Calcio
Centoundici anni di Bari, il ricordo dell'ex Pino Giusto: «Quella promozione del 1985...»
Il centrocampista biancorosso degli anni '80: «Con De Laurentiis costruita squadra di valore. Masinga? Grande uomo»
Bari - martedì 15 gennaio 2019
19.02
15 gennaio 1908-15 gennaio 2019: il Bari calcio compie 111 anni. Una storia fatta di cadute e rinascite, gioie e delusioni, ma sempre contraddistinta dall'amore della città per la sua squadra, per i colori biancorossi. Dopo il fallimento della scorsa estate il tentativo di risalita, con la famiglia De Laurentiis al timone del nuovo club nato dalle ceneri del 16 luglio. Ne abbiamo parlato con una vecchia gloria del Bari calcio, Pino Giusto: classe 1961, è stato protagonista nel centrocampo biancorosso negli anni '80, in quello che è passato alla storia come il Bari dei baresi. Passato dall'altra parte della "barricata", nel curriculum del Pino Giusto allenatore le panchine - fra le altre - di Monopoli, Brindisi e Matera fino all'esperienza recentemente conclusasi a Molfetta, e un passato prossimo alla guida dell'Under 15 biancorossa sotto la presidenza Paparesta.
Lei è stato protagonista negli anni '80 del cosiddetto Bari dei baresi. Qualche ricordo di quell'epoca gloriosa in biancorosso nel giorno dei 111 anni del galletto?
Senza dubbio la promozione in Serie A nella stagione 1984/1985. Il Bari non saliva in A dal 1969. Per me, da barese, giocare e andare in A con la squadra del cuore è stato il massimo che potessi desiderare.
Questo compleanno del Bari è stato funestato nelle scorse ore dalla notizia della scomparsa prematura di Philemon Masinga, protagonista con la maglia biancorossa negli anni '90, appena una generazione dopo la sua. Un altro grande del passato recente che se ne va dopo Ingesson e Mancini…
La scomparsa di Phil mi addolora tanto. Non ho giocato insieme a lui ma mi dicono che sia stato un grande uomo prima ancora che un grande calciatore.
Il 2018 è stato un anno triste per questi colori. Dopo esserci andati vicini per 2 volte in 4 anni è arrivato il doloroso fallimento. Credeva che quella data del 16 luglio sarebbe davvero arrivata prima o poi?
Mai avrei immaginato una fine così ingloriosa per la nostra squadra. Con un po' di equilibrio in più si poteva e si doveva pensare a salvare la società.
Dal punto più basso alla speranza di rinascita. Come vede il futuro a medio-lungo termine con la famiglia De Laurentiis alla guida del club?
Penso che i De Laurentiis abbiano dato un'impronta nell'organizzazione societaria. Ai comandi ci sono uomini di esperienza. Infatti, nonostante la partenza in ritardo hanno costruito una squadra di valore. Un piccolo vantaggio sta nel fatto che calciatori importanti nonostante la categoria siano stati attratti da quella grande piazza che è Bari.
Il Bari si sta misurando con un campionato difficile come la Serie D. In molti lamentano l'assenza di un gioco scintillante, ma i risultati sono ampiamente dalla parte di mister e squadra, che stanno macinando record su record. Come se la sta cavando secondo lei Cornacchini?
I dati sono senza dubbio dalla parte del mister. Certo che per il palato fine che ha la tifoseria del Bari, visto il grande passato, il gioco può ancora migliorare molto sotto l'aspetto qualitativo.
In questa categoria stiamo anche facendo i conti con situazioni al limite come quelle di San Cataldo. Come si gestiscono questi episodi di tensione?
La squadra non deve mai cadere nella trappola delle provocazioni. Nelle categorie dilettantistiche i fattori esterni condizionano spesso l'andamento della partita, ma una squadra forte vince nel rettangolo di gioco e non si fa condizionare dalle eventuali provocazioni.
La Serie D è il campionato dei giovani. C'è qualche under in particolare che l'ha favorevolmente impressionata nella rosa attuale del Bari?
Marfella proprio domenica scorsa ha fatto molto bene. Piovanello e Langella, due classe 2000, hanno un futuro importante. Turi, unico barese in rosa, ha dato e può dare tanto in questa squadra, ha grande qualità.
Un'ultima curiosità. Cosa farà nel prossimo futuro?
Quello che spesso ho fatto: allenare e aiutare i giovani calciatori a crescere.
Lei è stato protagonista negli anni '80 del cosiddetto Bari dei baresi. Qualche ricordo di quell'epoca gloriosa in biancorosso nel giorno dei 111 anni del galletto?
Senza dubbio la promozione in Serie A nella stagione 1984/1985. Il Bari non saliva in A dal 1969. Per me, da barese, giocare e andare in A con la squadra del cuore è stato il massimo che potessi desiderare.
Questo compleanno del Bari è stato funestato nelle scorse ore dalla notizia della scomparsa prematura di Philemon Masinga, protagonista con la maglia biancorossa negli anni '90, appena una generazione dopo la sua. Un altro grande del passato recente che se ne va dopo Ingesson e Mancini…
La scomparsa di Phil mi addolora tanto. Non ho giocato insieme a lui ma mi dicono che sia stato un grande uomo prima ancora che un grande calciatore.
Il 2018 è stato un anno triste per questi colori. Dopo esserci andati vicini per 2 volte in 4 anni è arrivato il doloroso fallimento. Credeva che quella data del 16 luglio sarebbe davvero arrivata prima o poi?
Mai avrei immaginato una fine così ingloriosa per la nostra squadra. Con un po' di equilibrio in più si poteva e si doveva pensare a salvare la società.
Dal punto più basso alla speranza di rinascita. Come vede il futuro a medio-lungo termine con la famiglia De Laurentiis alla guida del club?
Penso che i De Laurentiis abbiano dato un'impronta nell'organizzazione societaria. Ai comandi ci sono uomini di esperienza. Infatti, nonostante la partenza in ritardo hanno costruito una squadra di valore. Un piccolo vantaggio sta nel fatto che calciatori importanti nonostante la categoria siano stati attratti da quella grande piazza che è Bari.
Il Bari si sta misurando con un campionato difficile come la Serie D. In molti lamentano l'assenza di un gioco scintillante, ma i risultati sono ampiamente dalla parte di mister e squadra, che stanno macinando record su record. Come se la sta cavando secondo lei Cornacchini?
I dati sono senza dubbio dalla parte del mister. Certo che per il palato fine che ha la tifoseria del Bari, visto il grande passato, il gioco può ancora migliorare molto sotto l'aspetto qualitativo.
In questa categoria stiamo anche facendo i conti con situazioni al limite come quelle di San Cataldo. Come si gestiscono questi episodi di tensione?
La squadra non deve mai cadere nella trappola delle provocazioni. Nelle categorie dilettantistiche i fattori esterni condizionano spesso l'andamento della partita, ma una squadra forte vince nel rettangolo di gioco e non si fa condizionare dalle eventuali provocazioni.
La Serie D è il campionato dei giovani. C'è qualche under in particolare che l'ha favorevolmente impressionata nella rosa attuale del Bari?
Marfella proprio domenica scorsa ha fatto molto bene. Piovanello e Langella, due classe 2000, hanno un futuro importante. Turi, unico barese in rosa, ha dato e può dare tanto in questa squadra, ha grande qualità.
Un'ultima curiosità. Cosa farà nel prossimo futuro?
Quello che spesso ho fatto: allenare e aiutare i giovani calciatori a crescere.