Calcio
Il Bari più brutto nella sfida più importante, sconfitta "salutare" per cambiare strada
Squadra di Auteri che nel derby offre la peggiore versione di sé. Accanto al gioco servono anche risultati e "faccia sporca"
Bari - lunedì 2 novembre 2020
0.27
Brutto, inconcludente, falloso. Il Bari di Gaetano Auteri conosce la sua prima sconfitta mostrando la peggiore versione di sé nella partita più importante di questo avvio di stagione, quella che avrebbe potuto aiutare i biancorossi a entrare nel cuore di una tifoseria ancora "tiepida" nei confronti di squadra e allenatore. Un Foggia essenziale e pragmatico s'impone nel sentito derby del Tavoliere con il punteggio di 1-0 che fotografa molto meglio di mille parole l'andamento del match giocato allo Zaccheria.
La squadra di Marchionni, in grave difficoltà alla vigilia, incarta la trappola perfetta per i più quotati biancorossi buttandola sull'agonismo esasperato: per questa volta il caro, vecchio, catenaccio "risultatista" batte il "giochismo" vuoto ed evanescente.
Eppure il Bari arrivava a questo derby con ben altre premesse. Lo ha detto anche Di Cesare dopo il fischio finale, si è trattato di «Un passo indietro» abbastanza preoccupante rispetto alla sfida interna vinta in rimonta 4-1 contro il Catania. Ma, in generale, quello di Foggia è un Bari irriconoscibile anche se comparato con quello visto in altre uscite poco brillanti (Teramo in casa, Monopoli e Cavese fuori). Di fatto, la partita del Bari sta tutta in un lampo alla mezz'ora di Antenucci, che – al solito – s'inventa l'azione e timbra la base del palo. Prima e dopo, un black out totale, come quello che ha interessato l'impianto elettrico dello Zaccheria a ridosso del 40' e che ha forzato l'interruzione del gioco per diversi minuti.
A centrocampo Marras e Bianco vanno costantemente in inferiorità davanti al 3-5-1-1 di Marchionni (problema ricorrente contro squadre che giocano a tre in mezzo, la maggioranza assoluta in serie C), Marras e D'Ursi non provano mai la giocata, Ciofani e D'Orazio rimangono quasi sempre bloccati sulle fasce. Il Foggia si accontenta di fare densità e di lanciare lungo per Naessens, che nell'unica occasione buona costringe la difesa biancorossa alla frittata: il belga trova la torre per Curcio, che brucia Sabbione in velocità e obbliga il centrale biancorosso a stenderlo in area. Rigore e goal: lì, di fatto, la partita finisce.
Trovato il vantaggio, il Foggia acuisce l'arrocco con cui aveva impostato la gara, trovando nella totale evanescenza del Bari un alleato prezioso per portare a casa tre punti insperati. Auteri, come sempre, ci prova cambiando modulo, passando a un ultra offensivo 4-2-4 con Candellone, Citro, Semenzato e Lollo in campo nella ripresa, ma proprio non c'è verso di far cambiare strada a un derby interpretato come peggio non si poteva,.
«Una sconfitta salutare, la serie C è questa», ha detto Auteri nel post gara con l'onestà che lo contraddistingue. Ora, però, è tempo di cambiare mentalità e atteggiamento. Ci vuole quella faccia sporca di cui ha spesso parlato il mister e che il Bari raramente ha mostrato, anche nelle partite più spigolose, quando bisognava assaltare di sciabola e non di fioretto.
Un pessimo derby da cui imparare, e in fretta, una lezione preziosa: poche parole, pochissime "ideologie", tanti fatti. Va benissimo la filosofia del gioco (Auteri è stato preso per quello, e in molti casi lo ha già fatto vedere), ma per venir fuori dal purgatorio contano i risultati, anche sporchi, brutti e cattivi come quello che ha preso il Foggia tirando in porta forse meno del minimo indispensabile. La Ternana, il Teramo e anche l'Avellino stanno già mettendo da parte un bel tesoretto di punti in vista dell'inverno, e il Bari non può permettersi di perdere terreno. Non un'altra volta, dopo la brutta esperienza dell'anno scorso.
La squadra di Marchionni, in grave difficoltà alla vigilia, incarta la trappola perfetta per i più quotati biancorossi buttandola sull'agonismo esasperato: per questa volta il caro, vecchio, catenaccio "risultatista" batte il "giochismo" vuoto ed evanescente.
Eppure il Bari arrivava a questo derby con ben altre premesse. Lo ha detto anche Di Cesare dopo il fischio finale, si è trattato di «Un passo indietro» abbastanza preoccupante rispetto alla sfida interna vinta in rimonta 4-1 contro il Catania. Ma, in generale, quello di Foggia è un Bari irriconoscibile anche se comparato con quello visto in altre uscite poco brillanti (Teramo in casa, Monopoli e Cavese fuori). Di fatto, la partita del Bari sta tutta in un lampo alla mezz'ora di Antenucci, che – al solito – s'inventa l'azione e timbra la base del palo. Prima e dopo, un black out totale, come quello che ha interessato l'impianto elettrico dello Zaccheria a ridosso del 40' e che ha forzato l'interruzione del gioco per diversi minuti.
A centrocampo Marras e Bianco vanno costantemente in inferiorità davanti al 3-5-1-1 di Marchionni (problema ricorrente contro squadre che giocano a tre in mezzo, la maggioranza assoluta in serie C), Marras e D'Ursi non provano mai la giocata, Ciofani e D'Orazio rimangono quasi sempre bloccati sulle fasce. Il Foggia si accontenta di fare densità e di lanciare lungo per Naessens, che nell'unica occasione buona costringe la difesa biancorossa alla frittata: il belga trova la torre per Curcio, che brucia Sabbione in velocità e obbliga il centrale biancorosso a stenderlo in area. Rigore e goal: lì, di fatto, la partita finisce.
Trovato il vantaggio, il Foggia acuisce l'arrocco con cui aveva impostato la gara, trovando nella totale evanescenza del Bari un alleato prezioso per portare a casa tre punti insperati. Auteri, come sempre, ci prova cambiando modulo, passando a un ultra offensivo 4-2-4 con Candellone, Citro, Semenzato e Lollo in campo nella ripresa, ma proprio non c'è verso di far cambiare strada a un derby interpretato come peggio non si poteva,.
«Una sconfitta salutare, la serie C è questa», ha detto Auteri nel post gara con l'onestà che lo contraddistingue. Ora, però, è tempo di cambiare mentalità e atteggiamento. Ci vuole quella faccia sporca di cui ha spesso parlato il mister e che il Bari raramente ha mostrato, anche nelle partite più spigolose, quando bisognava assaltare di sciabola e non di fioretto.
Un pessimo derby da cui imparare, e in fretta, una lezione preziosa: poche parole, pochissime "ideologie", tanti fatti. Va benissimo la filosofia del gioco (Auteri è stato preso per quello, e in molti casi lo ha già fatto vedere), ma per venir fuori dal purgatorio contano i risultati, anche sporchi, brutti e cattivi come quello che ha preso il Foggia tirando in porta forse meno del minimo indispensabile. La Ternana, il Teramo e anche l'Avellino stanno già mettendo da parte un bel tesoretto di punti in vista dell'inverno, e il Bari non può permettersi di perdere terreno. Non un'altra volta, dopo la brutta esperienza dell'anno scorso.