bonfanti bari frosinone. <span>Foto Ssc Bari</span>
bonfanti bari frosinone. Foto Ssc Bari
Calcio

Cinico e concreto, il Bari torna a sorridere. Ora sprint sul mercato?

I galletti centrano il primo successo del 2025, ma si attendono i rinforzi necessari

Vittoria doveva essere, e vittoria è stata. Stavolta la complessità del concetto di "vittoria attraverso il gioco" cede il passo a un po' di sana concretezza, e il Bari centra il primo successo del suo 2025, dopo tre amari pareggi di fila. Il nuovo diluvio che sferza il San Nicola, a questo giro, fa da tappeto alla vittoria strappata via con il coltello fra i denti a un Frosinone ferito dai travagli di una stagione troppo brutta per essere vera, e per questo cliente quantomai scomodo.

Il Bari la sblocca con il rigore chirurgico del ritrovato Favilli nel recupero del primo tempo, la chiude il nuovo arrivo Bonfanti con il suo primo morso di "squalo" in maglia biancorossa. Il regalo con cui Kvernadze va a rete negli ultimi secondi di gara, questa volta, non coincide con l'ennesimo psicodramma di una squadra, quella di Longo, capace come pochissime altre di fare e disfare.

L'analisi del tecnico, al solito, è di una lucidità cristallina, e sottolinea sia i molti pregi dei suoi, così come anche gli aspetti più spigolosi e ruvidi. Il Frosinone di Greco si presenta in campo con un 3-5-2 compatto, dal baricentro basso e arroccato a protezione della propria metà campo; esattamente il tipo di partita (a maggior ragione su un campo pesante ma che nel complesso regge bene) che il Bari fa tantissima fatica a interpretare. Eppure i biancorossi si armano di santa pazienza, e come i ragni tessono la loro tela per arrivare a dama. Il moto perpetuo dei giganteschi Maita e Benali assicura la giusta compenetrazione di quantità e qualità in mezzo al campo, a compensazione di una prova opaca da parte di Falletti e Bellomo sulla trequarti. La giocata individuale, lo spunto di forza e inventiva chiamato da Longo dopo il beffardo pari di Cesena, arriva sul gong del primo tempo: Dorval va via a Bettella, che lo mette giù in area e crea i presupposti per il rigore (è il Var a correggere il confusionario signor Cossu) che Favilli trasforma con freddezza olimpica.

Nella ripresa, invece, è tutta un'altra musica. Per la prima volta in questo campionato, è il Bari ad abbassarsi a protezione del vantaggio, con un po' di quel sano pragmatismo di una volta che ogni tanto serve, anche per stemperare il cervellotico calcio moderno. I galletti fanno come la luna con l'acqua del mare, contraendosi in difesa per poi distendersi nelle praterie lasciate da un Frosinone testardamente proteso in avanti. La scelta di Longo paga, perché il rischio delle due punte è proprio ciò che permette al tecnico piemontese di mettere bavaglio e museruola a una partita che ballava ancora sul preoccupante filo dell'incertezza. Mantovani fa break a centrocampo, Favilli conduce il contropiede e rifinisce col compasso per Bonfanti, che perfeziona con il piatto mancino per la sua prima gioia barese.

È tutto fatto, stavolta non ci si può sbagliare. Poco male, infatti, se a tempo scaduto Radunovic confeziona una delle sue solite frittate con i piedi, a conferma del fatto che il ricorso al retropassaggio compulsivo è un gioco molto pericoloso. Kvernadze, però, la mette dentro al solo scopo di aggiornare gli almanacchi, e magari anche per far mangiare i gomiti a Greco, che lo tiene in panca per un tempo.

Insomma, stavolta niente rimonta e tre punti portati a casa con tanto fosforo e poco, pochissimo, velluto. Un Bari non bello ma pragmatico, cattivo e concreto; lo stato di forma finalmente apprezzabile di Favilli e il killer instinct di Bonfanti non fanno altro che dare ragione a chi, dall'inizio del campionato, sostiene che con un attacco in grado di fare goal e una rosa più completa questa squadra galleggerebbe ad altre latitudini.

Già, perché il successo contro il Frosinone lascia comunque in eredità degli spiacevoli inconvenienti. L'infortunio muscolare di Simic nel riscaldamento e la botta al ginocchio patita da Pucino costringono al rientro forzato di Vicari, più preciso rispetto alle uscite precedenti ma comunque ancora non portatore di rocciose garanzie. Piove sul bagnato (è il caso di dirlo) anche sul versante squalifiche: le ammonizioni dei diffidati Benali e Maita lasceranno Longo orfano del centrocampo titolare nella delicata sfida contro la Juve Stabia, appaiata al sesto posto con gli stessi 33 punti del Bari.

Una contingenza sfortunata, certo, che però non è una casualità. Le ultime cattive notizie si vanno ad aggiungere a quelle apprese nelle scorse settimane, e relative alle assenze concomitanti di Novakovich, Lasagna, Lella e Oliveri. Se la coperta in attacco è stata un po' allungata dagli arrivi di Bonfanti e Pereiro (contestuale, quest'ultimo, all'uscita di Sibilli), a centrocampo e in difesa si fa la conta dei superstiti. È, quindi, arrivato il momento di accelerare prepotentemente sul mercato invernale, che chiuderà stasera a mezzanotte, per rinforzare un gruppo che (è appena il caso di ricordarlo) fin qui è andato ben oltre i propri limiti. Se, a quanto pare, la trattativa per portare Maggiore in biancorosso dalla Salernitana sembra destinata a tramontare, la pista inseguita dai direttori sportivi Magalini e Di Cesare porta sul lago di Como, dove il centrocampista austriaco Braunöder sarebbe pronto con la valigia in mano a scendere in Puglia.

Nei fatti, però, le ultime ore di trattative devono a tutti i costi portare quei rinforzi che Longo chiede in prosa e in musica da inizio campionato, non solo per andare incontro alle pressanti esigenze di completamento della rosa, ma anche per fare all-in sull'obiettivo playoff. Quello degli spareggi promozione è, infatti, un traguardo da salvaguardare con ogni forza dagli assalti delle corazzate attardate in classifica, ma anche dai piani di Sassuolo, Pisa e Spezia che vorrebbero fagocitare il campionato e andare direttamente in serie A senza che vengano celebrati i playoff. È, dunque, arrivato il momento di forzare la mano per provare a dare un senso compiuto a questa stagione, nonché per ricucire almeno in parte il rapporto ormai logoro tra Bari e il Bari targato De Laurentiis.
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