Cronaca
Voto di scambio ed estorsioni al braccio destro del politico. Arrestati due esponenti dei Di Cosola
L'indagine dei carabinieri ha fatto emergere connessioni fra l'entourage del candidato non eletto e il clan mafioso prima delle ultime regionali
Bari - lunedì 12 novembre 2018
12.14
Estorsioni, voto di scambio e connessioni fra mafia e politica. Questo è quanto emerge da una lunga indagine dei Carabinieri del Reparto Operativo Nucleo Investigativo di Bari, che nella mattinata odierna hanno dato esecuzione a Casamassima a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Testini Christian, 25enne, e Romita Ivan 37enne, entrambi già detenuti agli arresti domiciliari per altra causa. Il provvedimento, emesso dal l G.I.P. Maria Teresa Romita, su richiesta del Sost. Proc. della Repubblica, della D.D.A. barese, Federico Perrone Capano, individua nei due arrestati, in concorso tra loro, i responsabili di una estorsione protrattasi per circa due anni, nei confronti di una persona già condannata in primo grado per il delitto di scambio elettorale politico–mafioso.
Il provvedimento cautelare eseguito oggi, infatti, scaturisce da uno stralcio delle precedenti indagini "Attila" e "Attila 2", che già nel dicembre 2015 e nel dicembre 2016 consentirono ai militari l'esecuzione di due distinte misure, culminate con l'arresto di 30 indagati, poi condannati in primo grado a pesanti pene detentive, per la partecipazione all'associazione mafiosa denominata clan Di Cosola, aggravata dalla disponibilità di armi da guerra (tra le quali un bazooka rinvenuto e sequestrato) ma anche per scambio elettorale politico-mafioso, operante nell'hinterland barese.
Da quelle indagini, tra le altre cose, emerse un accordo che prevedeva il sostegno "elettorale" di Di Cosola in favore di un candidato, poi non eletto, alle votazioni regionali del 2015. Nella vicenda Giove Armando, braccio destro del candidato, aveva stipulato un accordo che prevedeva la corresponsione di 70/80 mila euro per la campagna elettorale nei territori controllati dal clan criminale. Con sentenza di primo grado, Giove è stato condannato per voto di scambio.
Questi, in seguito al suo arresto, iniziò a rendere dichiarazioni, quale parte offesa, sul conto di Testini e Romita, raccontando di essere stato vittima di un'aggressiva attività di estorsione estorsiv, da parte di quest'ultimi, avviata nel 2014 e protrattasi per tutto il 2016.
In quel periodo, infatti, è risultato che la vittima aveva subito tre richieste estorsive, venendo così costretta ad assumere l'impegno di versare la somma di 15.000 euro in rate mensili di 1.000 euro a partire dal mese di gennaio 2015. I documenti prodotti dai difensori di Giove, corroborati dagli elementi raccolti attraverso le attività tecniche di intercettazione in atto all'epoca dei fatti, hanno permesso di dimostrare la veridicità del racconto del denunciante e dunque la fondatezza delle accuse mosse agli indagati.
Le indagini hanno fatto venire alla luce non solo l'esistenza di continue ed immotivate richieste di somme di danaro, pretese richieste di ricariche telefoniche e dispositivi telepass per pedaggi autostradali, ma anche richieste di consegna di numerosi veicoli alle quali Giove, destinatario di gravi minacce anche rivolte al suo nucleo familiare, ha soggiaciuto. Nel quadro intimidatorio si colloca anche tutta una serie di riscontrati pagamenti e prestazioni unilaterali in favore di parenti degli estorsori per le rette scolastiche dei rispettivi figli, nonché la consegna di alcuni veicoli e di biglietti per lo stadio.
Le indagini hanno permesso di accertare che nell'arco del tempo la vittima è stata costretta a versare somme o consegnare beni per un valore complessivo di 60.000 euro. Testini e Romita sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Bari, mentre due loro congiunti sono indagati in stato di libertà.
Il provvedimento cautelare eseguito oggi, infatti, scaturisce da uno stralcio delle precedenti indagini "Attila" e "Attila 2", che già nel dicembre 2015 e nel dicembre 2016 consentirono ai militari l'esecuzione di due distinte misure, culminate con l'arresto di 30 indagati, poi condannati in primo grado a pesanti pene detentive, per la partecipazione all'associazione mafiosa denominata clan Di Cosola, aggravata dalla disponibilità di armi da guerra (tra le quali un bazooka rinvenuto e sequestrato) ma anche per scambio elettorale politico-mafioso, operante nell'hinterland barese.
Da quelle indagini, tra le altre cose, emerse un accordo che prevedeva il sostegno "elettorale" di Di Cosola in favore di un candidato, poi non eletto, alle votazioni regionali del 2015. Nella vicenda Giove Armando, braccio destro del candidato, aveva stipulato un accordo che prevedeva la corresponsione di 70/80 mila euro per la campagna elettorale nei territori controllati dal clan criminale. Con sentenza di primo grado, Giove è stato condannato per voto di scambio.
Questi, in seguito al suo arresto, iniziò a rendere dichiarazioni, quale parte offesa, sul conto di Testini e Romita, raccontando di essere stato vittima di un'aggressiva attività di estorsione estorsiv, da parte di quest'ultimi, avviata nel 2014 e protrattasi per tutto il 2016.
In quel periodo, infatti, è risultato che la vittima aveva subito tre richieste estorsive, venendo così costretta ad assumere l'impegno di versare la somma di 15.000 euro in rate mensili di 1.000 euro a partire dal mese di gennaio 2015. I documenti prodotti dai difensori di Giove, corroborati dagli elementi raccolti attraverso le attività tecniche di intercettazione in atto all'epoca dei fatti, hanno permesso di dimostrare la veridicità del racconto del denunciante e dunque la fondatezza delle accuse mosse agli indagati.
Le indagini hanno fatto venire alla luce non solo l'esistenza di continue ed immotivate richieste di somme di danaro, pretese richieste di ricariche telefoniche e dispositivi telepass per pedaggi autostradali, ma anche richieste di consegna di numerosi veicoli alle quali Giove, destinatario di gravi minacce anche rivolte al suo nucleo familiare, ha soggiaciuto. Nel quadro intimidatorio si colloca anche tutta una serie di riscontrati pagamenti e prestazioni unilaterali in favore di parenti degli estorsori per le rette scolastiche dei rispettivi figli, nonché la consegna di alcuni veicoli e di biglietti per lo stadio.
Le indagini hanno permesso di accertare che nell'arco del tempo la vittima è stata costretta a versare somme o consegnare beni per un valore complessivo di 60.000 euro. Testini e Romita sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Bari, mentre due loro congiunti sono indagati in stato di libertà.