Calcio
Disordinato, spento, brutto Bari. Una sconfitta salutare?
I biancorossi vanno ko contro il Messina. Un buono spunto per riflettere e ripartire in vista del mese decisivo
Bari - lunedì 7 febbraio 2022
08.30
Il conto si ferma sulla cifra tonda. Il Bari arresta la sua corsa a quota dieci risultati utili consecutivi, e alla 25ma giornata di campionato conosce la sua prima sconfitta interna. Un ko che fa male, per diversi motivi. Innanzitutto, perché il Messina appariva il più abbordabile dei tre avversari che il Bari affronterà di qui a metà febbraio, quando i biancorossi incroceranno i guantoni con Monopoli e Turris, due dirette inseguitrici. E poi perché il San Nicola era stato, fino a ieri, un vero fortino per la squadra di Mignani. Stavolta, però, gli episodi non girano, e i galletti raccolgono una sconfitta 1-2, patita in rimonta, che in eredità lascia più di uno spunto di riflessione.
Sì, perché un brutto Bari va al tappeto contro i siciliani dopo un inizio di 2022 tutt'altro che scintillante. Il tirato pareggio con il Catania, la fortunosa vittoria di Pagani e il corsaro successo esterno contro il Monterosi non avevano comunque fatto passare in second'ordine alcuni problemi denunciati dalla squadra di Mignani. Bravo il Bari a passare subito avanti (al 10') con la capocciona di Terranova su corner perfetto di Maiello, ma preoccupa la facilità con cui il Messina riesce a trovare il pareggio, sfruttando con Trasciani una grossa indecisione della retroguardia di casa (fase difensiva che continua a convincere poco), appena 5' dopo il momentaneo vantaggio.
Ma, d'altra parte, nel primo tempo (come onestamente sottolineato da Mignani) è un po' tutto l'impianto tattico dei biancorossi che non funziona a dovere. A centrocampo il solo Maiello prova a mettere ordine, trovando poca collaborazione dai compagni di reparto, uno più pasticcione dell'altro. Scavone gira a vuoto, Maita (non convince nel suo ruolo di mezzala destra) porta troppo palla e finisce quasi sempre per perderla, D'Errico sulla trequarti va a fiammate ma le sue giocate sono spesso fini a loro stesse. A questa squadra mancano tantissimo la freschezza e la lucidità di Mallamo e la qualità di Botta, vero ago cucitore del gioco fra il centrocampo e le punte. Cheddira si accende assai di rado, Antenucci prova a fare da sé ma il compito è improbo anche per lui. E, poi, ci sono gli episodi che non girano: al 42' è proprio Antenucci a stampare il palo di testa su un assist delizioso di Pucino. È la prima porta scorrevole della partita, e stavolta Mirco ci sbatte il naso contro.
Molto del merito, però, va riconosciuto al Messina di mister Raciti, bravo a scompigliare le carte presentandosi con tre punte al San Nicola e a mettere sabbia negli ingranaggi di un Bari comunque troppo lento. Nella prima frazione i siciliani fanno la differenza sulle fasce, dove Fazzi e Russo s'infilano con facilità, e in mediana, regno indiscusso di un Fofana che con dinamismo e sagacia tattica stravince il duello contro i centrocampisti del Bari. Nella ripresa, poi, Raciti firma un mezzo capolavoro, abbassando la squadra a ridosso della sua area, togliendo spazio agli attaccanti biancorossi per giocare alle spalle della difesa e ripartendo con rapidità, agevolato da un Bari che prova a vincerla di pancia ma finisce per spegnersi a ridosso degli ultimi 16 metri. A 3' dalla fine l'ennesima palla persa dai galletti sulla trequarti è esiziale: Konate lancia la staffetta, Fofana rifinisce, Goncalves chiude un contropiede da manuale sparando il suo piattone alle spalle di Frattali.
Stavolta a Mignani va male anche con i cambi (appena due effettuati si cinque disponibili): Galano rileva Scavone ma si dimostra in grave ritardo di condizione e ancora molto spaesato nell'interpretazione di un ruolo (il trequartista) che non gli appartiene. Le sue qualità non si discutono, così come la sua storia; gli va, però, trovata una collocazione che lo metta nelle condizioni di essere un effettivo valore per i biancorossi. Ma incide poco quanto niente anche Simeri, che non si vede mai dopo aver rilevato Cheddira. L'italo-maricchino è l'altro protagonista biancorosso a prendere una porta scorrevole in pieno volto: Lewandowski, con un riflesso semplicemente irreale, gli dice no da due passi, e allora si capisce che per il Bari non è proprio giornata.
Insomma, non ce n'è abbastanza per aprire un caso, ma ce n'è quanto basta per far suonare un piccolo campanello d'allarme. Qualcosa non funziona, e stavolta la sfangata di "corto muso" non riesce. Condizione fisica precaria, sì, ma forse anche un piccolo rilassamento, tanto inconsapevole quanto naturale, dovuto a un vantaggio che rimane ampio e rassicurante. Mignani ha ammesso che si sarebbe accontentato del pareggio, ben fedele alla sua massima: «Quando non puoi vincerla, allora meglio non perderla». Il Bari di ieri non l'avrebbe vinta neanche se fosse durata 200 minuti, e l'ha addirittura persa per incapacità di gestire la bilancia tra assalto all'arma bianca e la necessaria prudenza che serve per evitare beffe clamorose. Prendere goal in contropiede è la conseguenza naturale di un errore (uno dei tanti nella partita di ieri) di valutazione.
Ma, dicevamo, non è il caso di far drammi. Come ha detto Terranova, questa può e deve essere una sconfitta didascalica, una buona occasione per riflettere su un momento poco brillante. Passare in rassegna le tante cose sbagliate contro il Messina sarà la prima azione correttiva di Mignani alla ripresa degli allenamenti, in vista di un ciclo di fuoco. Di qui a metà marzo i biancorossi affronteranno Monopoli, Turris e Catanzaro in trasferta e la sorprendente Virtus Francavilla (seconda in classifica, a fari spenti, complimenti a loro) in casa, oltre al derby con il Foggia e alle insidiose sfide interne con Campobasso e Picerno. Un mese di fuoco, in cui - verosimilmente - si deciderà un'ottima fetta del campionato. Il Bari ci arriva con la possibilità di gestire un +8 dalla seconda e un +9 dalle terze, premiato ancora una volta dai risultati delle inseguitrici, incapaci di sfruttare al meglio lo scivolone dei galletti. Un bel tesoretto per Mignani e compagnia, ma serve cogliere gli aspetti salutari di questa dolorosa sconfitta: piedi per terra e testa sulle spalle perché la strada verso la B è ancora lunga e lastricata di pericoli. D'altra parte, il destino dei biancorossi è, ora più che mai, tutto nelle loro mani.
Sì, perché un brutto Bari va al tappeto contro i siciliani dopo un inizio di 2022 tutt'altro che scintillante. Il tirato pareggio con il Catania, la fortunosa vittoria di Pagani e il corsaro successo esterno contro il Monterosi non avevano comunque fatto passare in second'ordine alcuni problemi denunciati dalla squadra di Mignani. Bravo il Bari a passare subito avanti (al 10') con la capocciona di Terranova su corner perfetto di Maiello, ma preoccupa la facilità con cui il Messina riesce a trovare il pareggio, sfruttando con Trasciani una grossa indecisione della retroguardia di casa (fase difensiva che continua a convincere poco), appena 5' dopo il momentaneo vantaggio.
Ma, d'altra parte, nel primo tempo (come onestamente sottolineato da Mignani) è un po' tutto l'impianto tattico dei biancorossi che non funziona a dovere. A centrocampo il solo Maiello prova a mettere ordine, trovando poca collaborazione dai compagni di reparto, uno più pasticcione dell'altro. Scavone gira a vuoto, Maita (non convince nel suo ruolo di mezzala destra) porta troppo palla e finisce quasi sempre per perderla, D'Errico sulla trequarti va a fiammate ma le sue giocate sono spesso fini a loro stesse. A questa squadra mancano tantissimo la freschezza e la lucidità di Mallamo e la qualità di Botta, vero ago cucitore del gioco fra il centrocampo e le punte. Cheddira si accende assai di rado, Antenucci prova a fare da sé ma il compito è improbo anche per lui. E, poi, ci sono gli episodi che non girano: al 42' è proprio Antenucci a stampare il palo di testa su un assist delizioso di Pucino. È la prima porta scorrevole della partita, e stavolta Mirco ci sbatte il naso contro.
Molto del merito, però, va riconosciuto al Messina di mister Raciti, bravo a scompigliare le carte presentandosi con tre punte al San Nicola e a mettere sabbia negli ingranaggi di un Bari comunque troppo lento. Nella prima frazione i siciliani fanno la differenza sulle fasce, dove Fazzi e Russo s'infilano con facilità, e in mediana, regno indiscusso di un Fofana che con dinamismo e sagacia tattica stravince il duello contro i centrocampisti del Bari. Nella ripresa, poi, Raciti firma un mezzo capolavoro, abbassando la squadra a ridosso della sua area, togliendo spazio agli attaccanti biancorossi per giocare alle spalle della difesa e ripartendo con rapidità, agevolato da un Bari che prova a vincerla di pancia ma finisce per spegnersi a ridosso degli ultimi 16 metri. A 3' dalla fine l'ennesima palla persa dai galletti sulla trequarti è esiziale: Konate lancia la staffetta, Fofana rifinisce, Goncalves chiude un contropiede da manuale sparando il suo piattone alle spalle di Frattali.
Stavolta a Mignani va male anche con i cambi (appena due effettuati si cinque disponibili): Galano rileva Scavone ma si dimostra in grave ritardo di condizione e ancora molto spaesato nell'interpretazione di un ruolo (il trequartista) che non gli appartiene. Le sue qualità non si discutono, così come la sua storia; gli va, però, trovata una collocazione che lo metta nelle condizioni di essere un effettivo valore per i biancorossi. Ma incide poco quanto niente anche Simeri, che non si vede mai dopo aver rilevato Cheddira. L'italo-maricchino è l'altro protagonista biancorosso a prendere una porta scorrevole in pieno volto: Lewandowski, con un riflesso semplicemente irreale, gli dice no da due passi, e allora si capisce che per il Bari non è proprio giornata.
Insomma, non ce n'è abbastanza per aprire un caso, ma ce n'è quanto basta per far suonare un piccolo campanello d'allarme. Qualcosa non funziona, e stavolta la sfangata di "corto muso" non riesce. Condizione fisica precaria, sì, ma forse anche un piccolo rilassamento, tanto inconsapevole quanto naturale, dovuto a un vantaggio che rimane ampio e rassicurante. Mignani ha ammesso che si sarebbe accontentato del pareggio, ben fedele alla sua massima: «Quando non puoi vincerla, allora meglio non perderla». Il Bari di ieri non l'avrebbe vinta neanche se fosse durata 200 minuti, e l'ha addirittura persa per incapacità di gestire la bilancia tra assalto all'arma bianca e la necessaria prudenza che serve per evitare beffe clamorose. Prendere goal in contropiede è la conseguenza naturale di un errore (uno dei tanti nella partita di ieri) di valutazione.
Ma, dicevamo, non è il caso di far drammi. Come ha detto Terranova, questa può e deve essere una sconfitta didascalica, una buona occasione per riflettere su un momento poco brillante. Passare in rassegna le tante cose sbagliate contro il Messina sarà la prima azione correttiva di Mignani alla ripresa degli allenamenti, in vista di un ciclo di fuoco. Di qui a metà marzo i biancorossi affronteranno Monopoli, Turris e Catanzaro in trasferta e la sorprendente Virtus Francavilla (seconda in classifica, a fari spenti, complimenti a loro) in casa, oltre al derby con il Foggia e alle insidiose sfide interne con Campobasso e Picerno. Un mese di fuoco, in cui - verosimilmente - si deciderà un'ottima fetta del campionato. Il Bari ci arriva con la possibilità di gestire un +8 dalla seconda e un +9 dalle terze, premiato ancora una volta dai risultati delle inseguitrici, incapaci di sfruttare al meglio lo scivolone dei galletti. Un bel tesoretto per Mignani e compagnia, ma serve cogliere gli aspetti salutari di questa dolorosa sconfitta: piedi per terra e testa sulle spalle perché la strada verso la B è ancora lunga e lastricata di pericoli. D'altra parte, il destino dei biancorossi è, ora più che mai, tutto nelle loro mani.