Calcio
Cinico e pragmatico, il Bari sfata il tabù San Nicola
Basta un lampo di Sibilli per battere l’Ascoli. Ora serve continuità per riaccendere la piazza
Bari - domenica 5 novembre 2023
Un'attesa durata cinque mesi, e spezzata in un soleggiato ma fresco pomeriggio di inizio novembre. Era dal 2 giugno scorso, da quell'incendiario successo sul Sudtirol, che il Bari non vinceva tra le mura del San Nicola; prima di ieri. Basta un assolo delizioso del solito Sibilli, a 10' dal termine, per avere ragione di un Ascoli coriaceo e infrangere il più odioso degli incantesimo: 1-0 per gli uomini di Pasquale Marino, che piano piano si sta prendendo le redini della squadra, evidentemente responsabilizzata dal cambio di guida tecnica.
Già, perché se per il bel gioco, aggressivo e propositivo, promesso dal tecnico siciliano toccherà passare più tardi, per il momento va sottolineato l'evidente progresso fatto dai biancorossi in termini di presenza mentale nel match. Il Bari quasi smarrito visto nelle ultime uscite della gestione Mignani sta dando, poco a poco, segnali di una tenuta psicologica più adatta alla portata dell'impresa che viene richiesta ai galletti.
I biancorossi fin dalle prime battute mettono alle corde i marchigiani, salvati dalla reattività di Barosi e dal muro umano costituito dalla difesa ospite a protezione della linea di porta. Va notata, con una certa fiducia, l'intensità con cui il Bari porta la pressione nella metà campo degli avversari, a cui concede poco e niente. La difesa a tre, già intravista a Brescia, sembra poter essere una soluzione anche a lungo termine, almeno nelle partite che lo consentiranno (un pregio di Marino è la capacità di adattare il suo schieramento agli uomini e agli avversari).
L'assenza di capitan Di Cesare poteva lasciare una voragine, in termini tecnici e di leadership, ma la risposta di Pucino (capitano maiuscolo di giornata, imperfetto solo a inizio ripresa ma graziato da Rodriguez) e Vicari è bella convincente, tant'è che anche Zuzek ne guadagna in sicurezza e precisione. E quando la difesa non ci arriva, ecco che è finalmente il momento anche di Brenno; super l'intervento del portiere brasiliano nel primo tempo per chiudere la porta in faccia a Di Tacchio. Un clean sheet che mancava dallo 0-0 in casa della Ternana del 3 settembre; anche questa è una buona notizia aspettata per troppo tempo.
Certo, a questa squadra difettano ancora la continuità all'interno della partita, e la pericolosità della manovra offensiva. Nasti e Diaw ci provano, ma senza trovare il bandolo della matassa. E, allora, spazio alle iniziative individuali, come quella con cui Sibilli (80') prende palla ai sessanta metri, si libera di Adjapong e Di Tacchio, scaricando un destro preciso e potente alle spalle di Barosi. Il principio, alla fine, basilare del calcio, quel gioco in cui la qualità superiore del singolo fa la differenza. E in materia di qualità il buon Sibilli se ne intende. Nel 3-4-1-2 di Marino fa praticamente tutti i ruoli: parte da trequartista, si sposta sulle fasce permettendo le sovrapposizioni di Dorval e Ricci, scala da mezzala spostando Acampora in mezzo per liberare le incursioni di Koutsoupias; il rientro di Maita, poi, dà una soluzione in più per sostituire Maiello.
Sibilli è, di fatto, immarcabile per la difesa avversaria, privata dei punti di riferimento necessari per prendere le misure all'uomo più pericoloso dei biancorossi; semplicemente imprescindibile, in questo momento. Ed è un po' il simbolo di un Bari che sa crescere nei secondi tempi, quando il gioco si fa duro.
Insomma, per vedere il vero Bari con la griffe di Pasquale Marino ci vorrà ancora un po' di tempo. Per il momento bisogna accontentarsi (ed è un gran bell'accontentarsi) dei risultati. Sette punti in tre partite, come prevedibile, danno tutta un'altra fisionomia alla classifica, che ha visto in poche settimane passare il Bari dai margini della zona playout al cuore pulsante della bagarre playoff. E adesso? Serve dare continuità. Bene Marino fa a dire che sabato prossimo a Piacenza, contro la Feralpisalò ultima della classe, il Bari avrà tutto da perdere. Serviranno concentrazione e lo stesso spirito cinico e pragmatico che ha portato i biancorossi, senza troppi fronzoli, ad aver ragione di Brescia e Ascoli nelle ultime due gare.
Un'altra vittoria significherebbe migliorare ancora una classifica che - finalmente - si fa interessante (e con questi successi acquisisce tanto valore anche la cascata di pareggi della gestione Mignani), e soprattutto sarebbe il viatico migliore per mandare i galletti alla sosta nazionali. Due settimane di lavoro, con alle spalle tre successi di fila, sarebbero manna dal cielo per Marino, ansioso di trovare le condizioni psicologiche adatte a impostare la sua rivoluzione tecnica. Vincere sabato permetterebbe al Bari di ragionare, a partire dalla sfida contro il Venezia del 25 novembre al San Nicola, in termini di un nuovo inizio di campionato.
E permetterebbe, soprattutto, al Bari di iniziare a ricucire il rapporto con la curva e la tifoseria in generale. Gli appena 16mila di ieri confermano il fatto che il popolo biancorosso abbia subito il contraccolpo della promozione svanita all'ultimo centimetro, e dell'inizio di campionato a rilento. Però l'abbraccio tributato dalla Nord alla squadra dopo il fischio finale può e deve significare il riavvicinamento tra Bari e il Bari, quel combinato disposto che ha tessuto le trame della stagione memorabile (e quasi trionfale) dello scorso anno.
Già, perché se per il bel gioco, aggressivo e propositivo, promesso dal tecnico siciliano toccherà passare più tardi, per il momento va sottolineato l'evidente progresso fatto dai biancorossi in termini di presenza mentale nel match. Il Bari quasi smarrito visto nelle ultime uscite della gestione Mignani sta dando, poco a poco, segnali di una tenuta psicologica più adatta alla portata dell'impresa che viene richiesta ai galletti.
I biancorossi fin dalle prime battute mettono alle corde i marchigiani, salvati dalla reattività di Barosi e dal muro umano costituito dalla difesa ospite a protezione della linea di porta. Va notata, con una certa fiducia, l'intensità con cui il Bari porta la pressione nella metà campo degli avversari, a cui concede poco e niente. La difesa a tre, già intravista a Brescia, sembra poter essere una soluzione anche a lungo termine, almeno nelle partite che lo consentiranno (un pregio di Marino è la capacità di adattare il suo schieramento agli uomini e agli avversari).
L'assenza di capitan Di Cesare poteva lasciare una voragine, in termini tecnici e di leadership, ma la risposta di Pucino (capitano maiuscolo di giornata, imperfetto solo a inizio ripresa ma graziato da Rodriguez) e Vicari è bella convincente, tant'è che anche Zuzek ne guadagna in sicurezza e precisione. E quando la difesa non ci arriva, ecco che è finalmente il momento anche di Brenno; super l'intervento del portiere brasiliano nel primo tempo per chiudere la porta in faccia a Di Tacchio. Un clean sheet che mancava dallo 0-0 in casa della Ternana del 3 settembre; anche questa è una buona notizia aspettata per troppo tempo.
Certo, a questa squadra difettano ancora la continuità all'interno della partita, e la pericolosità della manovra offensiva. Nasti e Diaw ci provano, ma senza trovare il bandolo della matassa. E, allora, spazio alle iniziative individuali, come quella con cui Sibilli (80') prende palla ai sessanta metri, si libera di Adjapong e Di Tacchio, scaricando un destro preciso e potente alle spalle di Barosi. Il principio, alla fine, basilare del calcio, quel gioco in cui la qualità superiore del singolo fa la differenza. E in materia di qualità il buon Sibilli se ne intende. Nel 3-4-1-2 di Marino fa praticamente tutti i ruoli: parte da trequartista, si sposta sulle fasce permettendo le sovrapposizioni di Dorval e Ricci, scala da mezzala spostando Acampora in mezzo per liberare le incursioni di Koutsoupias; il rientro di Maita, poi, dà una soluzione in più per sostituire Maiello.
Sibilli è, di fatto, immarcabile per la difesa avversaria, privata dei punti di riferimento necessari per prendere le misure all'uomo più pericoloso dei biancorossi; semplicemente imprescindibile, in questo momento. Ed è un po' il simbolo di un Bari che sa crescere nei secondi tempi, quando il gioco si fa duro.
Insomma, per vedere il vero Bari con la griffe di Pasquale Marino ci vorrà ancora un po' di tempo. Per il momento bisogna accontentarsi (ed è un gran bell'accontentarsi) dei risultati. Sette punti in tre partite, come prevedibile, danno tutta un'altra fisionomia alla classifica, che ha visto in poche settimane passare il Bari dai margini della zona playout al cuore pulsante della bagarre playoff. E adesso? Serve dare continuità. Bene Marino fa a dire che sabato prossimo a Piacenza, contro la Feralpisalò ultima della classe, il Bari avrà tutto da perdere. Serviranno concentrazione e lo stesso spirito cinico e pragmatico che ha portato i biancorossi, senza troppi fronzoli, ad aver ragione di Brescia e Ascoli nelle ultime due gare.
Un'altra vittoria significherebbe migliorare ancora una classifica che - finalmente - si fa interessante (e con questi successi acquisisce tanto valore anche la cascata di pareggi della gestione Mignani), e soprattutto sarebbe il viatico migliore per mandare i galletti alla sosta nazionali. Due settimane di lavoro, con alle spalle tre successi di fila, sarebbero manna dal cielo per Marino, ansioso di trovare le condizioni psicologiche adatte a impostare la sua rivoluzione tecnica. Vincere sabato permetterebbe al Bari di ragionare, a partire dalla sfida contro il Venezia del 25 novembre al San Nicola, in termini di un nuovo inizio di campionato.
E permetterebbe, soprattutto, al Bari di iniziare a ricucire il rapporto con la curva e la tifoseria in generale. Gli appena 16mila di ieri confermano il fatto che il popolo biancorosso abbia subito il contraccolpo della promozione svanita all'ultimo centimetro, e dell'inizio di campionato a rilento. Però l'abbraccio tributato dalla Nord alla squadra dopo il fischio finale può e deve significare il riavvicinamento tra Bari e il Bari, quel combinato disposto che ha tessuto le trame della stagione memorabile (e quasi trionfale) dello scorso anno.