Calcio
Bari “progetto fragile”. Urgono rinforzi
La sconfitta con la Juve Stabia mette a nudo i difetti dei biancorossi. Poco tempo per rimediare
Bari - domenica 18 agosto 2024
1.40
Il sequel di un film già visto? È il timore, il terrore, che da ieri sera si fa strada nelle coscienze dei tifosi biancorossi. Dopo il disastroso campionato appena passato, quello nuovo si apre con un pesante 1-3 in casa per mano della Juve Stabia, formazione neopromossa dalla serie C. Ce n'è abbastanza per rivivere quegli incubi che maggio sembrava aver portato via, o almeno così si sperava.
Eppure va usato buon senso: è la prima partita di un campionato nuovo, di una squadra rivoluzionata, con un mister appena arrivato e con i quadri dirigenziali rinnovati da cima a fondo. Serve pazienza, e soprattutto serve non buttare fin da subito il bambino con l'acqua sporca. I tre schiaffoni rimediati dalle vespe possono (e devono) servire per sistemare quanto c'è da sistemare, con la ricetta che mister Moreno Longo ripete come un mantra: «Umiltà e lavoro». Il passivo è imbarazzante, però sarebbe ingiusto non sottolineare anche ciò che di si è intravisto quando il punteggio era ancora di parità. Scambi nello stretto, dialoghi interessanti tra Sibilli e Lasagna, le incursioni di Obaretin dalla difesa, la corsa di Favasuli e Dorval.
Il problema? Regalare due goal esattamente in fotocopia: perdersi la marcatura su Bellich prima e su Folino poi è un peccato imperdonabile, come lo stesso Longo ha tenuto a sottolineare, ammettendo di essere in cima alla lista dei responsabili. Certo, quando all'improvviso ti trovi sotto di due goal e il portiere avversario ti nega ogni occasione per rientrare in partita (superbo Thiam prima su Dorval e poi su Novakovich), allora la strada si fa terribilmente in salita. Soprattutto se non riesci a pareggiare l'avversario sul piano dell'intensità e dell'aggressività, come sempre Longo ha tenuto a sottolineare insieme a un atteggiamento, nel complesso, sbagliato. Il punto esclamativo di Artistico e la rete di Ricci nel finale servono giusto a dare i contorni della proposizione aritmetica a un successo che la squadra di Pagliuca ha meritato di portare a casa.
Come se ne esce? Lavoro e umiltà, senza dubbio. Ma è ora anche di accelerare sul mercato e portare a Longo i rinforzi che chiede, con garbo ma anche con una certa insistenza, dal suo arrivo. Eh sì, perché a questa squadra, così com'è, mancano almeno tre titolari e diversi elementi per infoltire la pattuglia delle alternative di spessore. La difesa va assolutamente strutturata con altri innesti oltre a Mantovani, sulla trequarti serve qualcuno di peso che possa dialogare con Sibilli e alzare il tasso qualitativo della manovra (come non pensare a Partipilo?), e a centrocampo ci vogliono alternative concrete alla coppia Benali-Maiello, bella da vedere ma che perde qualcosa in fase di recupero.
Quello del Bari, a metà agosto, è un bel progetto tecnico, che riposa nelle mani ambiziose di Longo, nelle gambe giovani di molti ragazzi di belle speranze e nella voglia di rilancio di gente come Lasaga e Novakovich; ma, al tempo stesso, si regge anche su un equilibrio fragile. In una serie B ultra competitiva, con squadre che hanno investito e parecchio per ambire alla promozione, senza gente di qualità ed esperienza si rischia di finire nell'anonimato (se va bene), o di ripassare addirittura tra le fiamme infernali della lotta salvezza.
E sarebbe uno scenario immeritato per il popolo barese, che anche in una notte di mezza estate ha risposto con 21mila presenze al San Nicola, rinunciando alle vacanze e sottraendo tempo alla famiglia e agli amici. Per questo è doveroso che la società assecondi il desiderio spasmodico di "priscio" della piazza biancorossa, dando seguito a quanto fatto ingaggiando un tecnico ambizioso come Longo. E non solo perché di qui alla fine di agosto ci sono in palio altri nove punti, con un calendario molto difficile (Modena e Samp fuori, Sassuolo in casa), ma soprattutto perché alla piazza biancorossa va restituito il sacrosanto diritto di poter sognare in grande, e di vedere la propria squadra protagonista della zona alta della classifica, e non dei bassifondi. E se, per far questo, serve mettere mano al portafoglio e fare qualche investimento importante, che lo si faccia. Il tempo scorre, gli altri non aspetteranno.
Eppure va usato buon senso: è la prima partita di un campionato nuovo, di una squadra rivoluzionata, con un mister appena arrivato e con i quadri dirigenziali rinnovati da cima a fondo. Serve pazienza, e soprattutto serve non buttare fin da subito il bambino con l'acqua sporca. I tre schiaffoni rimediati dalle vespe possono (e devono) servire per sistemare quanto c'è da sistemare, con la ricetta che mister Moreno Longo ripete come un mantra: «Umiltà e lavoro». Il passivo è imbarazzante, però sarebbe ingiusto non sottolineare anche ciò che di si è intravisto quando il punteggio era ancora di parità. Scambi nello stretto, dialoghi interessanti tra Sibilli e Lasagna, le incursioni di Obaretin dalla difesa, la corsa di Favasuli e Dorval.
Il problema? Regalare due goal esattamente in fotocopia: perdersi la marcatura su Bellich prima e su Folino poi è un peccato imperdonabile, come lo stesso Longo ha tenuto a sottolineare, ammettendo di essere in cima alla lista dei responsabili. Certo, quando all'improvviso ti trovi sotto di due goal e il portiere avversario ti nega ogni occasione per rientrare in partita (superbo Thiam prima su Dorval e poi su Novakovich), allora la strada si fa terribilmente in salita. Soprattutto se non riesci a pareggiare l'avversario sul piano dell'intensità e dell'aggressività, come sempre Longo ha tenuto a sottolineare insieme a un atteggiamento, nel complesso, sbagliato. Il punto esclamativo di Artistico e la rete di Ricci nel finale servono giusto a dare i contorni della proposizione aritmetica a un successo che la squadra di Pagliuca ha meritato di portare a casa.
Come se ne esce? Lavoro e umiltà, senza dubbio. Ma è ora anche di accelerare sul mercato e portare a Longo i rinforzi che chiede, con garbo ma anche con una certa insistenza, dal suo arrivo. Eh sì, perché a questa squadra, così com'è, mancano almeno tre titolari e diversi elementi per infoltire la pattuglia delle alternative di spessore. La difesa va assolutamente strutturata con altri innesti oltre a Mantovani, sulla trequarti serve qualcuno di peso che possa dialogare con Sibilli e alzare il tasso qualitativo della manovra (come non pensare a Partipilo?), e a centrocampo ci vogliono alternative concrete alla coppia Benali-Maiello, bella da vedere ma che perde qualcosa in fase di recupero.
Quello del Bari, a metà agosto, è un bel progetto tecnico, che riposa nelle mani ambiziose di Longo, nelle gambe giovani di molti ragazzi di belle speranze e nella voglia di rilancio di gente come Lasaga e Novakovich; ma, al tempo stesso, si regge anche su un equilibrio fragile. In una serie B ultra competitiva, con squadre che hanno investito e parecchio per ambire alla promozione, senza gente di qualità ed esperienza si rischia di finire nell'anonimato (se va bene), o di ripassare addirittura tra le fiamme infernali della lotta salvezza.
E sarebbe uno scenario immeritato per il popolo barese, che anche in una notte di mezza estate ha risposto con 21mila presenze al San Nicola, rinunciando alle vacanze e sottraendo tempo alla famiglia e agli amici. Per questo è doveroso che la società assecondi il desiderio spasmodico di "priscio" della piazza biancorossa, dando seguito a quanto fatto ingaggiando un tecnico ambizioso come Longo. E non solo perché di qui alla fine di agosto ci sono in palio altri nove punti, con un calendario molto difficile (Modena e Samp fuori, Sassuolo in casa), ma soprattutto perché alla piazza biancorossa va restituito il sacrosanto diritto di poter sognare in grande, e di vedere la propria squadra protagonista della zona alta della classifica, e non dei bassifondi. E se, per far questo, serve mettere mano al portafoglio e fare qualche investimento importante, che lo si faccia. Il tempo scorre, gli altri non aspetteranno.