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Calcio
Fortunato e recidivo. Bari, così i playoff sono più di un sogno
I biancorossi riacciuffano la Cremonese al 93’ con un’autorete, ma i soliti errori costano caro
Bari - domenica 16 febbraio 2025
1.30
Alla fine della giornata, il giudizio è inequivocabile: è un punto guadagnato. Il Bari riagguanta la Cremonese al 93', con la fortunata circostanza dell'autorete di Bianchetti che pareggia il capolavoro di Valoti e fissa il punteggio sulla parità di 1-1 finale. Alla luce dell'ennesimo test di maturità fallito, meglio di così non poteva andare.
I biancorossi di Longo ci mettono più del loro non solo per non portare a casa la posta piena, ma anche per non opporre tutta la resistenza necessaria davanti a una squadra tecnicamente più forte come la Cremonese di Stroppa. Per la seconda volta consecutiva, Moreno Longo fa i conti con scelte iniziali assai critiche e poco produttive. Il 3-4-2-1 iniziale, infatti, appare "mutilato" dalla duplice soluzione di Lasagna prima punta e Pereiro in posizione di trequartista, affiancato da Bellomo. Le due mosse a sorpresa di Longo, però, si rivelano più un boomerang che una soluzione vincente: Pereiro soffre terribilmente la mancanza di ritmo partita, e Lasagna è un lontano parente anche del giocatore non sempre a fuoco visto prima dell'infortunio.
È il limite di questa squadra, confermato anche dal mercato di gennaio. Al di fuori dell'ossatura titolare, le alternative fanno fatica a mantenere un passo adeguato a quanto richiesto da un campionato agonistico e spesso "sporco" come la B. Bene fa Longo ad alzare la voce e a sbattere i pugni sul tavolo, ricordando anche a chi accusa il ritardo di condizione che almeno un tempo (o anche solo mezz'ora) su livelli accettabili di competitività può essere legittimamente richiesto. Ma a questo punto non vale più, almeno non solo. Gli alibi ci sono, figuriamoci; però è forse arrivato anche il momento di scelte drastiche.
Il primo tempo proposto dai biancorossi contro i lombardi è ai limiti dell'imbarazzante: palloni persi a pioggia, zero occasioni create e tanti pericoli corsi per mano di una squadra nettamente più forte, e che avrebbe meritato qualcosa in più del semplice punto. Regalare due uomini alla Cremonese è un lusso che pochissimi possono concedersi, e tra questi non c'è sicuramente il Bari, squadra che lotta costantemente contro i suoi limiti e i suoi fantasmi.
I galletti sono fortunati a chiudere la prima frazione sullo 0-0, per ripresentarsi in campo con un altro piglio nella ripresa, anche grazie ai cambi. Gli ingressi di Bonfanti e Lella prima, e poi anche di Favilli nel finale, garantiscono un maggiore apporto di corsa, quantità e peso in fase offensiva; l'occasione creata da Benali e sventata da Fulignati è il manifesto di una crescita tecnica che va riconosciuta al Bari, all'interno di una partita maledettamente complicata.
Però, se alle insidie naturalmente portate da un'avversaria di valore superiore si aggiungono i soliti errori da scuola elementare del calcio, allora è veramente notte fonda; la recidiva è un'aggravante insostenibile per chi si trova, come i biancorossi, a metà del guado di una stagione senza un senso compiuto. Al 70' Radunovic sbaglia il solito, ennesimo, rinvio della sua stagione (viene da chiedersi perché ci si ostini a ricorrere al retropassaggio), serve Pickel che mette in moto Johnsen per servire l'assist perfetto a Valoti, bravissimo a coordinarsi e a mettere nel sacco in mezza rovesciata.
Nel momento migliore del Bari, i grigiorossi mettono la freccia con la maggiore qualità attinta dalla panchina propria di una squadra veramente ambiziosa, prodotto di una reale programmazione. Al Bari, dalla sua, va riconosciuto il merito di non aver alzato bandiera bianca, credendoci fine alla fine anche contro ogni pronostico. La rete del pareggio è, sì, fortunosa, ma mette in luce anche i pochi punti di forza della squadra in questo momento. A cominciare dallo stato di forma di Favilli, che difende il pallone e lo serve nello spazio per la giocata di forza di Dorval, il propiziatore del cross velenoso che si rivela un trappolone per il poco lucido Bianchetti, sprovveduto e sfortunato a infilare la sua porta.
L'asse mancino dei galletti, con Dorval e un Obaretin a tratti straripante per fisicità e intraprendenza, funziona molto meglio della catena di destra, dove Favasuli sta crescendo nelle qualità difensive, ma pecca non poco in fase di spinta e di appoggio all'azione. È il cortocircuito di una squadra incompleta, che il mercato ha rinforzato, certo, ma con una serie di incognite incalcolabili. La qualità di Pereiro e Maggiore non si discute, ma il debito di minuti e condizione rischia di non poter essere colmato in un tempo sempre più sottile come quello che separa il Bari dalla fine della stagione regolare.
Ecco, quindi, che anche il "sogno" playoff più volte sottolineato da Longo come obiettivo massimo (anche se particolarmente indigesto a una piazza abituata a lottare per vincere il campionato di B) rischia di finire nel frullatore di una stagione illeggibile. Sì, perché ormai l'andamento al piccolo trotto del Bari negli ultimi due mesi, con un pareggio qui, una vittoria ogni tanto lì e più di una sconfitta di troppo, non basta per tenere il passo della corsa playoff, e rischia di rimandare il Bari nell'imbuto della lotta per evitare i playout. Una possibilità che Longo, da tecnico lucido, onesto e analitico qual è, non ha mai smesso di considerare, al netto di alcuni suoi errori e dei tanti limiti strutturali della squadra. Messaggio chiarissimo rivolto soprattutto alla proprietà De Laurentiis, ormai sempre più un corpo estrano rispetto a una città e a una tifoseria che pretendono a gran voce il passaggio di mano.
I biancorossi di Longo ci mettono più del loro non solo per non portare a casa la posta piena, ma anche per non opporre tutta la resistenza necessaria davanti a una squadra tecnicamente più forte come la Cremonese di Stroppa. Per la seconda volta consecutiva, Moreno Longo fa i conti con scelte iniziali assai critiche e poco produttive. Il 3-4-2-1 iniziale, infatti, appare "mutilato" dalla duplice soluzione di Lasagna prima punta e Pereiro in posizione di trequartista, affiancato da Bellomo. Le due mosse a sorpresa di Longo, però, si rivelano più un boomerang che una soluzione vincente: Pereiro soffre terribilmente la mancanza di ritmo partita, e Lasagna è un lontano parente anche del giocatore non sempre a fuoco visto prima dell'infortunio.
È il limite di questa squadra, confermato anche dal mercato di gennaio. Al di fuori dell'ossatura titolare, le alternative fanno fatica a mantenere un passo adeguato a quanto richiesto da un campionato agonistico e spesso "sporco" come la B. Bene fa Longo ad alzare la voce e a sbattere i pugni sul tavolo, ricordando anche a chi accusa il ritardo di condizione che almeno un tempo (o anche solo mezz'ora) su livelli accettabili di competitività può essere legittimamente richiesto. Ma a questo punto non vale più, almeno non solo. Gli alibi ci sono, figuriamoci; però è forse arrivato anche il momento di scelte drastiche.
Il primo tempo proposto dai biancorossi contro i lombardi è ai limiti dell'imbarazzante: palloni persi a pioggia, zero occasioni create e tanti pericoli corsi per mano di una squadra nettamente più forte, e che avrebbe meritato qualcosa in più del semplice punto. Regalare due uomini alla Cremonese è un lusso che pochissimi possono concedersi, e tra questi non c'è sicuramente il Bari, squadra che lotta costantemente contro i suoi limiti e i suoi fantasmi.
I galletti sono fortunati a chiudere la prima frazione sullo 0-0, per ripresentarsi in campo con un altro piglio nella ripresa, anche grazie ai cambi. Gli ingressi di Bonfanti e Lella prima, e poi anche di Favilli nel finale, garantiscono un maggiore apporto di corsa, quantità e peso in fase offensiva; l'occasione creata da Benali e sventata da Fulignati è il manifesto di una crescita tecnica che va riconosciuta al Bari, all'interno di una partita maledettamente complicata.
Però, se alle insidie naturalmente portate da un'avversaria di valore superiore si aggiungono i soliti errori da scuola elementare del calcio, allora è veramente notte fonda; la recidiva è un'aggravante insostenibile per chi si trova, come i biancorossi, a metà del guado di una stagione senza un senso compiuto. Al 70' Radunovic sbaglia il solito, ennesimo, rinvio della sua stagione (viene da chiedersi perché ci si ostini a ricorrere al retropassaggio), serve Pickel che mette in moto Johnsen per servire l'assist perfetto a Valoti, bravissimo a coordinarsi e a mettere nel sacco in mezza rovesciata.
Nel momento migliore del Bari, i grigiorossi mettono la freccia con la maggiore qualità attinta dalla panchina propria di una squadra veramente ambiziosa, prodotto di una reale programmazione. Al Bari, dalla sua, va riconosciuto il merito di non aver alzato bandiera bianca, credendoci fine alla fine anche contro ogni pronostico. La rete del pareggio è, sì, fortunosa, ma mette in luce anche i pochi punti di forza della squadra in questo momento. A cominciare dallo stato di forma di Favilli, che difende il pallone e lo serve nello spazio per la giocata di forza di Dorval, il propiziatore del cross velenoso che si rivela un trappolone per il poco lucido Bianchetti, sprovveduto e sfortunato a infilare la sua porta.
L'asse mancino dei galletti, con Dorval e un Obaretin a tratti straripante per fisicità e intraprendenza, funziona molto meglio della catena di destra, dove Favasuli sta crescendo nelle qualità difensive, ma pecca non poco in fase di spinta e di appoggio all'azione. È il cortocircuito di una squadra incompleta, che il mercato ha rinforzato, certo, ma con una serie di incognite incalcolabili. La qualità di Pereiro e Maggiore non si discute, ma il debito di minuti e condizione rischia di non poter essere colmato in un tempo sempre più sottile come quello che separa il Bari dalla fine della stagione regolare.
Ecco, quindi, che anche il "sogno" playoff più volte sottolineato da Longo come obiettivo massimo (anche se particolarmente indigesto a una piazza abituata a lottare per vincere il campionato di B) rischia di finire nel frullatore di una stagione illeggibile. Sì, perché ormai l'andamento al piccolo trotto del Bari negli ultimi due mesi, con un pareggio qui, una vittoria ogni tanto lì e più di una sconfitta di troppo, non basta per tenere il passo della corsa playoff, e rischia di rimandare il Bari nell'imbuto della lotta per evitare i playout. Una possibilità che Longo, da tecnico lucido, onesto e analitico qual è, non ha mai smesso di considerare, al netto di alcuni suoi errori e dei tanti limiti strutturali della squadra. Messaggio chiarissimo rivolto soprattutto alla proprietà De Laurentiis, ormai sempre più un corpo estrano rispetto a una città e a una tifoseria che pretendono a gran voce il passaggio di mano.