Calcio
Cuore e tecnica, il Bari centra da grande squadra la vittoria più importante
I galletti tornano da Catanzaro con un successo che vale più dei tre punti. Ora serve la spinta del San Nicola
Bari - lunedì 14 marzo 2022
Con il cuore, con la tecnica, con il gioco. E con lo spirito del gruppo, con l'identità della grande squadra. Il Bari centra la vittoria più importante della sua stagione mettendo in mostra tutte le sue qualità migliori, quelle che già conoscevamo ma che in tanti hanno provato a negare alla capolista. Finisce 1-2 il big match di Catanzaro, il Bari la vince in rimonta lucidando i gioielli di una corona che, mai come oggi, è apparsa così ricca e splendente. Sarebbe troppo semplice dire che questa partita vale tre punti come le altre: l'allungo in vetta a +10, con sette partite rimaste da giocare, immette nel serbatoio dei galletti una enorme quantità di carburante in vista della volata finale.
E non era facile, anzi. Sì, perché i biancorossi iniziano meglio, senza fare calcoli e andando alla ricerca di quella vittoria che avrebbe significato una seria ipoteca sulla promozione diretta in B. Quando al 5' Antenucci apre troppo il destro senza trovare la porta, si capisce che i galletti di Mignani ne hanno un di più rispetto al Catanzaro dell'ex Vivarini. Le trame di gioco sono migliori, quando sulla catena di sinistra Ricci, D'Errico e Cheddira strappano per i difensori di casa è difficile tenere il passo. I giallorossi, contratti e remissivi nel primo tempo, potevano passare solo con un episodio, che arriva praticamente sull'unica disattenzione dei galletti: al 22' Fazio si trova solissimo in area su un calcio d'angolo da destra, incornata alle spalle di Polverino.
Lì ti può cadere il mondo addosso, ma se c'è una qualità del Bari che mai nessuno ha provato a mettere in discussione è proprio la resilienza. I galletti continuano a fare gioco, a creare occasioni e a sprecare: Cheddira non riesce a centrare la porta da un metro e mezzo, denunciando quella mancanza di killer instinct che ancora lo frena nella sua crescita da attaccante di categoria superiore. Il Bari, però, non si disunisce: Cheddira strappa con grande facilità sul centrosinistra, Ricci si sovrappone e al 42' si fa buttare giù da Bayeye in area. Dal dischetto un gigantesco Antenucci fa 1-1, riportando in ordine il risultato di una partita in cui le aquile calabresi si erano trovate a gestire un vantaggio immeritato per quanto espresso dal campo. A rimettere le cose a posto ci pensa, al 1' del secondo tempo, la pennellata di D'Errico, che con un destro semplicemente delizioso si riprende con gli interessi i goal non riconosciutigli contro Picerno e Foggia.
La resilienza, dicevamo. Già, perché questo Bari è la plastica dimostrazione che la "legge di Murphy" non è solo la trasposizione razionale di una sciocca superstizione: se qualcosa può andare male, effettivamente andrà male. Per Catanzaro non sono partiti lo squalificato Celiento e gli acciaccati Pucino, Citro e Frattali, e quando all'intervallo Belli rimane negli spogliatoi per un guaio muscolare sembra davvero notte fonda. Botta alza bandiera bianca e viene sostituito da Galano, poi anche Ricci dà forfait ed è notte fonda. La sfortuna si completa quando anche Galano si fa male, dopo neanche 25' dal suo ingresso in campo. E qui entra in scena la mano di Mignani: il tecnico cambia modulo, passa al 3-5-2 chiedendo a Mazzotta e soprattutto a D'Errico il sacrificio di coprire tutta la fascia, getta Mallamo nella mischia per infoltire il centrocampo e proteggere con le unghie e con i denti la vittoria. Il resto lo fa l'uomo della domenica: Polverino si trova a giocare da titolare la partita più importante del campionato, e ci mette la sua firma con due parate super su Vandeputte e Gatti. Partita da 8, in questo successo c'è tanto anche di suo.
Al fischio finale del signor Feliciani parte la festa della squadra, del mister, del direttore sportivo Polito e del presidente De Laurentiis sotto il settore dei 500 baresi accorsi in Calabria per godersi una serata di gloria. E ora? Mignani predica calma, e dal suo punto di vista fa benissimo. Sì, perché questo successo di platino non avrebbe senso se già mercoledì non fosse seguito da una vittoria contro la Juve Stabia al San Nicola. Però la piazza freme, perché in questi tre anni di serie C mai come ora l'obiettivo della promozione è apparso così vicino. L'impresa non è impossibile: fare 12 punti contro avversarie di medio-bassa classifica (Juve Stabia, Vibonese, Fidelis Andria, Latina) per garantirsi la matematica certezza del primo posto. Il miglior Bari ce la può fare.
E, chissà, che questa vittoria davvero da grande gruppo, da squadra capace di soffrire insieme e di sfruttare le sue ottime individualità, non riaccenda anche quel "priscio" dei tifosi che, dopo i 20mila del derby con il Foggia, praticamente al San Nicola non si è più visto. Presidente, allenatore, calciatori e diesse hanno più volte chiesto il supporto della pizza di Bari per spingere i galletti alla conquista dell'obiettivo, la società un mezzo passo avanti lo ha fatto abbassando sotto i 10 euro il costo dei biglietti per la curva. Ora tocca al popolo biancorosso: un urlo del San Nicola per spingere il Bari a un obiettivo che, ormai si può dire, è davvero a portata di mano.
E non era facile, anzi. Sì, perché i biancorossi iniziano meglio, senza fare calcoli e andando alla ricerca di quella vittoria che avrebbe significato una seria ipoteca sulla promozione diretta in B. Quando al 5' Antenucci apre troppo il destro senza trovare la porta, si capisce che i galletti di Mignani ne hanno un di più rispetto al Catanzaro dell'ex Vivarini. Le trame di gioco sono migliori, quando sulla catena di sinistra Ricci, D'Errico e Cheddira strappano per i difensori di casa è difficile tenere il passo. I giallorossi, contratti e remissivi nel primo tempo, potevano passare solo con un episodio, che arriva praticamente sull'unica disattenzione dei galletti: al 22' Fazio si trova solissimo in area su un calcio d'angolo da destra, incornata alle spalle di Polverino.
Lì ti può cadere il mondo addosso, ma se c'è una qualità del Bari che mai nessuno ha provato a mettere in discussione è proprio la resilienza. I galletti continuano a fare gioco, a creare occasioni e a sprecare: Cheddira non riesce a centrare la porta da un metro e mezzo, denunciando quella mancanza di killer instinct che ancora lo frena nella sua crescita da attaccante di categoria superiore. Il Bari, però, non si disunisce: Cheddira strappa con grande facilità sul centrosinistra, Ricci si sovrappone e al 42' si fa buttare giù da Bayeye in area. Dal dischetto un gigantesco Antenucci fa 1-1, riportando in ordine il risultato di una partita in cui le aquile calabresi si erano trovate a gestire un vantaggio immeritato per quanto espresso dal campo. A rimettere le cose a posto ci pensa, al 1' del secondo tempo, la pennellata di D'Errico, che con un destro semplicemente delizioso si riprende con gli interessi i goal non riconosciutigli contro Picerno e Foggia.
La resilienza, dicevamo. Già, perché questo Bari è la plastica dimostrazione che la "legge di Murphy" non è solo la trasposizione razionale di una sciocca superstizione: se qualcosa può andare male, effettivamente andrà male. Per Catanzaro non sono partiti lo squalificato Celiento e gli acciaccati Pucino, Citro e Frattali, e quando all'intervallo Belli rimane negli spogliatoi per un guaio muscolare sembra davvero notte fonda. Botta alza bandiera bianca e viene sostituito da Galano, poi anche Ricci dà forfait ed è notte fonda. La sfortuna si completa quando anche Galano si fa male, dopo neanche 25' dal suo ingresso in campo. E qui entra in scena la mano di Mignani: il tecnico cambia modulo, passa al 3-5-2 chiedendo a Mazzotta e soprattutto a D'Errico il sacrificio di coprire tutta la fascia, getta Mallamo nella mischia per infoltire il centrocampo e proteggere con le unghie e con i denti la vittoria. Il resto lo fa l'uomo della domenica: Polverino si trova a giocare da titolare la partita più importante del campionato, e ci mette la sua firma con due parate super su Vandeputte e Gatti. Partita da 8, in questo successo c'è tanto anche di suo.
Al fischio finale del signor Feliciani parte la festa della squadra, del mister, del direttore sportivo Polito e del presidente De Laurentiis sotto il settore dei 500 baresi accorsi in Calabria per godersi una serata di gloria. E ora? Mignani predica calma, e dal suo punto di vista fa benissimo. Sì, perché questo successo di platino non avrebbe senso se già mercoledì non fosse seguito da una vittoria contro la Juve Stabia al San Nicola. Però la piazza freme, perché in questi tre anni di serie C mai come ora l'obiettivo della promozione è apparso così vicino. L'impresa non è impossibile: fare 12 punti contro avversarie di medio-bassa classifica (Juve Stabia, Vibonese, Fidelis Andria, Latina) per garantirsi la matematica certezza del primo posto. Il miglior Bari ce la può fare.
E, chissà, che questa vittoria davvero da grande gruppo, da squadra capace di soffrire insieme e di sfruttare le sue ottime individualità, non riaccenda anche quel "priscio" dei tifosi che, dopo i 20mila del derby con il Foggia, praticamente al San Nicola non si è più visto. Presidente, allenatore, calciatori e diesse hanno più volte chiesto il supporto della pizza di Bari per spingere i galletti alla conquista dell'obiettivo, la società un mezzo passo avanti lo ha fatto abbassando sotto i 10 euro il costo dei biglietti per la curva. Ora tocca al popolo biancorosso: un urlo del San Nicola per spingere il Bari a un obiettivo che, ormai si può dire, è davvero a portata di mano.