Calcio
Il Bari gioca solo un tempo, da Como si esce con un punto di platino
Galletti opachi in riva al lago, il pareggio è l’unica notizia positiva in una domenica da rivedere
Bari - lunedì 28 novembre 2022
Più che brutto, quasi inesistente nel primo tempo, più vivace nella ripresa. Il Bari, di fatto, in casa del Como gioca solo un tempo, e alla fine porta a casa il pareggio per 1-1 che corrisponde a un punto d'oro, o forse di platino, o addirittura di diamante. Insomma, qual che sia la materi di cui sono fatti i sogni, quella del Sinigaglia per i galletti è una bella sfangata, che dà continuità ai risultati (sono quattro i pareggi consecutivi, abbonamento al segno X ormai diventato una costante) e permette ai biancorossi di albergare ancora nei quartieri più nobili della classifica di serie B, nonostante la vittoria manchi dalla bellezza di sei turni.
Ma, a conti fatti, il rigore con cui al 90' Botta risponde al penalty di Cerri al 47' offre alla squadra di Mignani un risultato che contorna di un grigio un po' più tenue la prestazione schizofrenica in riva al lago di Como. Il primo tempo è semplicemente da dimenticare: il Bari a conti fatti non supera mai la sua metà campo. Mignani ha parlato di "timidezza" nella prima frazione, intendendo attribuire maggiori responsabilità a sé e alla sua squadra rispetto ai meriti del Como. Il che è certamente vero: un Bari macchinoso, senza idee e in chiara difficoltà fisica subisce le iniziative dei lombardi di Moreno Longo, che ci mettono sì intensità ma senza particolari bollicine. I galletti, in emergenza difensiva e con defezioni importanti anche a centrocampo, pagano la maggiore organizzazione dei lariani, che dominano in mezzo al campo e mettono gli avversari alle corde. Dorval è parecchio in difficoltà a difendere sul lato sinistro dei biancorossi, dove anche un Folorunsho non particolarmente ispirato si trova sempre a rincorrere. Dall'altra parte non c'è lo squalificato Maita, e il suo sostituto Mallamo fa quel che può, senza però lasciare tracce profonde nella partita.
Scheidler e Antenucci lì davanti praticamente non vedono mezzo pallone giocabile, anche a causa del mancato raccordo tra i reparti. Mignani sceglie ancora Salcedo sulla linea della trequarti, ma l'ex Inter dimostra ancora una volta di trovarsi poco a suo agio tra le linee. Stiamo parlando di una punta rapida ed esplosiva, che sembrerebbe avere bisogno di spazi ampi per aprire il gas e spaccare a metà le difese avversarie; le giocate nello stretto lo limitano e privano la squadra degli sbocchi offensivi più naturali nel 4-3-1-2 di Mignani.
Di fatto, il Bari nel primo tempo regge solo grazie alle mani di Caprile, che devia sul palo il primo rigore calciato da Cerri; il neo entrato Blanco ribatte in rete dopo essere entrato anticipatamente all'interno della lunetta, un'azione che ci insegna come un rigore irregolare non vada ribattuto in caso di parata del portiere. Buon per il Bari, che però viene punito nel finale di ripresa, sempre dal dischetto. Se nella prima circostanza il penalty appariva solare per l'intervento fuori tempo di Folorunsho su Iovine, nel secondo caso il tocco con il braccio dietro la schiena di Pucino vale un rigore solo per chi intende fare un uso capestro, quasi ossessivo, della pseudoscienza offerta dal Var, di cui i fondamenti epistemologici ancora non sono stati sufficientemente spiegati da chi di dovere. Fatto sta che sul morire della prima frazione Cerri ci riprova, Caprile quasi ci arriva ma la conclusione bassa è troppo forte e angolata per essere respinta.
La musica cambia, almeno un po' nella ripresa, quando Mignani decide gradualmente di rinunciare al suo proverbiale "equilibrio". Il volto del Bari cambia con l'inserimento (a sorpresa) di Galano, ma soprattutto con l'ingresso di Botta nella posizione di mezzala. L'uscita di Salcedo e l'entrata in scena dell'argentino rimettono ordine nella manovra del Bari, che pur senza creare nulla di che riesce comunque a piazzarsi stabilmente nella metà campo lariana, rischiando (ma è inevitabile) qualcosa in contropiede. Nel finale Mignani decide di esagerare, tenendo contemporaneamente dentro sei giocatori offensivi: Ceter e Scheidler davanti fanno l'attacco pesante, D'Errico-Botta-Bellomo-Galano provano a mettere fosforo e fantasia nelle convulse azioni offensive. Sta di fatto che, quando al minuto 87' Arrigoni pensa bene di controllare la sfera acon il braccio in area, all'ultimo minuto il Bari centra il pareggio con il serafico rigore di Botta che raddrizza le sorti di una sfida messasi parecchio male.
Già, Botta… L'argentino sta ritornando un fattore determinante per questo Bari, come già si era chiaramente visto contro il Sudirol e come il numero 10 ci ha tenuto a ribadire a Como. Libero di andarsi a cercare la posizione tra centrocampo e attacco, Botta diventa facilmente una scheggia impazzita, una variabile che gli avversari fanno grande fatica a leggere. Se ne sta accorgendo anche Mignani, pur con un certo ritardo: l'abbondanza di scelta che ha il mister, soprattuto in attacco, non deve trasformarsi nell'imbarazzante condizione di fare esperimenti arditi, anche se il rischio inevitabilmente c'è. Il 7 in pagella che porta a casa Botta, unitamente al 5 di Salcedo, dovrebbero bastare per capire che sulla trequarti è meglio metterci un trequartista (che sarà anche un po' "lunatico", ma che qualità ha nei piedi…) che un attaccante bravo ad andare in profondità.
Insomma, il pareggio finale è una delle pochissime notizie positive di una partita domenicale da vedere e rivedere, non di certo per compiacersi ma per segnare in rosso errori e imprecisioni da non ripetere. Anche perché domenica 4 dicembre si torna in campo: al San Nicola arriverà il Pisa, la squadra più in forma del campionato. Un bel banco di prova per un Bari a cui i pareggi dovrebbero iniziare a stare un po' stretti.
Ma, a conti fatti, il rigore con cui al 90' Botta risponde al penalty di Cerri al 47' offre alla squadra di Mignani un risultato che contorna di un grigio un po' più tenue la prestazione schizofrenica in riva al lago di Como. Il primo tempo è semplicemente da dimenticare: il Bari a conti fatti non supera mai la sua metà campo. Mignani ha parlato di "timidezza" nella prima frazione, intendendo attribuire maggiori responsabilità a sé e alla sua squadra rispetto ai meriti del Como. Il che è certamente vero: un Bari macchinoso, senza idee e in chiara difficoltà fisica subisce le iniziative dei lombardi di Moreno Longo, che ci mettono sì intensità ma senza particolari bollicine. I galletti, in emergenza difensiva e con defezioni importanti anche a centrocampo, pagano la maggiore organizzazione dei lariani, che dominano in mezzo al campo e mettono gli avversari alle corde. Dorval è parecchio in difficoltà a difendere sul lato sinistro dei biancorossi, dove anche un Folorunsho non particolarmente ispirato si trova sempre a rincorrere. Dall'altra parte non c'è lo squalificato Maita, e il suo sostituto Mallamo fa quel che può, senza però lasciare tracce profonde nella partita.
Scheidler e Antenucci lì davanti praticamente non vedono mezzo pallone giocabile, anche a causa del mancato raccordo tra i reparti. Mignani sceglie ancora Salcedo sulla linea della trequarti, ma l'ex Inter dimostra ancora una volta di trovarsi poco a suo agio tra le linee. Stiamo parlando di una punta rapida ed esplosiva, che sembrerebbe avere bisogno di spazi ampi per aprire il gas e spaccare a metà le difese avversarie; le giocate nello stretto lo limitano e privano la squadra degli sbocchi offensivi più naturali nel 4-3-1-2 di Mignani.
Di fatto, il Bari nel primo tempo regge solo grazie alle mani di Caprile, che devia sul palo il primo rigore calciato da Cerri; il neo entrato Blanco ribatte in rete dopo essere entrato anticipatamente all'interno della lunetta, un'azione che ci insegna come un rigore irregolare non vada ribattuto in caso di parata del portiere. Buon per il Bari, che però viene punito nel finale di ripresa, sempre dal dischetto. Se nella prima circostanza il penalty appariva solare per l'intervento fuori tempo di Folorunsho su Iovine, nel secondo caso il tocco con il braccio dietro la schiena di Pucino vale un rigore solo per chi intende fare un uso capestro, quasi ossessivo, della pseudoscienza offerta dal Var, di cui i fondamenti epistemologici ancora non sono stati sufficientemente spiegati da chi di dovere. Fatto sta che sul morire della prima frazione Cerri ci riprova, Caprile quasi ci arriva ma la conclusione bassa è troppo forte e angolata per essere respinta.
La musica cambia, almeno un po' nella ripresa, quando Mignani decide gradualmente di rinunciare al suo proverbiale "equilibrio". Il volto del Bari cambia con l'inserimento (a sorpresa) di Galano, ma soprattutto con l'ingresso di Botta nella posizione di mezzala. L'uscita di Salcedo e l'entrata in scena dell'argentino rimettono ordine nella manovra del Bari, che pur senza creare nulla di che riesce comunque a piazzarsi stabilmente nella metà campo lariana, rischiando (ma è inevitabile) qualcosa in contropiede. Nel finale Mignani decide di esagerare, tenendo contemporaneamente dentro sei giocatori offensivi: Ceter e Scheidler davanti fanno l'attacco pesante, D'Errico-Botta-Bellomo-Galano provano a mettere fosforo e fantasia nelle convulse azioni offensive. Sta di fatto che, quando al minuto 87' Arrigoni pensa bene di controllare la sfera acon il braccio in area, all'ultimo minuto il Bari centra il pareggio con il serafico rigore di Botta che raddrizza le sorti di una sfida messasi parecchio male.
Già, Botta… L'argentino sta ritornando un fattore determinante per questo Bari, come già si era chiaramente visto contro il Sudirol e come il numero 10 ci ha tenuto a ribadire a Como. Libero di andarsi a cercare la posizione tra centrocampo e attacco, Botta diventa facilmente una scheggia impazzita, una variabile che gli avversari fanno grande fatica a leggere. Se ne sta accorgendo anche Mignani, pur con un certo ritardo: l'abbondanza di scelta che ha il mister, soprattuto in attacco, non deve trasformarsi nell'imbarazzante condizione di fare esperimenti arditi, anche se il rischio inevitabilmente c'è. Il 7 in pagella che porta a casa Botta, unitamente al 5 di Salcedo, dovrebbero bastare per capire che sulla trequarti è meglio metterci un trequartista (che sarà anche un po' "lunatico", ma che qualità ha nei piedi…) che un attaccante bravo ad andare in profondità.
Insomma, il pareggio finale è una delle pochissime notizie positive di una partita domenicale da vedere e rivedere, non di certo per compiacersi ma per segnare in rosso errori e imprecisioni da non ripetere. Anche perché domenica 4 dicembre si torna in campo: al San Nicola arriverà il Pisa, la squadra più in forma del campionato. Un bel banco di prova per un Bari a cui i pareggi dovrebbero iniziare a stare un po' stretti.