Calcio
Il Bari è in disarmo, sul ponte sventola bandiera bianca
I biancorossi falliscono anche il test Catanzaro. Il finale di stagione rischia di trasformarsi in agonia, e la piazza contesta
Bari - lunedì 22 marzo 2021
9.28
"Sul ponte sventola bandiera bianca". Ci perdonerà il maestro Franco Battiato se prendiamo in prestito le parole di un suo grande successo del 1981 per descrivere il momento drammatico di un Bari completamente allo sbando. I biancorossi sono una squadra in disarmo, incapace di andare oltre i suoi (molti e palesi) limiti, in balìa degli eventi, prossima alla resa senza condizioni. I galletti falliscono anche il test verità in casa del Catanzaro, e ora rischiano di perdere persino il terzo posto, obiettivo che già di per sé ridimensionava ambizioni e qualità del progetto tecnico. Un punto in quattro gare: il "Vergognatevi" esposto nella notte dalla tifoseria organizzata davanti al San Nicola è il termometro del malcontento della piazza, mai come in questo momento scollata da squadra e società.
La cartina al tornasole della sconfitta per 2-0 al Ceravolo sta tutta in due episodi-chiave: al 51' Sabbione interviene con improvvida malagrazia e di fatto serve l'assist per il facile vantaggio firmato Di Massimo, poi al 90' Candellone fallisce goffamente un colpo di testa (assist del baby Mercurio, entrato un minuto prima) tutto solo davanti al portiere. Ecco, il Bari è questo: una squadra che a lungo ha vivacchiato su una qualità tecnica che evidentemente non esisteva. La società ha continuato a puntare su elementi largamente deludenti, smantellando l'organico a gennaio e cedendo alcuni dei pezzi pregiati: Montalto, Simeri e Hamlili di questi tempi avrebbero fatto comodo, così come i terzini di ruolo D'Orazio e Corsinelli.
Carrera ha fatto quel che poteva, cercando di rivitalizzare un malato che, però, era troppo grave per poter guarire. Il nuovo tecnico ha valorizzato Sarzi Puttini (la sua assenza si è sentita a Catanzaro), ha trovato a Rolando un ruolo da spacca-partite nel secondo tempo, e si è affidato al barese Cianci per "sfangarla" nelle prime partite della sua gestione. Poi, però, quando si è esaurita anche la carica miracolistica del figliol prodigo, il Bari si è mostrato in tutta la sua inconsistenza. Anche a Catanzaro l'attaccante di Bari vecchia ha fallito un'occasione di testa clamorosa, sprecando l'unica intuizione nella partita di Antenucci, ormai sempre più lontano dalla porta e dalla forma migliore. Suo è il tiro più pericoloso del Bari nella ripresa, al 46'; per il resto è davvero notte fonda.
L'unico che ci prova è Marras, ma senza mai vincere effettivamente il duello rusticano prima con Contessa, poi con Porcino. Dalla sua, invece, mister Calabro schiera un Catanzaro attentissimo dietro e micidiale nelle ripartenze: quando Frattali salva su Curiale al 34' è già il presagio di un altro pomeriggio amaro. I calabresi possono anche permettersi il lusso di tenere in panchina Casoli ed Evacuo, proponendoli come alternative nella ripresa. Possibilità che, invece, al povero Bari ridotto all'osso è preclusa, e la differenza si sente. Proprio Evacuo al 92' si toglie lo sfizio di segnare il 200mo goal in carriera con un "cucchiaio" irriverente dal dischetto, l'ultima umiliazione per un galletto a cresta bassa.
L'occasione per accorciare sull'Avellino (ko 3-1 a Catania) o comunque per blindare il terzo posto era ghiotta, ma questa squadra sembra non avere più stimoli né motivazioni; il Catanzaro avrà il punto del sorpasso già mercoledì, con la Cavese. A fine marzo Carrera (il meno colpevole, va ricordato) parla ancora di campionato non finito e di lavoro da fare; quando mancano sei partite alla fine della stagione regolare suona tanto di free climbing sugli specchi. Lo stesso Antenucci parla di guardarsi in faccia; anche qui, è davvero troppo tardi. Il gruppo non c'è (lo ha confermato Perrotta dopo la Casertana), il Bari sembra un assemblaggio di 11/15 monadi con un valore nominale ben superiore a quello reale.
"Squadra senz'anima e società assente", scrivono sempre gli ultras nel loro striscione di contestazione. E, infatti, il tutto avviene nel silenzio del club. D'altra parte, non c'è neanche più nessuno deputato a parlare, a spiegare. Non sostituire il diesse dopo il licenziamento di Romairone, lasciare allenatore e squadra senza un riferimento nel rapporto con la presidenza è un'altra scelta inspiegabile. Anzi, è un errore imperdonabile. Luigi De Laurentiis ha una storia imprenditoriale che parla per le sue grandi capacità manageriali, ma il calcio non è un business come gli altri. Serve circondarsi di gente competente e indipendente, che conosca il campo, che "sorvegli" la squadra. Neanche un gigante dell'impresa come lui può fare tutto da solo; la credibilità della società si misura con la passione dei tifosi. Il morale ai minimi storici è un segnale inequivocabile: qualcosa si è sbagliato.
Una lezione fondamentale da imparare in vista della prossima stagione. Questa, invece, corre il rischio di trasformarsi in una lenta agonia. Il fatto che ai play-off partecipino le squadre dal secondo al decimo posto garantisce ai galletti la presenza negli spareggi promozione, ma le speranze di centrare la B sono quasi nulle. Ridimensionamento dopo ridimensionamento, ora tocca salvare anche il quarto posto. Arrivare alle spalle del Foggia (distante soli 6 punti) sarebbe davvero troppo per una piazza ormai in tumulto.
La cartina al tornasole della sconfitta per 2-0 al Ceravolo sta tutta in due episodi-chiave: al 51' Sabbione interviene con improvvida malagrazia e di fatto serve l'assist per il facile vantaggio firmato Di Massimo, poi al 90' Candellone fallisce goffamente un colpo di testa (assist del baby Mercurio, entrato un minuto prima) tutto solo davanti al portiere. Ecco, il Bari è questo: una squadra che a lungo ha vivacchiato su una qualità tecnica che evidentemente non esisteva. La società ha continuato a puntare su elementi largamente deludenti, smantellando l'organico a gennaio e cedendo alcuni dei pezzi pregiati: Montalto, Simeri e Hamlili di questi tempi avrebbero fatto comodo, così come i terzini di ruolo D'Orazio e Corsinelli.
Carrera ha fatto quel che poteva, cercando di rivitalizzare un malato che, però, era troppo grave per poter guarire. Il nuovo tecnico ha valorizzato Sarzi Puttini (la sua assenza si è sentita a Catanzaro), ha trovato a Rolando un ruolo da spacca-partite nel secondo tempo, e si è affidato al barese Cianci per "sfangarla" nelle prime partite della sua gestione. Poi, però, quando si è esaurita anche la carica miracolistica del figliol prodigo, il Bari si è mostrato in tutta la sua inconsistenza. Anche a Catanzaro l'attaccante di Bari vecchia ha fallito un'occasione di testa clamorosa, sprecando l'unica intuizione nella partita di Antenucci, ormai sempre più lontano dalla porta e dalla forma migliore. Suo è il tiro più pericoloso del Bari nella ripresa, al 46'; per il resto è davvero notte fonda.
L'unico che ci prova è Marras, ma senza mai vincere effettivamente il duello rusticano prima con Contessa, poi con Porcino. Dalla sua, invece, mister Calabro schiera un Catanzaro attentissimo dietro e micidiale nelle ripartenze: quando Frattali salva su Curiale al 34' è già il presagio di un altro pomeriggio amaro. I calabresi possono anche permettersi il lusso di tenere in panchina Casoli ed Evacuo, proponendoli come alternative nella ripresa. Possibilità che, invece, al povero Bari ridotto all'osso è preclusa, e la differenza si sente. Proprio Evacuo al 92' si toglie lo sfizio di segnare il 200mo goal in carriera con un "cucchiaio" irriverente dal dischetto, l'ultima umiliazione per un galletto a cresta bassa.
L'occasione per accorciare sull'Avellino (ko 3-1 a Catania) o comunque per blindare il terzo posto era ghiotta, ma questa squadra sembra non avere più stimoli né motivazioni; il Catanzaro avrà il punto del sorpasso già mercoledì, con la Cavese. A fine marzo Carrera (il meno colpevole, va ricordato) parla ancora di campionato non finito e di lavoro da fare; quando mancano sei partite alla fine della stagione regolare suona tanto di free climbing sugli specchi. Lo stesso Antenucci parla di guardarsi in faccia; anche qui, è davvero troppo tardi. Il gruppo non c'è (lo ha confermato Perrotta dopo la Casertana), il Bari sembra un assemblaggio di 11/15 monadi con un valore nominale ben superiore a quello reale.
"Squadra senz'anima e società assente", scrivono sempre gli ultras nel loro striscione di contestazione. E, infatti, il tutto avviene nel silenzio del club. D'altra parte, non c'è neanche più nessuno deputato a parlare, a spiegare. Non sostituire il diesse dopo il licenziamento di Romairone, lasciare allenatore e squadra senza un riferimento nel rapporto con la presidenza è un'altra scelta inspiegabile. Anzi, è un errore imperdonabile. Luigi De Laurentiis ha una storia imprenditoriale che parla per le sue grandi capacità manageriali, ma il calcio non è un business come gli altri. Serve circondarsi di gente competente e indipendente, che conosca il campo, che "sorvegli" la squadra. Neanche un gigante dell'impresa come lui può fare tutto da solo; la credibilità della società si misura con la passione dei tifosi. Il morale ai minimi storici è un segnale inequivocabile: qualcosa si è sbagliato.
Una lezione fondamentale da imparare in vista della prossima stagione. Questa, invece, corre il rischio di trasformarsi in una lenta agonia. Il fatto che ai play-off partecipino le squadre dal secondo al decimo posto garantisce ai galletti la presenza negli spareggi promozione, ma le speranze di centrare la B sono quasi nulle. Ridimensionamento dopo ridimensionamento, ora tocca salvare anche il quarto posto. Arrivare alle spalle del Foggia (distante soli 6 punti) sarebbe davvero troppo per una piazza ormai in tumulto.