La struttura ricettiva Maison Rinaldi
La struttura ricettiva Maison Rinaldi
Cronaca

Villa con piscina e conti correnti: sequestro da 1,5 milioni ad un 33enne

La Polizia di Stato ha eseguito il provvedimento del Tribunale: Vito Rinaldi, il principale indagato, è ritenuto affiliato al clan Palermiti

Sigilli ad una villa con piscina, a Bari, in strada Sant'Anna, e adibita a bed and breakfast. Li hanno apposti i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura, ai sensi del codice antimafia, dopo la richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese accolta dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale.

L'immobile, per gli inquirenti, è riconducibile al 33enne Vito Rinaldi, detto «C'ho fame», e ad altri suoi quattro presunti complici. Nel mirino anche sei conti correnti bancari per un valore stimato pari a 1,5 milioni di euro. Ritenuto dagli inquirenti «contiguo» al clan mafioso Palermiti, il provvedimento a carico dell'uomo è stato emesso poiché la struttura "Maison Rinaldi" non può che avere una sola origine, e cioè essere frutto del reimpiego dei guadagni provenienti dalle attività illegali.

Basti pensare che, lo scorso 26 febbraio, il 33enne è stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Codice interno" dell'Antimafia di Bari in cui sono coinvolti in 130, con varie accuse. Nel caso di Rinaldi, avrebbe gestito «un'attività di spaccio, approvvigionandosi in maniera sistematica, fornendone un contributo, da quella che è stata definita la "società della guerra", ovvero quella costituita, dal gruppo rivelatosi poi vincitore, per finanziare la guerra intestina del 2017 nel rione Japigia».

Attività di spaccio che avrebbe coperto «con attività lecite come la gestione di un bed and breakfast e di un autonoleggio», secondo gli inquirenti. Il collaboratore di giustizia Domenico Milella ha detto di Rinaldi che spacciava «cocaina alla minuta, per i fatti suoi». Lo stesso hanno raccontato Gianfranco Catalano («Era uno spacciatore col colletto bianco») e Domenico Lavermicocca, secondo il quale si occupava «di spaccio, di truffe alle assicurazioni e aveva una concessionaria».

Di certo, secondo gli investigatori della Squadra Mobile, Rinaldi aveva molti soldi come è emerso in una intercettazione telefonica risalente a maggio 2019 in cui era lui stesso ad annunciare che avrebbe aperto «un'altra cosa... sto investendo assai» per aprire un bed and breakfast. Per l'indagine patrimoniale, condotta con il supporto del Servizio Centrale Anticrimine di Roma, il 33enne è «risultato essere possessore di vari beni sproporzionati rispetto alle sue capacità reddituali».

E al termine dell'attività riguardante, quindi, la ricostruzione di vari passaggi, i poliziotti di Bari e Roma hanno avanzato la proposta per il sequestro anticipato di tutti i beni il cui valore non ha trovato giustificazione nei redditi dichiarati. I sigilli sono così scattati al bed and breakfast, frequentato anche dai rampolli dei clan.
  • Vito Rinaldi
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