Pisa-Bari, l'abbraccio tra Esposito e Di Cesare. <span>Foto Ssc Bari</span>
Pisa-Bari, l'abbraccio tra Esposito e Di Cesare. Foto Ssc Bari
Calcio

Con la testa e con il cuore, il Bari vola. La promozione da speranza a obiettivo

I galletti prendono altri tre punti pesantissimi in zona Cesarini. La piazza sogna, crederci è un dovere

Dieci, come le vittorie esterne stagionali del Bari. Dieci, come il voto in pagella che i biancorossi si portano a casa dopo la vittoria 1-2 di Pisa, messa a segno con una rimonta figlia di tanta testa, ma soprattutto di tanto cuore. Sì, perché la decima vittoria esterna stagionale corrisponde anche alla terza partita risolta in zona Cesarini. Sudtirol, Como, Pisa: sono sette i punti che i galletti strappano di forza in prossimità del 90' e anche ben oltre. Bellomo l'ha definito il «Segnale di una squadra forte», e solo il cielo sa quanto ha ragione.

Il Bari è una squadra forte, e questo i biancorossi di Mignani non devono più dimostrarlo; dieci vittorie fuori casa nessuno le fa per caso, e qualcosa vorrà pur dire (l'ultima volta fu nel 2009, in panchina c'era Antonio Conte, e sappiamo tutti com'è andata a finire). A 360 minuti dalla fine della stagione regolare, il Bari continua a volare, aprendo di gas in volata per regalare ai suoi tifosi quella impagabile gioia che solo i minuti finali sanno tracciare. Una neopromossa che si guadagna matematicamente l'accesso ai playoff promozione con quattro turni di anticipo, e che - matematica alla mano - è ancora in corsa per la promozione diretta in serie A ha già messo in chiaro quali siano i suoi valori, morali ancorché tecnici.

A Pisa i biancorossi la vincono con la loro dote principale, ovvero quella pazienza che era stata smarrita nel primo tempo contro il Como, insieme a due punti che oggi traccerebbero contorni ancora più gratificanti a una classifica che fa comunque stropicciare gli occhi. Ma va detto che i due grandi pregi della squadra di Mignani sono la resilienza e la bravura di imparare sempre dai propri errori. E all'Arena Garibaldi i galletti mettono sul tavolo entrambe le loro qualità caratteriali migliori, insieme a quelle tecniche, per portare a casa una rimonta epica e un successo dal peso specifico non ancora calcolabile.

La partita si mette fin da subito bene, con un approccio alla gara dei biancorossi famelico e determinato, che al 13' porta il Pisa a rimanere in dieci per l'espulsione di Nagy, costretto a fermare Cheddira con le brutte. Il Bari ha solo il grande torto di concedersi una piccola distrazione al 17', quando Mazzotta atterra in area Torregrossa che trasforma il rigore del vantaggio nerazzurro. Poteva essere un bel macigno sul morale della squadra di Mignani, che - però - si rimette lì con pazienza, mente fredda e orgoglio per raddrizzare la "torre di Pisa". Inutile dire che l'intuizione vincente è Morachioli, ma vanno comunque sottolineate la bravura dell'esterno biancorosso e l'audacia del tecnico di schierarlo per sostituire Folorunsho dal ginocchio capriccioso, con tanto di cambio modulo. Non sembrava possibile, alla vigilia, vedere l'ex Renate titolare e interprete di un nuovo Bari fin dal principio, soprattutto perché Mignani si è sempre dimostrato allenatore ancorato (quasi morbosamente) alle sue certezze, e affezionato alle sue carte a sorpresa nel secondo tempo.

Però, a conti fatti, la mossa Morachioli è la chiave di volta per venire a capo di una partita che, all'improvviso, si fa tremendamente complicata. Trovato il vantaggio e con l'uomo in meno, la squadra di D'Angelo tira la riga, alza la barricata e chiude gli spazi al Bari che - invece - particolarmente negli spazi aperti si esalta. Il centrocampo a due, con Maita e Benedetti sempre molto attenti, solidi e precisi, funziona, l'apertura di Bellomo a destra dà qualità alla manovra e ai cross, l'imprevedibilità di Morachioli a sinistra permette di saltare l'uomo e concretizzare la superiorità numerica dei biancorossi. Proprio il 23enne arrivato a gennaio si inventa la giocata a sinistra, la sterzata sul destro e il cross per il pareggio di testa firmato Esposito, un altro che sembrava uscito dai radar e che - invece - Mignani ha saputo gestire oculatamente per schierarlo nel momento giusto. D'altra parte, con un elemento chiave come Maiello fermo ai box, qualcosa da cambiare nell'interpretazione tattica c'è; spostare le fonti di gioco sulle fasce con il passaggio al 4-4-2 sistematico può essere una soluzione sensata, anche per scompaginare la lettura degli avversari, abituati a ragionare di un Bari plasmato originariamente sul 4-3-1-2 marchio di fabbrica di Mignani, sempre meno "integralista".

Nella ripresa la partita si fa più tattica, con le squadre maggiormente attente dietro a non combinare guai. Mignani si inventa un Botta a metà tra il trequartista, l'esterno e la mezzala, ha il coraggio di tirar via Cheddira per mandare nella mischia Ceter, e soprattutto si dimostra fine psicologo nel comunicare ai suoi la giusta freddezza per venire a capo di una matassa intricata. È vero, nell'azione che al 90' manda Morachioli (sempre lui, ormai è un fattore decisivo) a centrare in pieno il braccio di Caracciolo nell'area pisana c'è la complicità dell'arbitro Colombo (che tocca il pallone, a stretto rigor di termini l'azione doveva essere fermata) e il certificato del Var che induce il fischietto a rivedere la decisione, ma non si può dimenticare di lodare da una parte la lucida gestione di un finale complicato, e dall'altra il grande cuore di chi ci crede fino all'ultimo. Il ghiaccio nelle vene di Antenucci, che spedisce il rigore sotto l'incrocio e manda in visibilio i 900 baresi arrivati a Pisa, fa il resto. Ed è la cornice di una domenica perfetta.

"Riprendimola", canta la curva biancorossa imponendo all'attenzione di tutta la città un imperativo che impegna tutti quanti a crederci. Certo, a inizio stagione di promozione non si osava neanche parlare, ma la squadra di Mignani e Polito ha visto un sogno trasformarsi prima in speranza, poi in obiettivo, poi in un traguardo concretamente raggiungibile. Se la società dei De Laurentiis nella stanza dei bottoni sta lavorando per risolvere la torbida questione multiproprietà, sul campo squadra e allenatore stanno tracciando il perimetro di un'impresa che rimarrà negli annali del Bari calcio, comunque vada a finire. Però quell'imperativo riecheggia nella mente di tutti: "Riprendiamola" non solo come sogno, ma come tangibile obiettivo. E va fatto di tutto per raggiungerlo, o almeno per chiudere questo favoloso campionato senza rimpianti. A cominciare dall'alzare l'asticella in casa: il 1 maggio al San Nicola arriverò un Cittadella affamato di punti salvezza, e per il Bari sarà l'ennesimo esame verità sulla strada di una gloria che, a luglio, nessuno sognava, e che ora tutti sono ansiosi di afferrare.
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