Calcio
Bari in bambola, Pisa troppo più forte. Una sconfitta che sa di realismo
I biancorossi si fermano a quattordici risultati utili di fila. Evidente lo squilibrio di forze in campo
Bari - sabato 14 dicembre 2024
0.30
Si ferma a quattordici la striscia di risultati utili consecutivi del Bari, che dopo tre mesi torna ad assaporare l'amaro della sconfitta, e lo fa nel peggiore dei modi. I biancorossi perdono 2-0 per mano del Pisa all'Arena Garibaldi, dove decidono nella ripresa le reti di Moreo e Piccinini, al termine di una sfida che mette in mostra tutto lo squilibrio delle forze in campo.
Dopo oltre un anno, i galletti tornano a disputare un big match di alta quota, evidenziando però tutte le difficoltà del caso contro una squadra, i nerazzurri di Inzaghi, semplicemente troppo più forte e fuori misura per Longo e i suoi. Un Bari graziato già nel primo tempo, quando i toscani dominano per intensità e qualità di gioco, ma sprecano tre volte con Angori e Tourè. Eppure, nonostante i veri e propri regali di un Pisa volitivo ma impreciso, i biancorossi rimangono imbambolati a guardare anche a inizio ripresa, quando Canestrelli fa da sponda per Moreo, che si inventa un colpo di tacco delizioso per battere Radunovic, nel vuoto di una difesa ospite che poi crolla definitivamente sul destro di Piccinini, servito ancora da Canestrelli in versione difensore assist-man.
Troppo forte il Pisa, troppo poco il Bari. Inzaghi porta Longo a lezione, infliggendo al Bari una sconfitta pesante, nelle dimensioni e nello sviluppo della partita. I galletti tengono di più il possesso palla, ma reggono non oltre il 10' di gioco la maggiore intensità, lo strapotere fisico e la qualità tecnica dei toscani. Longo imposta un tipo di partita diverso rispetto a quella di La Spezia, l'ultimo precedente contro una delle tre "cannibali" del campionato, ma qualcosa va storto. Stavolta la differenza di valori tecnici emerge, e in casa Bari viene fuori con grande nitidezza la scarsità di soluzioni alternative.
La scelta di Favasuli per dare un turno di riposo a Oliveri non paga, perché l'esterno scuola Fiorentina dopo il primo quarto d'ora progressivamente sparisce dalla partita, e l'assenza di Mantovani per squalifica obbliga Vicari a stringere i denti al centro della difesa. Il capitano regge finché può, ma alla lunga la prepotenza fisica di Lind e la qualità della coppia Tramoni-Moreo piega la resistenza della retroguardia biancorossa, dove anche Pucino e Obaretin fanno quello che possono, ma non è abbastanza. Qualità, invece, che il Bari non riesce proprio a trovare nelle sue soluzioni offensive, soprattutto senza l'apporto di Sibilli e Falletti, che a turno finiscono per perdersi tra le linee senza mai trovare spunti e giocate. Benali e Maita in mezzo al campo corrono tanto, però a vuoto davanti al possesso esiguo ma sempre verticale del Pisa, sulla fascia Dorval non è travolgente come al solito, e la coppia "pesante" Novakovich-Favilli denuncia un'eccessiva staticità che priva i biancorossi dell'arma prediletta dell'attacco alla profondità. Lasagna recupera solo per la panchina e per l'ultima mezz'ora, quando ormai la situazione è compromessa, con un Bari in grado di andare al tiro solo al 90', ma il subentrato Oliveri da pochi metri manca completamente la porta.
Insomma, poco Bari e troppo Pisa: un cocktail che evidenzia i contorni della supremazia dei padroni di casa, certificata da un risultato che avrebbe potuto essere anche più punitivo per Longo e i suoi. È il caso di fare drammi? Certamente no. Ma sarebbe opportuno anche fare un bagno di realismo, considerando innanzitutto l'ipotesi che i playoff possano non avere luogo, visto il dominio incontrastato delle prime tre della classe, e il ritardo accumulato da corazzate come Cremonese, Samp e Palermo. Al Bari va riconosciuto il merito di essere andato, fin qui, ben oltre i propri limiti. I galletti si sono conquistati con merito la possibilità di guardare in alto e occupare i quartieri nobili della classifica, pur davanti alla lunga serie di rimpianti per tante partite pareggiate e che avrebbero potuto essere vinte dai galletti; ma va sottolineato come il destino dell'obiettivo stagionale fissato dal presidente De Laurentiis (la partecipazione agli spareggi promozione) non si regga esclusivamente sui meriti accumulati dalla squadra in campo.
Longo, con la grande onestà che lo caratterizza, mette l'accento sulla necessità dei suoi di lavorare sempre più duramente per raggiungere un livello (quello di Pisa, Sassuolo e Spezia) che al momento appare decisamente oltre le capacità del Bari. I nerazzurri toscani, all'ombra della torre pendente, sono l'esempio più plastico di cosa voglia dire "programmazione", la messa in atto di un progetto pluriennale basato su idee e investimenti. Una vision che, è lecito constatarlo, a cui la società dei De Laurentiis ha preferito un più "sostenibile" tirare avanti anno per anno; il risultato è che ogni successo della squadra va riconosciuto solo al lavoro di allenatori e calciatori, chiamati a overperformare costantemente per sgomitare e dire la loro nei quartieri più nobili della classifica, e per evitare il disastro visto ed evitato per il rotto della cuffia appena un campionato fa.
Ecco, quindi, che l'approssimarsi del capodanno coincide con l'ennesimo appello che la piazza barese torna a rivolgere alla proprietà, affinché si investa sul serio per rinforzare una squadra buona ma con ancora parecchie lacune, così da provare a ridurre un gap ingeneroso con le prime, e da mettere le basi per una progettualità che, dal ritorno in serie B, non si è mai concretamente vista.
Dopo oltre un anno, i galletti tornano a disputare un big match di alta quota, evidenziando però tutte le difficoltà del caso contro una squadra, i nerazzurri di Inzaghi, semplicemente troppo più forte e fuori misura per Longo e i suoi. Un Bari graziato già nel primo tempo, quando i toscani dominano per intensità e qualità di gioco, ma sprecano tre volte con Angori e Tourè. Eppure, nonostante i veri e propri regali di un Pisa volitivo ma impreciso, i biancorossi rimangono imbambolati a guardare anche a inizio ripresa, quando Canestrelli fa da sponda per Moreo, che si inventa un colpo di tacco delizioso per battere Radunovic, nel vuoto di una difesa ospite che poi crolla definitivamente sul destro di Piccinini, servito ancora da Canestrelli in versione difensore assist-man.
Troppo forte il Pisa, troppo poco il Bari. Inzaghi porta Longo a lezione, infliggendo al Bari una sconfitta pesante, nelle dimensioni e nello sviluppo della partita. I galletti tengono di più il possesso palla, ma reggono non oltre il 10' di gioco la maggiore intensità, lo strapotere fisico e la qualità tecnica dei toscani. Longo imposta un tipo di partita diverso rispetto a quella di La Spezia, l'ultimo precedente contro una delle tre "cannibali" del campionato, ma qualcosa va storto. Stavolta la differenza di valori tecnici emerge, e in casa Bari viene fuori con grande nitidezza la scarsità di soluzioni alternative.
La scelta di Favasuli per dare un turno di riposo a Oliveri non paga, perché l'esterno scuola Fiorentina dopo il primo quarto d'ora progressivamente sparisce dalla partita, e l'assenza di Mantovani per squalifica obbliga Vicari a stringere i denti al centro della difesa. Il capitano regge finché può, ma alla lunga la prepotenza fisica di Lind e la qualità della coppia Tramoni-Moreo piega la resistenza della retroguardia biancorossa, dove anche Pucino e Obaretin fanno quello che possono, ma non è abbastanza. Qualità, invece, che il Bari non riesce proprio a trovare nelle sue soluzioni offensive, soprattutto senza l'apporto di Sibilli e Falletti, che a turno finiscono per perdersi tra le linee senza mai trovare spunti e giocate. Benali e Maita in mezzo al campo corrono tanto, però a vuoto davanti al possesso esiguo ma sempre verticale del Pisa, sulla fascia Dorval non è travolgente come al solito, e la coppia "pesante" Novakovich-Favilli denuncia un'eccessiva staticità che priva i biancorossi dell'arma prediletta dell'attacco alla profondità. Lasagna recupera solo per la panchina e per l'ultima mezz'ora, quando ormai la situazione è compromessa, con un Bari in grado di andare al tiro solo al 90', ma il subentrato Oliveri da pochi metri manca completamente la porta.
Insomma, poco Bari e troppo Pisa: un cocktail che evidenzia i contorni della supremazia dei padroni di casa, certificata da un risultato che avrebbe potuto essere anche più punitivo per Longo e i suoi. È il caso di fare drammi? Certamente no. Ma sarebbe opportuno anche fare un bagno di realismo, considerando innanzitutto l'ipotesi che i playoff possano non avere luogo, visto il dominio incontrastato delle prime tre della classe, e il ritardo accumulato da corazzate come Cremonese, Samp e Palermo. Al Bari va riconosciuto il merito di essere andato, fin qui, ben oltre i propri limiti. I galletti si sono conquistati con merito la possibilità di guardare in alto e occupare i quartieri nobili della classifica, pur davanti alla lunga serie di rimpianti per tante partite pareggiate e che avrebbero potuto essere vinte dai galletti; ma va sottolineato come il destino dell'obiettivo stagionale fissato dal presidente De Laurentiis (la partecipazione agli spareggi promozione) non si regga esclusivamente sui meriti accumulati dalla squadra in campo.
Longo, con la grande onestà che lo caratterizza, mette l'accento sulla necessità dei suoi di lavorare sempre più duramente per raggiungere un livello (quello di Pisa, Sassuolo e Spezia) che al momento appare decisamente oltre le capacità del Bari. I nerazzurri toscani, all'ombra della torre pendente, sono l'esempio più plastico di cosa voglia dire "programmazione", la messa in atto di un progetto pluriennale basato su idee e investimenti. Una vision che, è lecito constatarlo, a cui la società dei De Laurentiis ha preferito un più "sostenibile" tirare avanti anno per anno; il risultato è che ogni successo della squadra va riconosciuto solo al lavoro di allenatori e calciatori, chiamati a overperformare costantemente per sgomitare e dire la loro nei quartieri più nobili della classifica, e per evitare il disastro visto ed evitato per il rotto della cuffia appena un campionato fa.
Ecco, quindi, che l'approssimarsi del capodanno coincide con l'ennesimo appello che la piazza barese torna a rivolgere alla proprietà, affinché si investa sul serio per rinforzare una squadra buona ma con ancora parecchie lacune, così da provare a ridurre un gap ingeneroso con le prime, e da mettere le basi per una progettualità che, dal ritorno in serie B, non si è mai concretamente vista.