperta al pubblico la sezione dedicata all'archeologia di Bari, dove si potranno ammirare alcuni preziosi reperti provenienti da scavi effettuati, anche in tempi recenti, in vari luoghi della città. L'esposizione aprirà gratuitamente già da domani, sabato 13 ottobre, per le giornate FAI, dalle 10 alle 17, e domenica 14 ottobre dalle 10 alle 14.
L'intervento è stato possibile grazie a finanziamenti del ministero per i Beni e le attività culturali e della Regione Puglia; l'inaugurazione di oggi precede di qualche mese l'apertura delle sezioni museali allestite al piano terreno e al primo piano di Santa Scolastica con i reperti delle collezioni provinciali.
«La riapertura di questo convento e la sua conversione in museo costituiscono un pezzo importante del mosaico culturale che stiamo restituendo a Bari - dice il sindaco Antonio Decaro. Permetterà a noi e alle migliaia di turisti che ogni giorno raggiungono il capoluogo di seguire le tracce storiche della nostra città e di scoprire l'identità di Bari. I prossimi tasselli di questo mosaico sono l'apertura a novembre del teatro Margherita, visitabile in maniera straordinaria già sabato e domenica per le giornate FAI, e la riapertura del teatro Piccinni che ho visitato oggi e che almeno per la parte della platea dovrebbe riaprire a dicembre. Completiamo così l'intero programma di riaperture dei beni culturali presenti sul territorio di Bari».
Nel museo di Santa Scolastica verranno custoditi preziosissimi reperti archeologici, che nell'ex convento troveranno una dimora unica. «La collezione, come noto, è già costituita da 60 anni - spiega l'assessore alle Culture Silvio Maselli. Si vanno aggiungendo man mano altri reperti grazie alla campagna di scavo della Soprintendenza archeologica, paesaggistica e ambientale. Questa collezione, esposta fino a 20 anni fa al primo piano del palazzo Ateneo, ha repertoriato la storia della nostra città, delle campagne di scavo della prima metà del '900, che testimoniano circa 4.000 anni di storia cittadina. Dai reperti dell'antica Caia di Ceglie del Campo fino ai ritrovamenti nella zona vecchia della città, passando per altri luoghi di scavo come Palese, Santo Spirito e Torre a Mare. Sono reperti molto importanti per testimoniare la storia di transiti, dominazioni e attraversamenti. Le stratificazioni storiche sono perfettamente visibili e comprensibili attraverso i reperti numismatici e il vasellame qui custoditi. Ci sono anche iscrizioni, lapidi e oggetti funerari».
La scelta di custodire a Santa Scolastica tutto questo materiale storico e archeologico non è casuale, ma rivela un'intenzione ben determinata di chi si è occupato del restauro del bastione. «Questo è un luogo altamente simbolico per questi allestimenti, perché qui è a tutti gli effetti nata Bari - dice ancora Maselli. Mentre i baresi antichi cercavano riapro dai pericoli che il mare portava 3.500/4.000 anni fa, rivolgendosi verso la parte sud-est della città (nell'antico castro di Ceglie del Campo), il borgo di pescatori che fu il primo embrione di Bari trovò sede proprio alla punta di Santa Scolastica. Fosse toccato a me, anni fa, decidere dove allestire un museo archeologico a Bari non avrei avuto dubbi: o qui o a Ceglie del Campo. Anche per questo con Città metropolitana e Soprintendenza abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa per allestire un secondo museo archeologico, stavolta virtuale, proprio a Ceglie del Campo, dove insiste la scuola Calamandrei che sorge proprio su degli scavi».
«L'apertura al pubblico di nuovi spazi museali all'interno del complesso monumentale di Santa Scolastica costituisce un ulteriore passo in direzione della restituzione alla città, con una veste profondamente rinnovata, del Museo Provinciale di Bari - ha affermato il Soprintendente Luigi La Rocca -. Il completamento dei lavori di restauro del portico e di alcuni ambienti del convento ha consentito di aprire al pubblico la sezione dedicata all'Archeologia di Bari e di esporre, in alcuni casi per la prima volta, reperti archeologici di proprietà statale o già presenti nella collezione della città metropolitana, provenienti dagli scavi effettuati in diversi punti della città. Attraverso il materiale archeologico, ceramiche, oggetti in metallo, epigrafi, monili, corredi funerari, è possibile ripercorrere la storia millenaria della città, dal primo insediamento dell'età del Bronzo, collocato proprio sulla punta dell'attuale centro storico protesa verso il mare, fino al medioevo, ampiamente documentato dai reperti rinvenuti in diversi punti della città vecchia e, come detto, all'interno del convento, il cui palinsesto archeologico è stato lasciato, ove possibile, a vista. Completa il percorso un richiamo all'antico allestimento di cui sono testimonianza alcuni arredi completamente restaurati».
Il Museo Archeologico
Il percorso di visita delle nuove sale del Museo Archeologico di S. Scolastica, allestite negli ambienti dell'omonimo monastero medievale, riprende le mosse dal bastione aragonese, con le stratificazioni plurisecolari che la ricerca archeologica ha evidenziato. In continuità con il palinsesto archeologico del bastione, la sezione"Archeologia di Bari", allestita in un arioso ambiente porticato, scende nel dettaglio dei reperti attraverso una ricca selezione dei contesti archeologici più significativi che possono documentare per grandi tappe il percorso di formazione del centro antico dal villaggio alla città con le sue possenti cortine murarie. In un viaggio a ritroso nel tempo, dal Medioevo (1100) fino all'età del Bronzo (1800 a.C.), una lunga vetrina accoglie in sequenza, come in un'ideale stratigrafia, gli oggetti del quotidiano, con esemplari anche di pregio, e del rituale funerario.
Alcune epigrafi commemorative e funerarie medievali rimandano alle vicende del complesso monastico legate alle figure delle potenti e ricche badesse che lo governarono, una delle quali, Adriana Gerunda, effigiata sul coperchio di un sarcofago in pietra in esposizione ( fig. 1).
Le scarne testimonianze della romana Barium, attestata da strutture residenziali ed edifici a carattere pubblico, sono state recentemente incrementate dal ritrovamento di parte di una domus in strada Annunziata che ha restituito, tra l'altro, uno splendido esemplare di bicchiere in vetro di produzione siro-fenicia databile ai secoli I-II (fig. 2). .Vengono inoltre esposte sei epigrafi funerarie di età romana imperiale con riferimenti alla società dell'epoca.
Di Bari peucezia, che nel IV secolo a.C. appare cinta da possenti mura, visibili nei cortili del monastero, ben documentate sono le necropoli. In esposizione una serie di corredi di età arcaica e classico-ellenistica ( VI-IV a.C), tra cui spicca il corredo rinvenuto in piazza S.Pietro, nel 1912, da Michele Gervasio, direttore del Museo Archeologico di Bari, (fig.3). Un' immagine ingrandita degli scavi in piazza S. Pietro, successivamente ripresi nel 1927, documenta l'interesse di tale area archeologica, parte integrante del percorso di visita del Museo. Una parte saliente dell'esposizione è dedicata alla documentazione del grande villaggio protostorico tra età del Bronzo ( 1800- 1100 a.C.) ed età del Ferro ( 900-700 a.C.), che occupava la punta del promontorio dell'odierna Città vecchia. Viene in tal caso riproposta la ricostruzione della sequenza stratigrafica relativa, sulla base degli scavi nel monastero negli anni settanta, e della capanna dell'età del Bronzo rinvenuta a S.Maria del Buon Consiglio.
A seguire, in un lungo ambiente voltato che prospetta su uno dei cortili del monastero in cui affiorano preesistenze archeologiche dell'area, una mostra documentaria illustra i recenti lavori di ricerca e restauro, e propone immagini, arredi d'epoca e documenti dello storico Museo della Provincia di Bari.
La successiva sala "Vita nel Monastero" conserva a vista le emergenze archeologiche di fasi diverse. Ben evidenti sono alcuni pozzi, uno dei quali, riutilizzato come immondezzaio del monastero, ha restituito ceramiche da mensa di età rinascimentale, come un pregiato catino policromo (fig. 4), e di uso comune.