Calcio
Bari di “corto muso”. Ecco le vittorie sporche, un segnale che va colto
I biancorossi regolano anche l’Ascoli. Pragmatismo e la fortuna amica: ecco la formula per continuare a sognare
Bari - lunedì 6 marzo 2023
Nove punti in una settimana, cinque vittorie e un pari nelle ultime sei, ottava vittoria stagionale in trasferta. E, soprattutto, 49 punti in classifica che valgono una notte al secondo posto in solitaria, in attesa che stasera il Genoa completi il 28mo turno ospitando a Marassi il Cosenza. Questo è il quadro, in estrema sintesi, del magic moment di un Bari che non si ferma più. I galletti escono con la posta piena anche dal Del Duca, dopo lo 0-1 sull'Ascoli firmato dal rigore di Cheddira, tornato al goal (il 15mo in campionato) dopo tre partite di astinenza.
Vittoria doveva essere, e vittoria è stata, per i galletti che vogliono continuare a stupire. Alla vigilia mister Michele Mignani ripeteva il suo mantra preferito: belli o brutti, puliti o sporchi, i punti sono punti. E al Bari servono, così come servono a tutti. La sua squadra recepisce, e mette in pratica. Più sporca di così la vittoria in terra marchigiana non poteva essere, e con il successo sull'Ascoli arriva anche tutta una serie di segnali che non possono non essere colti.
Il Bari non ruba l'occhio, anzi. Il maxi turn over varato da Mignani si fa sentire, tanto sulla qualità del gioco quanto sulla tenuta mentale della squadra. La scelta (comprensibile, visti i tre impegni ravvicinati) di lasciare contemporaneamente a riposto tre leader come Di Cesare, Maiello e Antenucci si aggiunge a quella di privarsi ancora della fantasia di Botta (sostituito da un Bellomo sottotono) e alla pesante assenza di Folorunsho: un mix che produce i suoi visibili effetti sulla squadra, che già nel primo tempo si trova sì a gestire il possesso, ma troppo a ridosso della propria area di rigore. Ne approfitta l'Ascoli, che dall'arrivo di Breda ha totalizzato tre vittorie e un pareggio (subendo zero reti), per mettere in difficoltà i galletti, salvati da un super Caprile sul missile di Collocolo.
Eppure il picchio batte ma non sfonda, e questo è il primo segnale che il Bari deve cogliere. Gli dèi del pallone proteggono i galletti quando, al 25', il Var revoca (giustamente) il rigore inizialmente concesso all'Ascoli dal signor Abisso; il flipper che spedisce il pallone sul braccio di Molina non può essere punito con un penalty. Il Bari con fatica si ricompatta, si affida al suo portiere e si fa sorreggere dal monumentale Benedetti a centrocampo, il faro del gioco nella giornata in cui Maita si prende la cabina di regia ma non brilla come da mezzala. Il resto lo fa il regalo di Falzerano, che al 42' si fa espellere per l'intervento killer su Molina, aprendo così al Bari le porte del successo. Cheddira (su sponda di Benedetti) si procura e trasforma al 48' il rigore che deciderà la partita.
Sembra tutto facile, ma nella ripresa i biancorossi fanno di tutto per complicarsi la vita. Paradosso dei paradossi: il Bari gestisce il palleggio per oltre il 60% del tempo, ma la partita la fa l'Ascoli, i biancorossi si chiudono e ripartono. Il grande torto del Bari (sottolineato tanto da Mignani quanto da Pucino nel post partita) è non chiudere i conti: prima Esposito (partita da 5, va rivisto), poi Cheddira, poi due volte il neo entrato Scheidler non affondano la stoccata vincente e lasciano in vita un Ascoli mai domo e sempre pericoloso. Quando Breda decide per il rischiatutto nel finale, con gli ingressi di Forte, Marsura e Dionisi, l'Ascoli intensifica la pressione e costringe il Bari sulla difensiva. Mignani sceglie di opporre tre difensori ai tre attaccanti bianconeri, mandando dentro anche Di Cesare insieme a Zuzek e Vicari, e di infoltire il centrocampo con Mallamo e l'ottimo Benali: l'atteggiamento difensivista, contro una squadra in inferiorità numerica, espone i biancorossi al rischio beffa. Al 94' Dionisi entra in rotta di collisione con Zuzek e le immagini mostrano l'evidenza di una simulazione che sembrava molto meno simulazione; il rischio di gettare due punti alle ortiche si fa enorme. Ma, visto che questa è la partita dei segnali da cogliere, l'arbitro Abisso decide di passarci su, senza rigore per l'Ascoli e senza ammonizione a Dionisi: anche stavolta l'ha spuntata Mignani.
Pure quando le sue scelte non convincono i più, il tecnico ha il merito di far parlare i risultati in difesa del suo operato. Mignani non incanterà con il suo gioco, ma il rendimento strabiliante dei biancorossi è inattaccabile, un biglietto da visita glitterato per presentare lo straordinario lavoro fatto da allenatore e squadra per arrivare fin qui. Senza la pretesa di essere l'inventore del calcio, con umiltà, strategia e anche una discreta dose di fortuna (non guasta mai) Mignani sta confezionando un capolavoro, da quello che sembrava un "semplice" miracolo. Il Bari in questi mesi ha salito anche il gradino che mancava, quello delle vittorie sporche. Mister Allegri, illustre collega di Mignani, le chiamerebbe ''di corto muso'', mutuando dall'ippica una felice allegoria. E va benissimo così: a partire dal folle successo in casa della Spal la squadra di Mignani si è votata alla concretezza più totale, una sorta di religione sportiva che ha permesso di mettersi alle spalle l'obiettivo salvezza e guardare avanti.
Brescia, Venezia, Ascoli: questi gli ultimi tre avversari regolati dal Bari in campionato, al termine di partite che hanno messo la sofferenza a fattore comune. E il Bari, stringendo i denti, con cinismo ed enorme senso pratico, ha portato a casa in otto giorni questi nove punti, che danno tutta un'altra dimensione e prospettiva alla stagione dei galletti.
Le vittorie sporche, di corto muso: sono questi i segnali da cogliere? Sì, e non coglierli equivarrebbe continuare a mantenere un profilo basso che fa a cazzotti con una classifica da far brillare gli occhi. Perché se è vero che in questa B ci sono squadre sulla carta molto meglio attrezzate della matricola Bari, è altrettanto vero che il segreto di questo gruppo sta nella solidità di spirito e nella continuità di risultati. Denti stretti, applicazione e sofferenza: sono lontani i tempi dei 6-2, 4-1 e 4-0, ma il Bari vince lo stesso e vola in classifica.
E ora? Testa al Frosinone. L'obiettivo di un San Nicola vestito per le grandi occasioni, vista la prelibatezza della posta in palio, è tutt'altro che utopistico. Soprattutto perché di fronte ci sarà la squadra dell'ex Grosso, che ha sbriciolato la lotta per il primo posto e sta veleggiando con il vento in poppa verso il ritorno in A. E adesso i galletti dovranno provare a salire l'ultimo gradino. Per mutuale le parole di Pucino, basta delusioni quando il San Nicola si veste a festa. D'altra parte, se qui il sogno si sta facendo di volta in volta più "ingombrante" e concreto, tanto vale continuare a sognare, e a sognare in grande.
Vittoria doveva essere, e vittoria è stata, per i galletti che vogliono continuare a stupire. Alla vigilia mister Michele Mignani ripeteva il suo mantra preferito: belli o brutti, puliti o sporchi, i punti sono punti. E al Bari servono, così come servono a tutti. La sua squadra recepisce, e mette in pratica. Più sporca di così la vittoria in terra marchigiana non poteva essere, e con il successo sull'Ascoli arriva anche tutta una serie di segnali che non possono non essere colti.
Il Bari non ruba l'occhio, anzi. Il maxi turn over varato da Mignani si fa sentire, tanto sulla qualità del gioco quanto sulla tenuta mentale della squadra. La scelta (comprensibile, visti i tre impegni ravvicinati) di lasciare contemporaneamente a riposto tre leader come Di Cesare, Maiello e Antenucci si aggiunge a quella di privarsi ancora della fantasia di Botta (sostituito da un Bellomo sottotono) e alla pesante assenza di Folorunsho: un mix che produce i suoi visibili effetti sulla squadra, che già nel primo tempo si trova sì a gestire il possesso, ma troppo a ridosso della propria area di rigore. Ne approfitta l'Ascoli, che dall'arrivo di Breda ha totalizzato tre vittorie e un pareggio (subendo zero reti), per mettere in difficoltà i galletti, salvati da un super Caprile sul missile di Collocolo.
Eppure il picchio batte ma non sfonda, e questo è il primo segnale che il Bari deve cogliere. Gli dèi del pallone proteggono i galletti quando, al 25', il Var revoca (giustamente) il rigore inizialmente concesso all'Ascoli dal signor Abisso; il flipper che spedisce il pallone sul braccio di Molina non può essere punito con un penalty. Il Bari con fatica si ricompatta, si affida al suo portiere e si fa sorreggere dal monumentale Benedetti a centrocampo, il faro del gioco nella giornata in cui Maita si prende la cabina di regia ma non brilla come da mezzala. Il resto lo fa il regalo di Falzerano, che al 42' si fa espellere per l'intervento killer su Molina, aprendo così al Bari le porte del successo. Cheddira (su sponda di Benedetti) si procura e trasforma al 48' il rigore che deciderà la partita.
Sembra tutto facile, ma nella ripresa i biancorossi fanno di tutto per complicarsi la vita. Paradosso dei paradossi: il Bari gestisce il palleggio per oltre il 60% del tempo, ma la partita la fa l'Ascoli, i biancorossi si chiudono e ripartono. Il grande torto del Bari (sottolineato tanto da Mignani quanto da Pucino nel post partita) è non chiudere i conti: prima Esposito (partita da 5, va rivisto), poi Cheddira, poi due volte il neo entrato Scheidler non affondano la stoccata vincente e lasciano in vita un Ascoli mai domo e sempre pericoloso. Quando Breda decide per il rischiatutto nel finale, con gli ingressi di Forte, Marsura e Dionisi, l'Ascoli intensifica la pressione e costringe il Bari sulla difensiva. Mignani sceglie di opporre tre difensori ai tre attaccanti bianconeri, mandando dentro anche Di Cesare insieme a Zuzek e Vicari, e di infoltire il centrocampo con Mallamo e l'ottimo Benali: l'atteggiamento difensivista, contro una squadra in inferiorità numerica, espone i biancorossi al rischio beffa. Al 94' Dionisi entra in rotta di collisione con Zuzek e le immagini mostrano l'evidenza di una simulazione che sembrava molto meno simulazione; il rischio di gettare due punti alle ortiche si fa enorme. Ma, visto che questa è la partita dei segnali da cogliere, l'arbitro Abisso decide di passarci su, senza rigore per l'Ascoli e senza ammonizione a Dionisi: anche stavolta l'ha spuntata Mignani.
Pure quando le sue scelte non convincono i più, il tecnico ha il merito di far parlare i risultati in difesa del suo operato. Mignani non incanterà con il suo gioco, ma il rendimento strabiliante dei biancorossi è inattaccabile, un biglietto da visita glitterato per presentare lo straordinario lavoro fatto da allenatore e squadra per arrivare fin qui. Senza la pretesa di essere l'inventore del calcio, con umiltà, strategia e anche una discreta dose di fortuna (non guasta mai) Mignani sta confezionando un capolavoro, da quello che sembrava un "semplice" miracolo. Il Bari in questi mesi ha salito anche il gradino che mancava, quello delle vittorie sporche. Mister Allegri, illustre collega di Mignani, le chiamerebbe ''di corto muso'', mutuando dall'ippica una felice allegoria. E va benissimo così: a partire dal folle successo in casa della Spal la squadra di Mignani si è votata alla concretezza più totale, una sorta di religione sportiva che ha permesso di mettersi alle spalle l'obiettivo salvezza e guardare avanti.
Brescia, Venezia, Ascoli: questi gli ultimi tre avversari regolati dal Bari in campionato, al termine di partite che hanno messo la sofferenza a fattore comune. E il Bari, stringendo i denti, con cinismo ed enorme senso pratico, ha portato a casa in otto giorni questi nove punti, che danno tutta un'altra dimensione e prospettiva alla stagione dei galletti.
Le vittorie sporche, di corto muso: sono questi i segnali da cogliere? Sì, e non coglierli equivarrebbe continuare a mantenere un profilo basso che fa a cazzotti con una classifica da far brillare gli occhi. Perché se è vero che in questa B ci sono squadre sulla carta molto meglio attrezzate della matricola Bari, è altrettanto vero che il segreto di questo gruppo sta nella solidità di spirito e nella continuità di risultati. Denti stretti, applicazione e sofferenza: sono lontani i tempi dei 6-2, 4-1 e 4-0, ma il Bari vince lo stesso e vola in classifica.
E ora? Testa al Frosinone. L'obiettivo di un San Nicola vestito per le grandi occasioni, vista la prelibatezza della posta in palio, è tutt'altro che utopistico. Soprattutto perché di fronte ci sarà la squadra dell'ex Grosso, che ha sbriciolato la lotta per il primo posto e sta veleggiando con il vento in poppa verso il ritorno in A. E adesso i galletti dovranno provare a salire l'ultimo gradino. Per mutuale le parole di Pucino, basta delusioni quando il San Nicola si veste a festa. D'altra parte, se qui il sogno si sta facendo di volta in volta più "ingombrante" e concreto, tanto vale continuare a sognare, e a sognare in grande.