palermo bari d'errico. <span>Foto ssc bari</span>
palermo bari d'errico. Foto ssc bari
Calcio

Fra rammarico e soddisfazione, per il Bari un pareggio che vale più di una vittoria

I biancorossi dominano il Palermo nel primo tempo e rischiano di vincerla anche in dieci. Un bel segnale di forza al campionato

Alla vigilia in parecchi ci avrebbero messo la firma, ma a cose fatte il risultato del big match assume contorni del tutto diversi. Il Bari chiude il suo girone d'andata con uno 0-0 in casa del Palermo che conferma i biancorossi saldamente alla testa della serie C girone C, e lancia un grosso segnale a tutte le contendenti.

Tanto Mignani quanto Frattali nel post gara hanno parlato di una giusta soddisfazione, venata qui e lì di rammarico. Sì, perché il Bari alla fine paga l'unico errore di Celiento, che a fine primo tempo lancia Soleri verso la porta e chiama Terranova a un intervento disperato; ci si mette di mezzo anche un po' di sfortuna, perché il tocco con il braccio c'è, e di conseguenza c'è anche un'espulsione severa ma - regolamento alla mano - giusta. Come giusta sarebbe stata anche l'espulsione di Buttaro nella ripresa, ma lì il signor Perenzoni ha preferito non applicare il regolamento; è andata così. Il Bari resiste alla grande, con ordine e senza rinunciare alla sua attitudine aggressiva, propositiva.

In parità numerica, Paponi già al 10' se ne mangia uno grosso (bellissimo il duello vinto con Marconi) per troppa fretta, poi D'Errico e Antenucci non trovano la porta per un nulla. Il Bari ha il torto di giocare un calcio fuori categoria nel primo tempo, senza concretizzare la netta superiorità al cospetto di un Palermo costretto alle corde dall'aggressività biancorossa. A inizio ripresa, in inferiorità numerica, da zero metri Mallamo non riesce a spingere dentro un cioccolatino confezionato da un D'Errico tornato devastante sul centro-sinistra. All'89' Celiento da due passi di testa spedisce alta l'ennesima buona occasione creata dal Bari.

Insomma, ce n'è abbastanza per mangiarsi le mani. Così come ce n'è abbastanza per ritenersi soddisfatti. In inferiorità numerica il Bari rischia il giusto e anche qualcosa in meno: Silipo sfiora in palo su punizione, Frattali fa una parata irreale sulla bomba al volo di Brunori. Filippi nel finale se la gioca buttando dentro l'ex Floriano, che vivacizza l'attacco rosanero ma senza trovare il grimaldello di una difesa biancorossa che ritrova anche un Gigliotti su livelli top.

Ma, più di tutto, impressiona l'autorevolezza con cui i biancorossi riescono a condurre le danze anche in inferiorità numerica sul campo di quella che - fino a ieri - era la seconda in classifica. Antenucci è un esempio per voglia e sacrificio, D'Errico e Mallamo corrono, difendono e attaccano con continuità, Botta ripiega nell'area del Bari e incanta nella metà campo ospite, Maita dà i tempi alla manovra e protezione alla difesa.

In definitiva, alla fine bene fa Frattali a dire che il bicchiere è mezzo pieno e magari anche qualcosa in più. A Palermo finisce con un pareggio che, per certi versi, vale come (se non più) una vittoria. Innanzitutto perché i galletti conservano al giro di boa un confortevole +7 sul Monopoli (unica delle inseguitrici a vincere, alla fine del girone d'andata in assoluto l'avversaria più continua), +8 su Palermo e Turris e +9 su Catanzaro e Avellino. Ma soprattutto perché il messaggio che filtra dal Barbera è chiaro: il Bari può e vuole dettare la sua legge ovunque. La chiave di lettura sta nel cambio dopo l'espulsione di Terranova: logico sarebbe stato inserire Gigliotti per Botta e non per Paponi, per non privare la squadra del riferimento sulle palle alte e nella lotta fisica. Ma Mignani conferma la sua linea: nel bene o nel male, è sempre la qualità a fare la differenza.

Lasciando perdere l'inconcludente squadra dell'anno scorso che fa testo fino a un certo punto, chiunque dopo l'espulsione di Terranova avrebbe fatto le barricate a protezione del pareggio. Ma in questo girone d'andata abbiamo capito che Mignani preferisce andare dritto per la sua strada, anche se è quella più tortuosa e meno razionale. A volte l'ha pagata (contro la Paganese), a volte no (come a Palermo), ma questo conta fino a un certo punto.

Mentalità, equilibrio, serenità: i tre elementi fondamentali che il tecnico ligure ha immesso in una squadra che - dopo il disastroso ritiro di Storo - si presentava a fine agosto con tanti punti interrogativi, in parte sanati dal lavoro sul mercato di Polito, l'altro architetto silenzioso di questo Bari. Chi, con un po' di giusto scetticismo, credeva che Mignani non avrebbe mangiato il panettone si è dovuto - felicemente - ricredere. La squadra ha il volto sereno e il carattere umile ma deciso del suo condottiero, a cui adesso tocca il compito più difficile: arrivare fino in fondo nella stessa posizione di adesso. C'è tutto un girone di ritorno per intrecciare le trame di un obiettivo che, mai come quest'anno, sembra finalmente possibile.
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