Calcio
Fame, mentalità e tanta abbondanza. Il Bari non si ferma più
La vittoria in casa dell'Igea Virtus promuove i biancorossi di Cornacchini anche in trasferta
Bari - lunedì 8 ottobre 2018
11.20
Quattro su quattro, tredici goal realizzati, uno solo subito, dodici punti totalizzati su dodici disponibili e primato in solitaria. Sono i numeri, chiari come il sole, di questo Bari nelle prime giornate del campionato di Serie D, Girone I. Una striscia che forse nemmeno il più ottimista dei tifosi biancorossi avrebbe potuto pronosticare appena un mese fa, prima del calcio d'inizio della stagione di purgatorio dopo il fallimento di questa estate e gli stravolgimenti che ne sono conseguiti. La vittoria esterna per 0-3 contro l'Igea Virtus promuove il Bari anche all'esame "trasferta". «La prima vera sfida da Serie D», l'aveva definita il tecnico Giovanni Cornacchini alla vigilia. E così è stata: una partita su uno dei campi dell'estrema provincia del pallone italiano, ricca d'insidie che i biancorossi del tecnico marchigiano hanno saputo abilmente schivare, portando a casa il bottino senza rischiare mai nulla.
«In Serie D ci vuole la giusta mentalità, e io voglio inculcarla ai miei calciatori», ripete Cornacchini come un mantra. I risultati, fino a ora, hanno parlato in favore della qualità del lavoro svolto dal mister, uno che la categoria la sa masticare. Se con il Messina all'esordio e nelle due in casa contro Sancataldese e Cittanovese tutto era sembrato fin troppo facile, anche a Barcellona Pozzo di Gotto i ragazzi biancorossi hanno saputo esporre, senza scomporsi, il paradigma consolidato in questo avvio di stagione: a una partenza di studio, con gli avversari costretti a scoprire le proprie carte e a dichiarare le proprie intenzioni tattiche, fa seguito un'importante e improvvisa accelerata che indirizza la gara in favore dei pugliesi. Il Bari mette in ghiaccio il risultato nel primo tempo con le reti da fuori di D'Ignazio e Bolzoni, per poi chiudere il conto nel finale con la realizzazione di Beppe Mattera. Nel mezzo, una prestazione ordinata, di gestione e controllo dello score e delle (poche) velleità di un avversario tramortito dal maggiore tasso tecnico dei pugliesi (Marfella sporca i guanti solo all'80'). Il tutto, però, senza mai sembrare leziosi o presuntuosi, ma memori che la categoria è pur sempre la Serie D, quella che stiamo imparando a conoscere come la dimora di un calcio fatto ancora di passione, correttezza e puro spirito agonistico.
La fotografia del Bari calato perfettamente nella dimensione dilettantistica o, comunque, semi-professionistica, porta il nome di Franco Brienza. Un uomo che in questa categoria potrebbe giocare con le infradito ai piedi, perché su campi così uno con la sua capacità di parlare al pallone come a un vecchio amico probabilmente non l'hanno mai visto; eppure ogni suo tocco è una carezza mai fine a se stessa, ogni dribbling non è mai di troppo.
Fame di rinascita e mentalità da Serie D, dicevamo: in meno di un mese di calcio giocato Cornacchini ha saputo tirare fuori una squadra dall'invidiabile abbondanza derivante dall'avere a disposizione 22 individualità di spessore superiore alla media della categoria. Pensare che l'allenatore possa trovarsi davanti al dilemma di come far convivere Brienza, Floriano (che tornerà a pieno regime per la prossima contro la Turris in casa), Neglia e Simeri può far dormire a tutti sonni tranquilli.
Cornacchini, un vero trascinatore in allenamento e un martello in panchina, è stato bravissimo finora a creare un mix in cui tanti senatori hanno sposato la missione di far crescere altrettanti giovanotti di ottime speranze. E anche se gli attaccanti per una volta si concedono un po' di (comprensibilissimo, beninteso) appannamento, ci pensano difensori e centrocampisti a buttarla dentro e a mettere un mattoncino in più verso quell'obiettivo comune che hanno cantato in coro tutti i tesserati del Bari che abbiamo ascoltato finora.
L'abbraccio collettivo dopo la rete del vantaggio di Luigi D'Ignazio è lo spot di una squadra che è diventata gruppo con inaspettata rapidità. La strada è tracciata; la sfida vera è continuare non fermarsi più. E il Bari ha tutte le carte in regola per farlo.
«In Serie D ci vuole la giusta mentalità, e io voglio inculcarla ai miei calciatori», ripete Cornacchini come un mantra. I risultati, fino a ora, hanno parlato in favore della qualità del lavoro svolto dal mister, uno che la categoria la sa masticare. Se con il Messina all'esordio e nelle due in casa contro Sancataldese e Cittanovese tutto era sembrato fin troppo facile, anche a Barcellona Pozzo di Gotto i ragazzi biancorossi hanno saputo esporre, senza scomporsi, il paradigma consolidato in questo avvio di stagione: a una partenza di studio, con gli avversari costretti a scoprire le proprie carte e a dichiarare le proprie intenzioni tattiche, fa seguito un'importante e improvvisa accelerata che indirizza la gara in favore dei pugliesi. Il Bari mette in ghiaccio il risultato nel primo tempo con le reti da fuori di D'Ignazio e Bolzoni, per poi chiudere il conto nel finale con la realizzazione di Beppe Mattera. Nel mezzo, una prestazione ordinata, di gestione e controllo dello score e delle (poche) velleità di un avversario tramortito dal maggiore tasso tecnico dei pugliesi (Marfella sporca i guanti solo all'80'). Il tutto, però, senza mai sembrare leziosi o presuntuosi, ma memori che la categoria è pur sempre la Serie D, quella che stiamo imparando a conoscere come la dimora di un calcio fatto ancora di passione, correttezza e puro spirito agonistico.
La fotografia del Bari calato perfettamente nella dimensione dilettantistica o, comunque, semi-professionistica, porta il nome di Franco Brienza. Un uomo che in questa categoria potrebbe giocare con le infradito ai piedi, perché su campi così uno con la sua capacità di parlare al pallone come a un vecchio amico probabilmente non l'hanno mai visto; eppure ogni suo tocco è una carezza mai fine a se stessa, ogni dribbling non è mai di troppo.
Fame di rinascita e mentalità da Serie D, dicevamo: in meno di un mese di calcio giocato Cornacchini ha saputo tirare fuori una squadra dall'invidiabile abbondanza derivante dall'avere a disposizione 22 individualità di spessore superiore alla media della categoria. Pensare che l'allenatore possa trovarsi davanti al dilemma di come far convivere Brienza, Floriano (che tornerà a pieno regime per la prossima contro la Turris in casa), Neglia e Simeri può far dormire a tutti sonni tranquilli.
Cornacchini, un vero trascinatore in allenamento e un martello in panchina, è stato bravissimo finora a creare un mix in cui tanti senatori hanno sposato la missione di far crescere altrettanti giovanotti di ottime speranze. E anche se gli attaccanti per una volta si concedono un po' di (comprensibilissimo, beninteso) appannamento, ci pensano difensori e centrocampisti a buttarla dentro e a mettere un mattoncino in più verso quell'obiettivo comune che hanno cantato in coro tutti i tesserati del Bari che abbiamo ascoltato finora.
L'abbraccio collettivo dopo la rete del vantaggio di Luigi D'Ignazio è lo spot di una squadra che è diventata gruppo con inaspettata rapidità. La strada è tracciata; la sfida vera è continuare non fermarsi più. E il Bari ha tutte le carte in regola per farlo.