Calcio
Il Bari con un piede in C. A Terni per il miracolo
Non bastano neanche i 34mila per spingere alla salvezza. Biancorossi aggrappati a Di Cesare
Bari - venerdì 17 maggio 2024
1.02
Non sono bastati neanche 34mila cuori pulsanti, accorsi al San Nicola per uno spareggio playout, per spingere il Bari verso il traguardo della salvezza, che ora si fa ancora più complicata. Il pareggio al San Nicola per 1-1 con la Ternana, deciso dalle reti di Nasti e Pereiro nel secondo tempo, inchioda i biancorossi ad avere più di un piede in serie C, e li costringerà tra una settimana a vincere a tutti i costi sul terreno del Libero Liberati di Terni. A questo punto, più che un'impresa ci vorrà un miracolo, visto che il successo esterno al Bari manca dal lontanissimo 29 ottobre.
Da gara uno dei playout emergono solo conferme, in negativo. Il Bari è una squadra su cui non si può fare affidamento, poiché incapace di tenere insieme se stessa per una partita intera, neanche quando in gioco c'è la sopravvivenza sportiva di una città intera. Nella prima frazione i galletti durano 30 secondi; il tempo di colpire uno sfortunato palo con la capocciata di Sibilli. Poi la squadra di Giampaolo scompare dal campo, e la Ternana di Breda travolge tutto e tutti.
La sfida a centrocampo è impari, dove Acampora, Bellomo, Benali e Maiello sono alla costante rincorsa degli avversari, che sfondano sulle fasce con Carboni e Favasuli, come una lama calda nel burro. Di fatto, il Bari sta a galla solo per Pissardo, eroico prima nel chiudere su Carboni e poi nel respingere il rigore di Casasola. I pali centrati da Distefano e Pereiro fanno il resto, ed evitano ai biancorossi la figuraccia irrimediabile.
Certo, nella ripresa qualcosa in più si vede. L'ingresso di Maita, il passaggio al 4-3-2-1, e il calo delle fere rianimano le speranze della squadra di casa. Il goal all'ora di gioco, siglato dal fin lì impalpabile Nasti, avrebbe potuto significare tantissimo per il Bari e le sue ambizioni, se solo si trattasse di una squadra con i nervi saldi.
Giampaolo non ottiene un bel nulla dagli ingressi di Kallon e Puscas, che prima appoggia tra le braccia di Iannarilli un colpo di testa da sparare in rete, e poi perde il pallone che porta Pereiro a trovare il fortunoso pareggio, con la sfortunata deviazione di capitan Di Cesare, nel momento migliore del Bari.
Ironie del calcio, sport pazzo e crudele; di certo non una scienza, figuriamoci quindi una scienza esatta. È questa l'unica speranza che i galletti pugliesi possono ancora coltivare, visto che - a rigor di logica - tutto farebbe propendere per l'abbandono di ogni residua speranza.
Sul fatto che il Bari possa davvero fare la partita della vita a Terni c'è da scommettere poco o nulla; l'ultima fiammella risiede nella possibilità che ai rossoverdi venga il cosiddetto "braccino", e che si facciano del male da soli. Difficile, ma non impossibile. Nessuno meglio dei tifosi biancorossi sa quanto può essere rischioso trovarsi a gestire il vantaggio in una finale di ritorno in casa.
Ci si giocherà tutto il 23 maggio, giorno del 41mo compleanno di Valerio Di Cesare, l'unico benedetto dall'applauso del San Nicola, che probabilmente se lo è goduto per l'ultima volta durante il giro di campo. Il Bari rimane aggrappato disperatamente al suo capitano, alla speranza che faccia a se stesso e a tutta la città il regalo d'addio portando la baracca in salvo.
Il diesse Polito, nel post gara, ha promesso la salvezza per rientrare del debito morale con la città, che ha sì contestato l'operato della società e della dirigenza, artefice di una stagione troppo brutta per essere vera, ma che come al solito non ha mai fatto mancare il suo supporto.
Un sostegno che al Liberati non ci sarà, almeno da parte dei tifosi residenti in Puglia, a causa dell'ennesima ammissione di colpa di uno Stato che sa come manganellare gli studenti che manifestano per la pace e i diritti, ma si arrende quando deve garantire l'ordine pubblico durante un evento sportivo. Insomma, le premesse per un miracolo proprio non ci sono. Ma, in fondo, se i miracoli fossero prevedibili, semplicemente non sarebbero miracoli...
Da gara uno dei playout emergono solo conferme, in negativo. Il Bari è una squadra su cui non si può fare affidamento, poiché incapace di tenere insieme se stessa per una partita intera, neanche quando in gioco c'è la sopravvivenza sportiva di una città intera. Nella prima frazione i galletti durano 30 secondi; il tempo di colpire uno sfortunato palo con la capocciata di Sibilli. Poi la squadra di Giampaolo scompare dal campo, e la Ternana di Breda travolge tutto e tutti.
La sfida a centrocampo è impari, dove Acampora, Bellomo, Benali e Maiello sono alla costante rincorsa degli avversari, che sfondano sulle fasce con Carboni e Favasuli, come una lama calda nel burro. Di fatto, il Bari sta a galla solo per Pissardo, eroico prima nel chiudere su Carboni e poi nel respingere il rigore di Casasola. I pali centrati da Distefano e Pereiro fanno il resto, ed evitano ai biancorossi la figuraccia irrimediabile.
Certo, nella ripresa qualcosa in più si vede. L'ingresso di Maita, il passaggio al 4-3-2-1, e il calo delle fere rianimano le speranze della squadra di casa. Il goal all'ora di gioco, siglato dal fin lì impalpabile Nasti, avrebbe potuto significare tantissimo per il Bari e le sue ambizioni, se solo si trattasse di una squadra con i nervi saldi.
Giampaolo non ottiene un bel nulla dagli ingressi di Kallon e Puscas, che prima appoggia tra le braccia di Iannarilli un colpo di testa da sparare in rete, e poi perde il pallone che porta Pereiro a trovare il fortunoso pareggio, con la sfortunata deviazione di capitan Di Cesare, nel momento migliore del Bari.
Ironie del calcio, sport pazzo e crudele; di certo non una scienza, figuriamoci quindi una scienza esatta. È questa l'unica speranza che i galletti pugliesi possono ancora coltivare, visto che - a rigor di logica - tutto farebbe propendere per l'abbandono di ogni residua speranza.
Sul fatto che il Bari possa davvero fare la partita della vita a Terni c'è da scommettere poco o nulla; l'ultima fiammella risiede nella possibilità che ai rossoverdi venga il cosiddetto "braccino", e che si facciano del male da soli. Difficile, ma non impossibile. Nessuno meglio dei tifosi biancorossi sa quanto può essere rischioso trovarsi a gestire il vantaggio in una finale di ritorno in casa.
Ci si giocherà tutto il 23 maggio, giorno del 41mo compleanno di Valerio Di Cesare, l'unico benedetto dall'applauso del San Nicola, che probabilmente se lo è goduto per l'ultima volta durante il giro di campo. Il Bari rimane aggrappato disperatamente al suo capitano, alla speranza che faccia a se stesso e a tutta la città il regalo d'addio portando la baracca in salvo.
Il diesse Polito, nel post gara, ha promesso la salvezza per rientrare del debito morale con la città, che ha sì contestato l'operato della società e della dirigenza, artefice di una stagione troppo brutta per essere vera, ma che come al solito non ha mai fatto mancare il suo supporto.
Un sostegno che al Liberati non ci sarà, almeno da parte dei tifosi residenti in Puglia, a causa dell'ennesima ammissione di colpa di uno Stato che sa come manganellare gli studenti che manifestano per la pace e i diritti, ma si arrende quando deve garantire l'ordine pubblico durante un evento sportivo. Insomma, le premesse per un miracolo proprio non ci sono. Ma, in fondo, se i miracoli fossero prevedibili, semplicemente non sarebbero miracoli...