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X–Factor, quando la “X” diventa una incognita

Il fattore distintivo spesso viene spento... dal telecomando

Il talent è morto…lunga vita al talent. Eh si, proprio quando si pensava che anche X-Factor fosse inesorabilmente destinato al declino come "The Voice", è stata una sorpresa per tutti (forse anche per Sky) una finale da 2,7 milioni di spettatori. Il cast composto dalla consumata Mara Maionchi, dal campione di self-marketing Fedez, dall'alternativo Manuel Agnelli e dalla bravissima Levante, ha funzionato. E non si pensi che quest'ultima fosse figlia di qualche sovrastimata apparizione tv di qualsiasi tipo o di origini di "de filippiana" memoria: tre album all'attivo di grande qualità, numerose collaborazioni ed un po' di gavetta. "Non me ne frega niente" e "Pezzo di Me", l'hanno fatta diventare familiare anche agli ascoltatori delle radio.

E i concorrenti? Bravo il vincitore Lorenzo Licitra (e bello…che nei talent non guasta). Anche se il tifo era tutto per i Maneskin, quattro ragazzi romani sfacciatamente rock che hanno già reso note le 14 date del loro tour 2018 nei club di tutta Italia. Auguro a loro, così come a Licitra, e a tutti gli altri partecipanti, un futuro di successo! Soprattutto auguro che l'equazione ad una sola incognita (la X appunto) funzioni.

Pochi sopravvivono dopo le meravigliose scenografe ed effetti audio-video degni di una popstar internazionale: Giusy Ferreri dal primo X-Factor ed aiutata da Tiziano Ferro con "Non Ti Scordar Mai di Me"; Francesca Michielin, vincitrice della edizione numero 5, ancora alla ricerca di una vera identità musicale, Chiara Galiazzo, Lorenzo Fragola (è riuscito ad essere ai primi posti delle airplay la scorsa estate con Takagi e Ketra e L'Esercito del Selfie) e, ovviamente Marco Mengoni dal talento indiscusso. Di Giosada, Matteo Beccucci, Nathalie, Aram Quartet si sono perse oramai le tracce.

Per non parlare poi del talent Amici: dispersi tutti tranne Alessandra Amoroso, Emma Marrone, e un Valerio Scanu riciclato in altri ruoli tv. Ricky e Thomas stanno facendo la loro stagione. Si, perché la TV tutto crea e tutto distrugge. E se il successo (momentaneo) è dovuto alla visibilità, alla sovraesposizione, ai firmacopie, al ciuffo laccato e all'abbigliamento figo….beh, col tempo e con il gusto facilmente volubile del pubblico, rimane ben poco.

Solo la bravura (spesso solo potenziale) non serve al raggiungimento del successo, quanto, invece, l'impegno di autori e produttori di grande talento e qualità che possano far diventare il successo duraturo.

Glisso sull'umiltà (questa sconosciuta). Sì, perché il fattore distintivo "X", quel qualcosa di speciale che dovrebbe emergere dalle centinaia di migliaia di provini, dalle selezioni sul palco, dalle esibizioni nei programmi Tv, non dovrebbe spegnersi con il telecomando del televisore. E così la X diventa una… incognita!
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