Ma... l'erba
La televisione fa le Bolle!
Edizione straordinaria del vulcanico Malerba, arriva la cultura su Rai 1
martedì 9 gennaio 2018
12.11
No…non è possibile…la cultura in tv fa ascolti! 4.860.000 telespettatori hanno assistito a "Danza con me", lo show di Roberto Bolle con cui Rai 1 ha aperto la prima serata del 2018, e addirittura 5.600.000 per "Meraviglie d'Italia" di Alberto Angela.
Numeri eccezionali, da brivido, che hanno sconvolto direttori di rete, dirigenti, produttori e registi, manco fosse il terzo mistero di Fatima. Chi guarda il piccolo schermo apprezza e ama la cultura! Per chi è cresciuto come me negli '70 restano indimenticabili le produzioni della tv nazionale (in regime di monopolio) che produceva programmi e serie televisive di altissima qualità con grandissimi registi ed interpreti. L'Eneide, per esempio, per la regia di Franco Rossi; oppure L'Orlando Furioso portato in tv da Luca Ronconi e ancora I Promessi Sposi (1967) per la regia di Sandro Bolchi. Se si tiene conto del profilo culturale medio basso degli italiani dell'epoca, ci si chiede come mai queste produzioni così impegnative avessero tanto seguito. L'Auditel non esisteva e vi assicuro che nessuno si annoiava. Anche perché non esistevano alternative. Esisteva un solo canale, quello della Rai (a cui se ne aggiunse, poi, un secondo). Si fermava l'Italia per i quiz di Mike Buongiorno che facevano insieme cultura e spettacolo. Poi è arrivata la tv commerciale, e Mediaset ha portato sui nostri schermi la tv di consumo propriamente americana. Facile, veloce, con pochi contenuti culturali e tanta pubblicità.
La Rai, purtroppo, ha cominciato a rincorrere il format delle tv private commerciali, confrontandosi con gli ascolti della neonata Auditel. Situazione ancor più complessa con l'arrivo del digitale terrestre, con centinaia e centinaia di canali da riempire di contenuti e programmi, spessissimo a scapito della qualità. Ma la cosa più preoccupante, è che si è fatta largo in questi ultimi decenni, la convinzione che il telespettatore abbia solo voglia di vedere "cazzate". Programmini facili con qualche lacrimuccia, una carrambata, una busta che non si apre, orde di ragazzini in cerca di visibilità e facile successo, pseudo-vip abbandonati su isole deserte o grandi fratelli e zuffe in diretta. Un livellamento verso il basso. Un pastone sciapo e oramai scontato. Di certo scrivere programmi di questo genere è di gran lunga molto, ma mooooolto più facile e sbrigativo.
Invece la cultura, se ben confezionata, fa spettacolo e ascolti! Strepitoso lo show di Roberto Bolle che associa alla danza, personaggi come Tiziano Ferro e Sting, ed una performance da brivido con Virginia Raffaele. E Alberto Angela? L'Italia è essa stessa meravigliosa: basta fermarsi a guardarla (è il paese che detiene il record di maggior numero di patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel mondo, con 53 beni nella lista nel 2017). Allora? E' vero quello che tutti i direttori delle reti televisive hanno sempre pensato degli italiani? E' vero che il pubblico vuole solo spazzatura e piagnistei, finti tradimenti e talent? Pare proprio di NO. E se la tv, almeno quella di Stato, tornasse ad essere un faro culturale? Se fosse da stimolo per l'arte in tutte le sue forme, lo sport, la prosa, la lirica e il teatro? Beh, sicuramente anche gli italiani sarebbero un popolo migliore.
Numeri eccezionali, da brivido, che hanno sconvolto direttori di rete, dirigenti, produttori e registi, manco fosse il terzo mistero di Fatima. Chi guarda il piccolo schermo apprezza e ama la cultura! Per chi è cresciuto come me negli '70 restano indimenticabili le produzioni della tv nazionale (in regime di monopolio) che produceva programmi e serie televisive di altissima qualità con grandissimi registi ed interpreti. L'Eneide, per esempio, per la regia di Franco Rossi; oppure L'Orlando Furioso portato in tv da Luca Ronconi e ancora I Promessi Sposi (1967) per la regia di Sandro Bolchi. Se si tiene conto del profilo culturale medio basso degli italiani dell'epoca, ci si chiede come mai queste produzioni così impegnative avessero tanto seguito. L'Auditel non esisteva e vi assicuro che nessuno si annoiava. Anche perché non esistevano alternative. Esisteva un solo canale, quello della Rai (a cui se ne aggiunse, poi, un secondo). Si fermava l'Italia per i quiz di Mike Buongiorno che facevano insieme cultura e spettacolo. Poi è arrivata la tv commerciale, e Mediaset ha portato sui nostri schermi la tv di consumo propriamente americana. Facile, veloce, con pochi contenuti culturali e tanta pubblicità.
La Rai, purtroppo, ha cominciato a rincorrere il format delle tv private commerciali, confrontandosi con gli ascolti della neonata Auditel. Situazione ancor più complessa con l'arrivo del digitale terrestre, con centinaia e centinaia di canali da riempire di contenuti e programmi, spessissimo a scapito della qualità. Ma la cosa più preoccupante, è che si è fatta largo in questi ultimi decenni, la convinzione che il telespettatore abbia solo voglia di vedere "cazzate". Programmini facili con qualche lacrimuccia, una carrambata, una busta che non si apre, orde di ragazzini in cerca di visibilità e facile successo, pseudo-vip abbandonati su isole deserte o grandi fratelli e zuffe in diretta. Un livellamento verso il basso. Un pastone sciapo e oramai scontato. Di certo scrivere programmi di questo genere è di gran lunga molto, ma mooooolto più facile e sbrigativo.
Invece la cultura, se ben confezionata, fa spettacolo e ascolti! Strepitoso lo show di Roberto Bolle che associa alla danza, personaggi come Tiziano Ferro e Sting, ed una performance da brivido con Virginia Raffaele. E Alberto Angela? L'Italia è essa stessa meravigliosa: basta fermarsi a guardarla (è il paese che detiene il record di maggior numero di patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel mondo, con 53 beni nella lista nel 2017). Allora? E' vero quello che tutti i direttori delle reti televisive hanno sempre pensato degli italiani? E' vero che il pubblico vuole solo spazzatura e piagnistei, finti tradimenti e talent? Pare proprio di NO. E se la tv, almeno quella di Stato, tornasse ad essere un faro culturale? Se fosse da stimolo per l'arte in tutte le sue forme, lo sport, la prosa, la lirica e il teatro? Beh, sicuramente anche gli italiani sarebbero un popolo migliore.