Calcio
Bari-Cagliari 0-1, Mignani: «Annata meravigliosa che si è chiusa con dolore»
La sportività di Ranieri: «All’andata avrebbero meritato di vincerla 3-1. Temevo di non farcela»
Bari - domenica 11 giugno 2023
23.48
«Speriamo che ci voglia poco tempo per smaltire questa delusione, ma credo che ce ne vorrà tanto». Sono le parole che mister Michele Mignani sceglie per descrivere la delusione enorme vissuta da lui, dal suo Bari e da una città intera per la sconfitta 0-1 nella finale playoff di ritorno, con goal decisivo firmato al 94' da Pavoletti entrato da pochi minuti.
«La prima cosa che mi viene da dire è un ringraziamento per tutti: dal mio gruppo, alla società, al direttore - prosegue Mignani. È stata un'annata meravigliosa, che si è chiusa col dolore. Stasera tutto il mondo ha visto che questa è una piazza da serie A. Se prendi il palo a 10' dalla fine e loro ti fanno goal a 20 dalla fine, probabilmente doveva andare così».
Ancora il mister spiega: «Oggi abbiamo fatto quello che dovevamo, non pensavamo di aspettare il Cagliari. Non giochi da solo, l'avversario ha le tue stesse motivazioni. Nel primo tempo siamo stati timorosi, nella ripresa siamo cresciuti ma è inevitabile che inconsciamente ti abbassi nel finale. Abbiamo fatto dei cambi forzati, ai ragazzi non posso dire assolutamente nulla».
Mignani conclude: «Stasera c'è poco da dire. Ho abbracciato tutti uno a uno, sono nel mio cuore; hanno dato tutto. Il sogno è svanito nella maniera più dolorosa, ma bisogna guardare avanti. I ragazzi sono tutti dispiaciuti, ci abbiamo creduto tanto e l'abbiamo dimostrato. Ci siamo sentiti dire che non ci volevamo andare, ma tutti abbiamo dato un segnale diverso; non ci siamo arrivati per due minuti. Io ho salutato di sfuggita direttore e presidente. Questo non è un lutto, ma stasera non ci sono motivi per dirsi delle cose. Deve passare la nottata, domani ci sarà occasione per vedersi e per salutarsi. Il ricordo più bello? Oltre al quotidiano vissuto col mio gruppo è questo stadio pieno. Ti fa venire la pelle d'oca, ti fa dare qualcosa in più e ti coinvolge. Credo nel lavoro. Ha vinto una squadra forte, a cui vanno fatti i complimenti. Il loro allenatore ha scritto la storia dovunque sia stato, evidentemente l'hanno meritato loro; gli stringo la mano».
Festeggia "Sir" Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, che si gode la sua impresa ma con la sua solita sportività: «Cagliari è al primo posto nel mio cuore, 33 anni fa mi ha fatto diventare allenatore. Avevo una gran paura di non centrare quello che il popolo sardo sperava. Dentro di me soffrivo, la vittoria mi appagava poco e la sconfitta mi distruggeva dentro; fortunatamente siamo riusciti a raggiungere la meta. Quando giochi contro una buonissima squadra come il Bari lo sai che ti possono far goal, ma siamo stati attenti e giudiziosi come non siamo stati in casa, dove il Bari ha fatto una partita meravigliosa e noi abbiamo corso dissennatamente. Se all'andata il Bari vince 3-1 ci sta tutto; questo è l'argomento con cui ho caricato i ragazzi. Io col Cagliari ho fatto un contratto di sei mesi più due anni; questa impresa la metto ai primissimi posti della mia carriera. Con presidente e direttore siamo d'accordo; la società ha sempre investito, spero stavolta di far spendere i soldi giusti per ripagare il presidente. Non capisco quando i tifosi fanno il tifo contro un'altra squadra; il pubblico di Bari è stato bravissimo, i loro giocatori hanno lottato come i leoni, ricordargli di essere in serie B non è bello. A Mignani ho già fatto i complimenti; è posato, giovane, e gli auguro ogni bene. Io prima o poi andrò a casa, quindi largo ai giovani».
Leonardo Pavoletti, il match winner, commenta: «Faccio tanta autocritica, pensavo di essere io il problema. Ho avuto paura di non entrare, invece sono entrato ed è entrata pure la palla. All'andata ho fatto male, ma se sono messo in condizione come oggi posso fare goal. Si capirà nei prossimi giorni cosa è successo. Queste settimane le abbiamo passate in apnea, il primo a crederci è stato il mister. Ci ha portato giorno dopo giorno a credere nel sogno, questa serie A è soprattutto sua. Ha avuto sempre ragione, con lui è stato tutto più facile. Con un finale così crollano tutte le maschere ed è tutto più bello. Non mi aspettavo di trovare una persona del genere, ma è stato sempre sul pezzo fin dal primo giorno. Non è il cognome a fare la differenza, ma come ti rapporti con i ragazzi. Lui fa sì che tutti i giocatori diano il massimo per lui. L'anno scorso ci siamo meritati di retrocedere, quest'anno ci siamo meritati di salire. I primi sei mesi sono stati difficilissimi, c'era pressione ma l'obiettivo è sempre stato il gruppo; questo porta a risultati grandiosi. Siamo passati da un anno difficilissimo, ci siamo dimostrati uomini. Faccio i complimenti allo stadio, prima del fischio di inizio ho pensato che fosse la finale di Champions. È il calcio che si sogna da bambini; una piazza del genere mette più pressione ai giocatori di casa che agli avversari. Io faccio i complimenti a Polito perché ci mette cuore e dedizione; ha fatto una squadra devastante con giocatori che facevano la serie C. Oggi hanno sentito più la pressione di vincere rispetto all'andata. Ho molto piacere di essere andato con il Cagliari in serie A, ma credo che anche una piazza come Bari debba essere in serie A».
«La prima cosa che mi viene da dire è un ringraziamento per tutti: dal mio gruppo, alla società, al direttore - prosegue Mignani. È stata un'annata meravigliosa, che si è chiusa col dolore. Stasera tutto il mondo ha visto che questa è una piazza da serie A. Se prendi il palo a 10' dalla fine e loro ti fanno goal a 20 dalla fine, probabilmente doveva andare così».
Ancora il mister spiega: «Oggi abbiamo fatto quello che dovevamo, non pensavamo di aspettare il Cagliari. Non giochi da solo, l'avversario ha le tue stesse motivazioni. Nel primo tempo siamo stati timorosi, nella ripresa siamo cresciuti ma è inevitabile che inconsciamente ti abbassi nel finale. Abbiamo fatto dei cambi forzati, ai ragazzi non posso dire assolutamente nulla».
Mignani conclude: «Stasera c'è poco da dire. Ho abbracciato tutti uno a uno, sono nel mio cuore; hanno dato tutto. Il sogno è svanito nella maniera più dolorosa, ma bisogna guardare avanti. I ragazzi sono tutti dispiaciuti, ci abbiamo creduto tanto e l'abbiamo dimostrato. Ci siamo sentiti dire che non ci volevamo andare, ma tutti abbiamo dato un segnale diverso; non ci siamo arrivati per due minuti. Io ho salutato di sfuggita direttore e presidente. Questo non è un lutto, ma stasera non ci sono motivi per dirsi delle cose. Deve passare la nottata, domani ci sarà occasione per vedersi e per salutarsi. Il ricordo più bello? Oltre al quotidiano vissuto col mio gruppo è questo stadio pieno. Ti fa venire la pelle d'oca, ti fa dare qualcosa in più e ti coinvolge. Credo nel lavoro. Ha vinto una squadra forte, a cui vanno fatti i complimenti. Il loro allenatore ha scritto la storia dovunque sia stato, evidentemente l'hanno meritato loro; gli stringo la mano».
Festeggia "Sir" Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, che si gode la sua impresa ma con la sua solita sportività: «Cagliari è al primo posto nel mio cuore, 33 anni fa mi ha fatto diventare allenatore. Avevo una gran paura di non centrare quello che il popolo sardo sperava. Dentro di me soffrivo, la vittoria mi appagava poco e la sconfitta mi distruggeva dentro; fortunatamente siamo riusciti a raggiungere la meta. Quando giochi contro una buonissima squadra come il Bari lo sai che ti possono far goal, ma siamo stati attenti e giudiziosi come non siamo stati in casa, dove il Bari ha fatto una partita meravigliosa e noi abbiamo corso dissennatamente. Se all'andata il Bari vince 3-1 ci sta tutto; questo è l'argomento con cui ho caricato i ragazzi. Io col Cagliari ho fatto un contratto di sei mesi più due anni; questa impresa la metto ai primissimi posti della mia carriera. Con presidente e direttore siamo d'accordo; la società ha sempre investito, spero stavolta di far spendere i soldi giusti per ripagare il presidente. Non capisco quando i tifosi fanno il tifo contro un'altra squadra; il pubblico di Bari è stato bravissimo, i loro giocatori hanno lottato come i leoni, ricordargli di essere in serie B non è bello. A Mignani ho già fatto i complimenti; è posato, giovane, e gli auguro ogni bene. Io prima o poi andrò a casa, quindi largo ai giovani».
Leonardo Pavoletti, il match winner, commenta: «Faccio tanta autocritica, pensavo di essere io il problema. Ho avuto paura di non entrare, invece sono entrato ed è entrata pure la palla. All'andata ho fatto male, ma se sono messo in condizione come oggi posso fare goal. Si capirà nei prossimi giorni cosa è successo. Queste settimane le abbiamo passate in apnea, il primo a crederci è stato il mister. Ci ha portato giorno dopo giorno a credere nel sogno, questa serie A è soprattutto sua. Ha avuto sempre ragione, con lui è stato tutto più facile. Con un finale così crollano tutte le maschere ed è tutto più bello. Non mi aspettavo di trovare una persona del genere, ma è stato sempre sul pezzo fin dal primo giorno. Non è il cognome a fare la differenza, ma come ti rapporti con i ragazzi. Lui fa sì che tutti i giocatori diano il massimo per lui. L'anno scorso ci siamo meritati di retrocedere, quest'anno ci siamo meritati di salire. I primi sei mesi sono stati difficilissimi, c'era pressione ma l'obiettivo è sempre stato il gruppo; questo porta a risultati grandiosi. Siamo passati da un anno difficilissimo, ci siamo dimostrati uomini. Faccio i complimenti allo stadio, prima del fischio di inizio ho pensato che fosse la finale di Champions. È il calcio che si sogna da bambini; una piazza del genere mette più pressione ai giocatori di casa che agli avversari. Io faccio i complimenti a Polito perché ci mette cuore e dedizione; ha fatto una squadra devastante con giocatori che facevano la serie C. Oggi hanno sentito più la pressione di vincere rispetto all'andata. Ho molto piacere di essere andato con il Cagliari in serie A, ma credo che anche una piazza come Bari debba essere in serie A».