Cronaca
"Vortice-Maestrale", condanne definitive per 28 persone. I NOMI
Blitz all'alba di Carabinieri e Polizia di Stato, duro colpo al clan Strisciuglio: fra le accuse l'associazione armata di tipo mafioso
Bari - giovedì 16 gennaio 2025
12.41
Ci sono Alessandro Ruta, 37enne, e Giacomo Campanale, 53enne, e affiliati al clan Strisciuglio (il 54enne Leonardo Campanale, ma anche i due figli di Lorenzo Caldarola, Francesco, di 32 anni, e Ivan, di 25), tra le 26 persone coinvolte nell'operazione del 2021, riarrestate dopo che le condanne sono diventate definitive.
Tutti sono accusati di gravi reati commessi, tra il 2015 e il 2020: associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni ai commercianti, lesioni e persino una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti, nella quale rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari. Agli arresti di oggi, eseguiti dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, si è arrivati dopo i 99 provvedimenti cautelari compiuti il 26 aprile 2021 nella indagine "Vortice-Maestrale".
L'attività investigativa dei pubblici ministeri antimafia Iolanda Daniela Chimienti e Marco D'Agostino, grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia, ha ricostruito la gerarchia e le attività illecite del clan per il controllo del territorio nei quartieri Libertà, San Paolo, San Pio, San Girolamo e nell'hinterland. L'inchiesta, infatti, ha contestato, documentandole, «le varie attività illecite del sodalizio, evidenziando la sua persistente operatività e le continue ambizioni d'espansione».
Tra i casi contestati ci sono un tentativo di intimidazione alla famiglia di un "pentito" della provincia. Non solo: è stato anche accertato come «il gruppo mafioso, grazie alla forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo riusciva a imporre ai titolari di alcuni esercizi commerciali del Libertà l'installazione di apparecchi per il gioco d'azzardo, forniti da una ditta gestita da uno dei componenti dell'organizzazione», il quale «destinava una parte degli introiti alle casse della cosca».
Molteplici, poi, i reati scopo accertati, tra cui l'illecita commercializzazione di stupefacenti («il clan gestiva le fiorenti piazze di spaccio attive nei territori sotto il suo controllo, rifornendole con ingenti quantità di stupefacenti»), reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), contro il patrimonio (estorsioni) e in materia di armi. Durante l'indagine sono state registrate le mire espansionistiche del gruppo, attorno alle figure di cinque boss responsabili delle articolazioni territoriali.
L'indagine, inoltre, ha anche fatto luce su una rissa avvenuta l'11 gennaio 2016 nel carcere di Bari che coinvolse oltre 41 detenuti. Da una parte i fedelissimi degli Strisciuglio, dall'altra gli scissionisti dei Misceo. Le pene inflitte con i provvedimenti oscillano tra i 4 e i 19 anni di reclusione, per 362 anni complessivi di carcere.
Tutti sono accusati di gravi reati commessi, tra il 2015 e il 2020: associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni ai commercianti, lesioni e persino una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti, nella quale rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari. Agli arresti di oggi, eseguiti dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, si è arrivati dopo i 99 provvedimenti cautelari compiuti il 26 aprile 2021 nella indagine "Vortice-Maestrale".
L'attività investigativa dei pubblici ministeri antimafia Iolanda Daniela Chimienti e Marco D'Agostino, grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia, ha ricostruito la gerarchia e le attività illecite del clan per il controllo del territorio nei quartieri Libertà, San Paolo, San Pio, San Girolamo e nell'hinterland. L'inchiesta, infatti, ha contestato, documentandole, «le varie attività illecite del sodalizio, evidenziando la sua persistente operatività e le continue ambizioni d'espansione».
Tra i casi contestati ci sono un tentativo di intimidazione alla famiglia di un "pentito" della provincia. Non solo: è stato anche accertato come «il gruppo mafioso, grazie alla forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo riusciva a imporre ai titolari di alcuni esercizi commerciali del Libertà l'installazione di apparecchi per il gioco d'azzardo, forniti da una ditta gestita da uno dei componenti dell'organizzazione», il quale «destinava una parte degli introiti alle casse della cosca».
Molteplici, poi, i reati scopo accertati, tra cui l'illecita commercializzazione di stupefacenti («il clan gestiva le fiorenti piazze di spaccio attive nei territori sotto il suo controllo, rifornendole con ingenti quantità di stupefacenti»), reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), contro il patrimonio (estorsioni) e in materia di armi. Durante l'indagine sono state registrate le mire espansionistiche del gruppo, attorno alle figure di cinque boss responsabili delle articolazioni territoriali.
L'indagine, inoltre, ha anche fatto luce su una rissa avvenuta l'11 gennaio 2016 nel carcere di Bari che coinvolse oltre 41 detenuti. Da una parte i fedelissimi degli Strisciuglio, dall'altra gli scissionisti dei Misceo. Le pene inflitte con i provvedimenti oscillano tra i 4 e i 19 anni di reclusione, per 362 anni complessivi di carcere.