Calcio
Il Bari dura un tempo: le alternative scarseggiano, e la curva alza la voce
Biancorossi beffati al 90’ dal Cittadella, ma sono impietose le lacune di un mercato “a risparmio”
Bari - giovedì 31 agosto 2023
1.59
Frizzante, gagliardo e cinico all'inizio, spuntato, con la lingua da fuori e beffato alla fine. È il doppio volto di un Bari che dura un tempo, e che si fa raggiungere nel turno infrasettimanale dal Cittadella, al 90' o nelle immediate vicinanze. Finisce 1-1 una partita che avrebbe potuto dire molto di più, e dare anche molto di più ai galletti d'oro vestiti dalla terza maglia, l'unica cosa a luccicare in una serata grigia di fine agosto.
E dire che il problema "matrice" di questa squadra l'aveva denunciato la curva nord già al 1' di gioco, con un eloquente striscione di biasimo nei confronti di un mercato "a risparmio", fatto di tanti prestiti e delle formule fantasiose a cui ha dovuto far ricorso il diesse Polito per portare alla corte di Mignani rinforzi di qualità, con le scarsissime risorse fin qui messe sul piatto dalla proprietà. E questo nonostante le laute cessioni al Napoli di Caprile e Cheddira, che avrebbero dovuto portare nelle casse della società fondi da reinvestire sul mercato. Ma fin qui non se n'è vista neanche l'ombra (un fatto su cui De Laurentiis dovrà tornare prima o poi) .
Eh già, perché poco si può dire a Polito e a Mignani, che stanno provando a tirar fuori qualcosa di buono con il poco che hanno; il primo in sede di trattative, il secondo sul campo. D'altra parte, la partita contro il Cittadella al San Nicola è lo specchio di una squadra a corto di alternative: primo tempo da 8, secondo tempo da 4.
L'avvio di gara, infatti, è di quelli con le marce alte innestate. L'intesa tra Sibilli e Nasti funziona e si affina sempre meglio, come si vede già al 6' con il goal di testa del giovane attaccante, servito dal cross col goniometro dell'ex Pisa. Nell'azione del vantaggio ci mette il piede anche Koutsoupias, esordiente dal 1' ma già con una bella verve che gli punta addosso il riflettore dei migliori in campo. Poi le solite certezze: Dorval a destra spinge molto, Maiello in mezzo corre per due, smista di prima e si concede anche qualche sortita offensiva (bellissimo assist per Sibilli, sfortunato nella conclusione), Maita dà buoni segnali di ripresa, Morachioli si prende delle pause - è vero - ma quando punta l'uomo lascia sempre l'impressione di poter combinare qualcosa di buono.
Insomma, i biancorossi si trovano a meraviglia e sfruttano gli ampi spazi lasciati dal Cittadella di Gorini, lento ad accorciare le distanze e pericoloso solo con il tiro di Cassano, che stampa il palo al termine di un'azione solitaria, e per questo dal carattere estemporaneo.
Il Bari ha il grave difetto di non chiudere i conti già nel primo tempo, in considerazione di una ripresa in rapido calando. Finché la squadra ha il serbatoio pieno, le cose vanno in un certo modo, ma quando si accende la spia della riserva Mignani si gira in panchina e si ricorda che di carte buone da giocare (con le indisponibilità di Menez e Diaw) ce ne sono tanto poche quanto niente.
Le alternative per cambiare l'inerzia della partita, passata dalla parte dei veneti anche per un deficit psicologico involontario dei galletti, scarseggiano, e allora Mignani (stavolta per necessità più che per scelta) deve fare di necessità virtù: provare a difendere il risultato, sperando che vada come quattro giorni prima a Cremona. Stavolta, però, mal gliene incoglie.
Benali tiene palla e prova a dare qualità al centrocampo, Pucino rileva Ricci e fa scalare Dorval a sinistra per blindare la difesa, Edjouma ci mette fisicità e irruenza per far legna e rovesciare l'azione; sfiora due volte il goal, ma la fortuna non lo assiste. Se, poi, ci mettiamo che a Scheidler (forse all'ultima prima dei saluti) praticamente è stato ritagliato il solo ruolo di "interprete" del suo connazionale, ancora alle prese con la "language frontier", allora si ha il quadro completo di una margherita che ha finito di essere sfogliata.
E se di mezzo ci si mette anche il caso cinico e beffardo, allora è notte fonda: Di Cesare si fa male a cambi finti (siamo al minuto 89'), Edjouma si perde Pavan in marcatura, Brenno impasta e serve la frittata, e il Cittadella pareggia. Non senza meriti, questo va assolutamente sottolineato, a encomio della classica squadra "rognosa", difficile per tutti da affrontare. Se il Bari regge fino al 90' è quasi solo grazie a un Vicari monumentale, che chiude coi tempi perfetti su Magrassi, Maistrello e Pandolfi.
Insomma, due punti persi più che uno guadagnato. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, non sempre almeno. Alle 8 di oggi mancano esattamente 36 ore alla chiusura del mercato, e l'ultima uscita dei biancorossi ha evidentemente palesato ciò che manca per completare la squadra: almeno due (ma forse anche tre) innesti tra trequarti e attacco (sembra fatta per Aramu, ma bisogna stringere i tempi), e volendo anche un difensore che completi il reparto, perché senza Di Cesare (un 41enne) lì dietro le sicurezze si sciolgono come un ghiacciolo all'Equatore.
Serve che Polito realizzi un mezzo miracolo, anche se con un po' di sforzo in più da parte della società si poteva arrivare al rush finale con molto meno affanno. Un intervento necessario, per dare un senso compiuto a una squadra che - in questo avvio di stagione - ha fatto vedere un potenziale molto interessante, e che sarebbe un peccato imperdonabile non sviluppare fino in fondo. Trascinato dalla voce grossa della curva nord, tutto lo stadio (anche ieri, a fine agosto, in 22.440, segnale di una fiducia che va ripagata e non tradita) canta dopo anni "Noi vogliamo un presidente che ci porti in serie A". Più chiaro di così…
E dire che il problema "matrice" di questa squadra l'aveva denunciato la curva nord già al 1' di gioco, con un eloquente striscione di biasimo nei confronti di un mercato "a risparmio", fatto di tanti prestiti e delle formule fantasiose a cui ha dovuto far ricorso il diesse Polito per portare alla corte di Mignani rinforzi di qualità, con le scarsissime risorse fin qui messe sul piatto dalla proprietà. E questo nonostante le laute cessioni al Napoli di Caprile e Cheddira, che avrebbero dovuto portare nelle casse della società fondi da reinvestire sul mercato. Ma fin qui non se n'è vista neanche l'ombra (un fatto su cui De Laurentiis dovrà tornare prima o poi) .
Eh già, perché poco si può dire a Polito e a Mignani, che stanno provando a tirar fuori qualcosa di buono con il poco che hanno; il primo in sede di trattative, il secondo sul campo. D'altra parte, la partita contro il Cittadella al San Nicola è lo specchio di una squadra a corto di alternative: primo tempo da 8, secondo tempo da 4.
L'avvio di gara, infatti, è di quelli con le marce alte innestate. L'intesa tra Sibilli e Nasti funziona e si affina sempre meglio, come si vede già al 6' con il goal di testa del giovane attaccante, servito dal cross col goniometro dell'ex Pisa. Nell'azione del vantaggio ci mette il piede anche Koutsoupias, esordiente dal 1' ma già con una bella verve che gli punta addosso il riflettore dei migliori in campo. Poi le solite certezze: Dorval a destra spinge molto, Maiello in mezzo corre per due, smista di prima e si concede anche qualche sortita offensiva (bellissimo assist per Sibilli, sfortunato nella conclusione), Maita dà buoni segnali di ripresa, Morachioli si prende delle pause - è vero - ma quando punta l'uomo lascia sempre l'impressione di poter combinare qualcosa di buono.
Insomma, i biancorossi si trovano a meraviglia e sfruttano gli ampi spazi lasciati dal Cittadella di Gorini, lento ad accorciare le distanze e pericoloso solo con il tiro di Cassano, che stampa il palo al termine di un'azione solitaria, e per questo dal carattere estemporaneo.
Il Bari ha il grave difetto di non chiudere i conti già nel primo tempo, in considerazione di una ripresa in rapido calando. Finché la squadra ha il serbatoio pieno, le cose vanno in un certo modo, ma quando si accende la spia della riserva Mignani si gira in panchina e si ricorda che di carte buone da giocare (con le indisponibilità di Menez e Diaw) ce ne sono tanto poche quanto niente.
Le alternative per cambiare l'inerzia della partita, passata dalla parte dei veneti anche per un deficit psicologico involontario dei galletti, scarseggiano, e allora Mignani (stavolta per necessità più che per scelta) deve fare di necessità virtù: provare a difendere il risultato, sperando che vada come quattro giorni prima a Cremona. Stavolta, però, mal gliene incoglie.
Benali tiene palla e prova a dare qualità al centrocampo, Pucino rileva Ricci e fa scalare Dorval a sinistra per blindare la difesa, Edjouma ci mette fisicità e irruenza per far legna e rovesciare l'azione; sfiora due volte il goal, ma la fortuna non lo assiste. Se, poi, ci mettiamo che a Scheidler (forse all'ultima prima dei saluti) praticamente è stato ritagliato il solo ruolo di "interprete" del suo connazionale, ancora alle prese con la "language frontier", allora si ha il quadro completo di una margherita che ha finito di essere sfogliata.
E se di mezzo ci si mette anche il caso cinico e beffardo, allora è notte fonda: Di Cesare si fa male a cambi finti (siamo al minuto 89'), Edjouma si perde Pavan in marcatura, Brenno impasta e serve la frittata, e il Cittadella pareggia. Non senza meriti, questo va assolutamente sottolineato, a encomio della classica squadra "rognosa", difficile per tutti da affrontare. Se il Bari regge fino al 90' è quasi solo grazie a un Vicari monumentale, che chiude coi tempi perfetti su Magrassi, Maistrello e Pandolfi.
Insomma, due punti persi più che uno guadagnato. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, non sempre almeno. Alle 8 di oggi mancano esattamente 36 ore alla chiusura del mercato, e l'ultima uscita dei biancorossi ha evidentemente palesato ciò che manca per completare la squadra: almeno due (ma forse anche tre) innesti tra trequarti e attacco (sembra fatta per Aramu, ma bisogna stringere i tempi), e volendo anche un difensore che completi il reparto, perché senza Di Cesare (un 41enne) lì dietro le sicurezze si sciolgono come un ghiacciolo all'Equatore.
Serve che Polito realizzi un mezzo miracolo, anche se con un po' di sforzo in più da parte della società si poteva arrivare al rush finale con molto meno affanno. Un intervento necessario, per dare un senso compiuto a una squadra che - in questo avvio di stagione - ha fatto vedere un potenziale molto interessante, e che sarebbe un peccato imperdonabile non sviluppare fino in fondo. Trascinato dalla voce grossa della curva nord, tutto lo stadio (anche ieri, a fine agosto, in 22.440, segnale di una fiducia che va ripagata e non tradita) canta dopo anni "Noi vogliamo un presidente che ci porti in serie A". Più chiaro di così…