Cagliari-Bari, il selfie della vittoria. <span>Foto Ssc Bari</span>
Cagliari-Bari, il selfie della vittoria. Foto Ssc Bari
Calcio

Il Bari di Mignani, il calcio all’italiana che può ancora dire la sua

I galletti vincono a Cagliari con una prova tatticamente perfetta. Ma ora piedi per terra

Una generosa dose di sana, vecchia, tattica all'italiana porta a casa il risultato contro i cervellotici alambicchi del calcio moderno. Si potrebbe sintetizzare così l'impresa (perché d'impresa trattasi) del Bari di mister Michele Mignani, che strappa i tre punti sul campo del Cagliari, la squadra che se non è la più forte della serie B, poco ci manca.

I galletti la vincono 0-1, cinici al massimo nel concretizzare l'unica occasione prodotta, ancora una volta con un Cheddira semplicemente "on fire". L'attaccante biancorosso, fresco di meritatissima convocazione con il Marocco, ci mette un tocco di destro per incorniciare una prova tatticamente perfetta della squadra ospite, ben studiata e ottimamente messa in campo dal tecnico ligure. Eh sì, sarà anche "anticalcio" come l'ha definita il tecnico dei sardi Fabio Liverani, ma la strategia portata dal Bari sul campo della Unipol Domus permette ai biancorossi di mettere a segno un colpo tutto meno che banale. Il terzo successo su quattro trasferte conferma come l'attitudine contropiedista della squadra di Mignani possa essere difficile da affrontare, anche per gli avversari più di rango.
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Soprattutto alla luce del fatto lo stesso Cagliari di Liverani arriva a inquadrare lo specchio della porta solo al 94', con il colpo di testa di Pavoletti che muore sulla faccia interna del palo. Proprio così: la vera notizia non è il 100% di conversione delle occasioni fatto registrare dal Bari, ma la sterilità che la fase difensiva biancorossa sa indurre al temibile attacco rossoblù. Mignani incarta il trappolone perfetto al suo collega, che ci casca con tutte le scarpe. Liverani se l'è presa con gli errori tecnici dei suoi e con la mancanza di spunti negli ultimi 20 metri, ma questo non può e non deve togliere i meriti a un Bari che rischia poco quanto niente anche grazie alla sua lucidità in fase passiva. La mentalità di chi sa anche, quando serve, soffrire: nel finale - dopo l'ingenua espulsione di Pucino - i galletti stringono i denti e portano a casa il bottino pieno, lì dove quasi tutti si sarebbero, alla vigilia, accontentati anche di un punto.

La scelta di Vicari titolare si rivela fin da subito azzeccata, perché l'ex Spal è fondamentale nell'aiutare Ricci in chiusura sul temibile Nandez. La coppia con un monumentale Di Cesare funziona: i due cancellano dal campo Lapadula, che si accende solo all'ultimo secondo del primo tempo quando serve a Viola un buon pallone, su cui il capitano biancorosso ci mette una pezza con la collaborazione di Caprile. Questa è l'unica, vera, occasione confezionata dal Cagliari (il resto sono un paio di tentativi senza pretese di Altare) nel primo tempo; e se si pensa che la successiva (il palo di Pavoletti) arriva al 94', questo dà la dimensione dell'ottima prova tattica dei biancorossi.

Fondamentale, in questo pezzo di vecchio calcio all'italiana, è l'apporto del centrocampo: Maiello non sarà un fulmine di guerra, ma è intelligente nella lettura del ruolo di schermo davanti alla difesa, per contenere la qualità di Rog e soprattutto Viola in fase di costruzione. Folorunsho ha meno spazio per le sue sgroppate, ma è diligente nell'allargarsi a sinistra e togliere spazi al gioco sulle fasce del Cagliari; meno bene Botta, che si vede poco e all'ora di gioco (un minuto prima di uscire) spreca colpevolmente un contropiede. E poi, c'è Maita. Il cervello pensante di questa squadra, che ha bruciato i tempi per recuperare dalla lussazione alla spalla ed esserci nella delicata sfida isolana. Prezioso nel recupero dei palloni a centrocampo, geniale nel servire a Cheddira l'assist per il goal. Il resto lo fa la freddezza dell'italo-marocchino, che arriva a cinque goal in sei partite di campionato (sono già dieci in stagione) e conferma di essere in stato di grazia. La sua crescita è impressionante, perché se in serie C parlavamo di un buon giocatore con molti limite, in serie B parliamo di un cannoniere spietato e di un elemento fondamentale negli equilibri della squadra. Chissà, questa esperienza con la sua nazionale (ed eventualmente il mondiale in Qatar) potrebbe anche dargli un'ulteriore spinta per diventare ancora più decisivo.

Ma la parola chiave di questa vittoria è "equilibrio". Un concetto su cui Mignani torna spesso e volentieri, ma che fin qui si era visto poco. Il Bari delle prime giornate ne dava e ne prendeva in quantità quasi uguali, mostrando grandi potenzialità offensive ma anche qualche amnesia lì dietro. Nonostante il risentimento mostrato da capitan Di Cesare, è innegabile che anche quando il Bari ha vinto la difesa ha scricchiolato e parecchio. A Cagliari, invece, Mignani cambia piano tattico e, alla fine, ha ragione: la squadra si abbassa fin da subito di una decina di metri per togliere profondità a Lapadula, Mancosu e Nandez, i centrocampisti coprono bene gli spazi e i centrali non sbagliano chiusure e anticipi. Certo, le occasioni di partire in contropiede si assottigliano, ma il Bari comunque non perde la lucidità per provare a colpire il Cagliari alla prima occasione buona. E, quando arriva, avere un Cheddira infallibile certamente aiuta.

Ora, però, piedi per terra. Fa bene Mignani a predicare calma e a non voler attirare troppe attenzioni sul suo Bari. D'altra parte, il campionato è appena cominciato e il tempo per andare incontro a momenti difficili c'è tutto. Per adesso, val la pena godersi la vista che c'è dal secondo posto in classifica, sapendo però che il Bari deve lottare innanzitutto per mantenere la categoria, e che ogni cosa in più sarebbe, appunto, qualcosa in più. E lavorare tranquilli per due settimane, con la consapevolezza che il calcio all'italiana maniera può ancora dire la sua, in un'epoca di "rivoluzionari" o presunti tali, non è affatto male.
  • ssc bari
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