Calcio
Dalla stasi ai colpi last minute, il mercato del Bari decolla nel finale ma non entusiasma
Cinque operazioni in entrata, ma solo all’ultimo giorno. Fra certezze e qualche scommessa, per Polito «Nulla è precluso»
Bari - mercoledì 1 febbraio 2023
1.39
Dopo un lungo mese in stand by, con relative preoccupazioni della tifoseria sulle reali ambizioni della società, il mercato della SSC Bari decolla proprio nelle ultime ore della sessione invernale. Non che sia una novità: il direttore sportivo Ciro Polito già in estate (e anche nelle precedenti finestre) aveva abituato la piazza a una vigile ma lunga stasi, per poi tirare fuori i conigli dal cilindro solo in vista del rush finale. Non che ridursi sempre all'ultimo secondo sia una scelta del diesse; anche lui deve fare di necessità virtù, e il giudizio sull'operato del direttore anche stavolta va ben oltre la sufficienza.
Questo è stato «Il mercato più complicato da quando sono al Bari», come ha detto lo stesso Polito pochi minuti dopo il gong del 31 gennaio; strano, visto che prima di Natale il presidente De Laurentiis annunciava che sarebbe stato «Un mercato disteso». Ma le cose cambiano in corsa, e la SSC Bari, pur con qualche affanno, ha provato a prendere le contromisure. Se ci sia riuscita è tutto da verificare; si può dare una sufficienza al calciomercato invernale, ma è difficile pensare che il Bari al 1 febbraio sia nettamente più forte di quel che era al 30 gennaio. Polito fa con quel che ha, e non è molto; la piazza lo ha percepito, e la temperatura di una tifoseria scontenta non è difficile da prendere. L'impressione generale è che il Bari sia quinto solo grazie al buon lavoro di Mignani, della squadra e dello stesso Polito, capaci di spingersi oltre i propri limiti per competere con i grandi della B. Forse la fotografia è ingenerosa, ma Bari ha sempre tanto bisogno di rassicurazioni, e in questo freddo gennaio sembrano essere arrivate solo in parte.
A conti fatti, con sei acquisti (cinque nell'ultimo giorno) il Bari si presenta al termine del mercato in condizioni simili a quelle di altre compagini del calcio italiano, ormai segnato dall'austerità di un'epoca di spending review che ha portato il nostro pallone a guardare la Premier league solo con il cannocchiale. Le big della serie B, però, sì sono rinforzate e parecchio; la competitività nel girone di ritorno sarà sicuramente più alta.
Questa sessione per il Bari si è colorata per l'ennesima volta di operazioni "creative", al netto di investimenti economici in linea con la povertà generale del mercato italiano. Eppure dai De Laurentiis qualcosa in più era lecito aspettarsi, pur in un orizzonte di attenzione alla sostenibilità finanziaria del club che, ovviamente, è diventata parola d'ordine inderogabile.
Ma questi sono altri discorsi. La sostanza, in casa SSC Bari, è che il mercato invernale ha conosciuto l'accelerazione definitiva proprio in concomitanza di una trattativa fallita. Nella serata del 30 gennaio la notizia: il Bari a un passo da Manolo Portanova. Sarebbe stata un'operazione senza dubbio di grande impatto tecnico, ma la tifoseria si è opposta con una specie di "tumulto social" a quella che appariva più di una semplice caduta di stile. Sì, perché Polito ha sempre detto «Prima gli uomini, poi i calciatori»; portare a Bari un condannato (in primo grado, il corso della giustizia è ancora lungo e va sottolineato) per stupro non sarebbe stata una dimostrazione di cristallina coerenza per una società che si è più volte impegnata contro la violenza di genere. E poi, giova ricordarlo, Bari negli ultimi anni già ha vissuto troppe parentesi buie; l'arrivo di Portanova avrebbe inutilmente esacerbato un clima che, peraltro, dopo Bari-Perugia sembrava essersi fatto dinamitardo.
Accettato con un bel sospiro, e qualche giustificata perplessità etica, il passo indietro su Portanova, la tifoseria biancorossa ha avuto modo di tornare a porsi l'interrogativo fondamentale: qual è l'ambizione del Bari? La salvezza? I playoff? Il salto di categoria? Dagli ultimi scampoli del mercato di gennaio qualcosa in più si può intuire, ma i dubbi restano. L'operazione "capolavoro" messa a segno da Polito nel finale è l'arrivo di Benali dal Brescia, anche perché va in coppia con la cessione di Scavone che - a un certo punto - sembrava destinato a rimanere ancora sul groppone del club. Il centrocampista libico ha l'identikit della mezzala di qualità, capace di destreggiarsi anche sulla trequarti, che il diesse cercava per sostituire D'Errico. La carriera di Benali fa del nuovo acquisto solo una "quasi certezza", visto che la prima parte di stagione al Brescia è stata tutt'altro che indimenticabile, come poco entusiasmanti sono state le ultime esperienze prima di quella lombarda. Va visto nel contesto biancorosso; sulla carta è un gran colpo, ma da rimettere in moto. Manca all'appello, tuttavia, il vice Maiello che anche il tecnico aveva dichiarato di desiderare.
Però, in un mercato complesso e povero come questo, meglio era difficile fare per rinforzare un reparto - il centrocampo - che aveva bisogno solo di puntelli e non di titolari. A completare le scelte in mediana c'è anche l'arrivo dell'esperto Molina, il cui contratto è stato depositato proprio al fotofinish. Giocatore duttile, esterno che può ricoprire anche le altre posizioni nel mezzo, l'anno scorso è stato protagonista della promozione del Monza in A, palco che ha calcato quest'anno e in passato. Un ingresso che offre una soluzione importante in più a mister Mignani nella zona nevralgica del campo, anche nel caso di un'eventuale variazione di modulo; operazione da promuovere, poi sarà il campo a parlare.
Più difficile, invece, è capire quanto il Bari si sia rinforzato in attacco. Lì davanti Cheddira è inamovibile, ma attorno all'italo-marocchino la situazione è poco chiara; la sua assenza contro il Perugia ha dato l'impressione di un Bari spuntato e senza sbocchi offensivi. Preso atto del fallimento di Salcedo, tornato all'Inter per poi essere girato al Genoa, l'ultimo giorno ha visto concretizzarsi l'operazione Sebastiano Esposito, sempre dal club nerazzurro. Un ingresso in rosa complesso da valutare a bocce ferme: il giovane attaccante prometteva tantissimo da esordiente con l'Inter di Antonio Conte, ma finora nel suo girovagare ha mantenuto poco. È un'altra scommessa: Polito punta sulle sue indiscusse qualità e sulla voglia di riscatto per completare un reparto dove Scheidler e Ceter hanno convinto solo a metà, e dove Antenucci fa il suo, ma con 38 primavere sulle spalle e un rapporto con Mignani forse incrinato dalle tante panchine di seguito.
Il resto? Operazioni di completamento e di prospettiva. Matino è un difensore che, a quasi 25 anni e con oltre 100 presenze in C, merita una chance in serie B per mettersi alla prova nel contesto di un reparto che ha spesso rasentato la perfezione. Morachioli è un classe 2000 che - stando a quanto detto da Polito - ha il profilo di un calciatore "bellino": da esterno d'attacco a trequartista, può essere un'alternativa buona per quel generico "dare una mano" a Mignani, alla ricerca di qualcuno che possa interpretare meglio il ruolo di jolly in cui Cangiano e Galano hanno deluso. Del giovane portiere Sarri, arrivato per fare il terzo, molto probabilmente potremo dire poco quanto nulla.
Capitolo esuberi. Anche stavolta Polito ha dimostrato una certa praticità con le operazioni in uscita, dei quasi miracoli. Il trasferimento di Terranova alla Reggina completa il quadro dello sfoltimento di una rosa che, a gennaio, si è alleggerita anche dei vari Gigliotti, Paponi, Marras, Cangiano, Simeri, D'Errico, Polverino e Scavone, tutti partiti con tanto di ringraziamenti ma senza grossi rimpianti. Poi ci sarà da discutere dei rinnovi: dal contratto di Dorval a quelli di Botta, Di Cesare e Maita, il lavoro per Polito non è concluso.
Ora con una rosa più completa «Nulla è precluso», come ha commentato il direttore nel post mercato. Un'affermazione che avrà inevitabile bisogno di riscontri sul campo, ma che per il momento prova a tendere la mano a una piazza capace, anche nei momenti difficili, di portare 14mila spettatori allo stadio (e la società - quando parla pubblicamente - dovrebbe ricordarselo). Bari, però, non può fare a meno di chiedersi se (tra multiproprietà e giochi societari) la SSC Bari abbia seria intenzione di cavalcare il sogno serie A, o almeno di provarci con convinzione. Il solito mercato "diesel" non ha contribuito a fugare ogni dubbio, ma ora tocca al campo parlare e dire la verità. Palla a Mignani e ai suoi.
Questo è stato «Il mercato più complicato da quando sono al Bari», come ha detto lo stesso Polito pochi minuti dopo il gong del 31 gennaio; strano, visto che prima di Natale il presidente De Laurentiis annunciava che sarebbe stato «Un mercato disteso». Ma le cose cambiano in corsa, e la SSC Bari, pur con qualche affanno, ha provato a prendere le contromisure. Se ci sia riuscita è tutto da verificare; si può dare una sufficienza al calciomercato invernale, ma è difficile pensare che il Bari al 1 febbraio sia nettamente più forte di quel che era al 30 gennaio. Polito fa con quel che ha, e non è molto; la piazza lo ha percepito, e la temperatura di una tifoseria scontenta non è difficile da prendere. L'impressione generale è che il Bari sia quinto solo grazie al buon lavoro di Mignani, della squadra e dello stesso Polito, capaci di spingersi oltre i propri limiti per competere con i grandi della B. Forse la fotografia è ingenerosa, ma Bari ha sempre tanto bisogno di rassicurazioni, e in questo freddo gennaio sembrano essere arrivate solo in parte.
A conti fatti, con sei acquisti (cinque nell'ultimo giorno) il Bari si presenta al termine del mercato in condizioni simili a quelle di altre compagini del calcio italiano, ormai segnato dall'austerità di un'epoca di spending review che ha portato il nostro pallone a guardare la Premier league solo con il cannocchiale. Le big della serie B, però, sì sono rinforzate e parecchio; la competitività nel girone di ritorno sarà sicuramente più alta.
Questa sessione per il Bari si è colorata per l'ennesima volta di operazioni "creative", al netto di investimenti economici in linea con la povertà generale del mercato italiano. Eppure dai De Laurentiis qualcosa in più era lecito aspettarsi, pur in un orizzonte di attenzione alla sostenibilità finanziaria del club che, ovviamente, è diventata parola d'ordine inderogabile.
Ma questi sono altri discorsi. La sostanza, in casa SSC Bari, è che il mercato invernale ha conosciuto l'accelerazione definitiva proprio in concomitanza di una trattativa fallita. Nella serata del 30 gennaio la notizia: il Bari a un passo da Manolo Portanova. Sarebbe stata un'operazione senza dubbio di grande impatto tecnico, ma la tifoseria si è opposta con una specie di "tumulto social" a quella che appariva più di una semplice caduta di stile. Sì, perché Polito ha sempre detto «Prima gli uomini, poi i calciatori»; portare a Bari un condannato (in primo grado, il corso della giustizia è ancora lungo e va sottolineato) per stupro non sarebbe stata una dimostrazione di cristallina coerenza per una società che si è più volte impegnata contro la violenza di genere. E poi, giova ricordarlo, Bari negli ultimi anni già ha vissuto troppe parentesi buie; l'arrivo di Portanova avrebbe inutilmente esacerbato un clima che, peraltro, dopo Bari-Perugia sembrava essersi fatto dinamitardo.
Accettato con un bel sospiro, e qualche giustificata perplessità etica, il passo indietro su Portanova, la tifoseria biancorossa ha avuto modo di tornare a porsi l'interrogativo fondamentale: qual è l'ambizione del Bari? La salvezza? I playoff? Il salto di categoria? Dagli ultimi scampoli del mercato di gennaio qualcosa in più si può intuire, ma i dubbi restano. L'operazione "capolavoro" messa a segno da Polito nel finale è l'arrivo di Benali dal Brescia, anche perché va in coppia con la cessione di Scavone che - a un certo punto - sembrava destinato a rimanere ancora sul groppone del club. Il centrocampista libico ha l'identikit della mezzala di qualità, capace di destreggiarsi anche sulla trequarti, che il diesse cercava per sostituire D'Errico. La carriera di Benali fa del nuovo acquisto solo una "quasi certezza", visto che la prima parte di stagione al Brescia è stata tutt'altro che indimenticabile, come poco entusiasmanti sono state le ultime esperienze prima di quella lombarda. Va visto nel contesto biancorosso; sulla carta è un gran colpo, ma da rimettere in moto. Manca all'appello, tuttavia, il vice Maiello che anche il tecnico aveva dichiarato di desiderare.
Però, in un mercato complesso e povero come questo, meglio era difficile fare per rinforzare un reparto - il centrocampo - che aveva bisogno solo di puntelli e non di titolari. A completare le scelte in mediana c'è anche l'arrivo dell'esperto Molina, il cui contratto è stato depositato proprio al fotofinish. Giocatore duttile, esterno che può ricoprire anche le altre posizioni nel mezzo, l'anno scorso è stato protagonista della promozione del Monza in A, palco che ha calcato quest'anno e in passato. Un ingresso che offre una soluzione importante in più a mister Mignani nella zona nevralgica del campo, anche nel caso di un'eventuale variazione di modulo; operazione da promuovere, poi sarà il campo a parlare.
Più difficile, invece, è capire quanto il Bari si sia rinforzato in attacco. Lì davanti Cheddira è inamovibile, ma attorno all'italo-marocchino la situazione è poco chiara; la sua assenza contro il Perugia ha dato l'impressione di un Bari spuntato e senza sbocchi offensivi. Preso atto del fallimento di Salcedo, tornato all'Inter per poi essere girato al Genoa, l'ultimo giorno ha visto concretizzarsi l'operazione Sebastiano Esposito, sempre dal club nerazzurro. Un ingresso in rosa complesso da valutare a bocce ferme: il giovane attaccante prometteva tantissimo da esordiente con l'Inter di Antonio Conte, ma finora nel suo girovagare ha mantenuto poco. È un'altra scommessa: Polito punta sulle sue indiscusse qualità e sulla voglia di riscatto per completare un reparto dove Scheidler e Ceter hanno convinto solo a metà, e dove Antenucci fa il suo, ma con 38 primavere sulle spalle e un rapporto con Mignani forse incrinato dalle tante panchine di seguito.
Il resto? Operazioni di completamento e di prospettiva. Matino è un difensore che, a quasi 25 anni e con oltre 100 presenze in C, merita una chance in serie B per mettersi alla prova nel contesto di un reparto che ha spesso rasentato la perfezione. Morachioli è un classe 2000 che - stando a quanto detto da Polito - ha il profilo di un calciatore "bellino": da esterno d'attacco a trequartista, può essere un'alternativa buona per quel generico "dare una mano" a Mignani, alla ricerca di qualcuno che possa interpretare meglio il ruolo di jolly in cui Cangiano e Galano hanno deluso. Del giovane portiere Sarri, arrivato per fare il terzo, molto probabilmente potremo dire poco quanto nulla.
Capitolo esuberi. Anche stavolta Polito ha dimostrato una certa praticità con le operazioni in uscita, dei quasi miracoli. Il trasferimento di Terranova alla Reggina completa il quadro dello sfoltimento di una rosa che, a gennaio, si è alleggerita anche dei vari Gigliotti, Paponi, Marras, Cangiano, Simeri, D'Errico, Polverino e Scavone, tutti partiti con tanto di ringraziamenti ma senza grossi rimpianti. Poi ci sarà da discutere dei rinnovi: dal contratto di Dorval a quelli di Botta, Di Cesare e Maita, il lavoro per Polito non è concluso.
Ora con una rosa più completa «Nulla è precluso», come ha commentato il direttore nel post mercato. Un'affermazione che avrà inevitabile bisogno di riscontri sul campo, ma che per il momento prova a tendere la mano a una piazza capace, anche nei momenti difficili, di portare 14mila spettatori allo stadio (e la società - quando parla pubblicamente - dovrebbe ricordarselo). Bari, però, non può fare a meno di chiedersi se (tra multiproprietà e giochi societari) la SSC Bari abbia seria intenzione di cavalcare il sogno serie A, o almeno di provarci con convinzione. Il solito mercato "diesel" non ha contribuito a fugare ogni dubbio, ma ora tocca al campo parlare e dire la verità. Palla a Mignani e ai suoi.