Calcio
Il Bari salva la faccia, per i playoff resta viva la speranza
Il derby vinto con il Bisceglie assicura il quarto posto ai biancorossi, chiamati a risollevarsi negli spareggi promozione
Bari - lunedì 3 maggio 2021
1.39
Almeno la faccia è salva, ma che fatica… Il Bari vince 2-1 in rimonta il derby pugliese contro il Bisceglie terzultimo e ridotto in 10 per più di mezz'ora, portando a casa il quarto posto alla fine del campionato regolare. La stagione dei galletti, prima dell'appendice playoff che potrebbe (ma con molti punti interrogativi) determinare qualcosa di più, si chiude con l'obiettivo minimo sindacale: il Bari salterà il primo turno preliminare degli spareggi promozione, e di questi tempi è già qualcosa.
Partendo dalle note positive, c'è innanzitutto il risultato. Certo, se il piccolo Bisceglie (pieno di under e riserve, tra l'altro) non fosse rimasto in dieci per l'ingenuità di Pedrini al 16' della ripresa, probabilmente il Bari non l'avrebbe vinta. Però il Bari l'ha vinta, e dopo due sconfitte e un pari nelle ultime tre, dopo il disastro di Torre del Greco, non è il caso di andare troppo per il sottile. A determinare la vittoria sono le reti (coincise con gli unici tiri in porta) di D'Ursi e Antenucci, due degli uomini più preziosi da recuperare se il Bari vorrà dire la sua ai playoff.
D'Ursi chiude la stagione regolare con otto goal segnati e almeno altrettanti divorati (anche ieri in avvio di ripresa, occasione clamorosa), però all'ex Catanzaro va riconosciuto il merito di aver tolto diverse volte le castagne dal fuoco, lì dove bomber più esperti e famelici di lui hanno fatto fatica. Su Antenucci, invece, si è detto tanto, forse troppo: il goal vittoria a 6' dalla fine sa di liberazione dopo un girone di ritorno semplicemente da incubo. Il goleador con il numero 7 non la buttava dentro su azione dal 30 gennaio contro la Virtus Francavilla, e l'unico altro goal del recente periodo lo aveva segnato su rigore a Vibo Valentia. Un dato che da solo basta a spiegare come la squadra sia stata presa a picconate durante il mercato invernale da una gestione da cui c'è solo da imparare per non commettere gli stessi, marchiani, errori. Ma su questo ci sarà modo e tempo di tornare.
Ora si apre uno scenario nuovo, che se approcciato con lo spirito giusto potrebbe anche non rivelarsi un'agonia come lo sono stati gli ultimi quattro mesi. Il Bari, e non si può far finta di nulla, arriva ai playoff con una lista lunghissima di problemi che lascia poche speranze: centrocampo incapace di far gioco, difesa lenta e macchinosa (Perrotta ridicolizzato da Pedrini in occasione del goal nerazzurrostellato), azioni sulle fasce prevedibili, cross in mezzo messi col contagocce e spesso male. Però sperare è gratis, e il Bari qualche qualità ce la dovrà anche avere (Antenucci e Cianci, per dirne una, non sono una coppia qualsiasi). La reazione allo svantaggio precoce è qualcosa di che non si era visto a Torre del Greco, e questo un minimo di incoraggiamento lo dà. Tanto Auteri quanto D'Ursi nel post gara hanno sottolineato il valore dell'abbraccio collettivo al goal vittoria: un aspetto, quello del gruppo, su cui si è tanto discusso durante il campionato, e che adesso diventa determinante in un'avventura tutta da scoprire in questo mese di maggio. «C'è unità d'intenti», ha detto Auteri; credere alle sue parole è l'unica via per guardare agli spareggi promozione non come un'appendice della mediocrità.
La leva, d'altronde, deve necessariamente essere la voglia di riscatto di una squadra ferita da se stessa e da una gestione societaria rivedibile. «Siamo delusi, non volevamo fare questo campionato. C'è un'altra strada, più tortuosa, ma è pur sempre una strada». Le parole sono di Matteo Ciofani, sempre lucidissimo nelle sue analisi. È la chiave con cui il Bari deve provare ad aprire la porta della serie B: determinazione, orgoglio, riscatto, attaccamento. Tutte cose che – fin qui – non si sono viste e che adesso è necessario tirare fuori.
Il gioco lascia a desiderare: il ritorno di Auteri non è riuscito a far sì che il Bari superasse i limiti strutturali della sua rosa corta e spezzettata, ma adesso poco conta. Ai playoff saranno battaglie lunghe e difficili: non si potrà andare avanti senza metterci quel pizzico di cuore in più che tutti abbiamo sempre chiesto (inascoltati, a dire il vero) alla squadra. I conti si faranno alla fine; ora c'è l'obbligo di sperare e crederci. Per tutelare la passione della piazza e la credibilità del progetto. Appuntamento al 12 maggio, quando finalmente il Bari avrà fra le mani la chance di risolvere l'equazione a più incognite in cui si è trasformata questa disgraziata stagione.
Partendo dalle note positive, c'è innanzitutto il risultato. Certo, se il piccolo Bisceglie (pieno di under e riserve, tra l'altro) non fosse rimasto in dieci per l'ingenuità di Pedrini al 16' della ripresa, probabilmente il Bari non l'avrebbe vinta. Però il Bari l'ha vinta, e dopo due sconfitte e un pari nelle ultime tre, dopo il disastro di Torre del Greco, non è il caso di andare troppo per il sottile. A determinare la vittoria sono le reti (coincise con gli unici tiri in porta) di D'Ursi e Antenucci, due degli uomini più preziosi da recuperare se il Bari vorrà dire la sua ai playoff.
D'Ursi chiude la stagione regolare con otto goal segnati e almeno altrettanti divorati (anche ieri in avvio di ripresa, occasione clamorosa), però all'ex Catanzaro va riconosciuto il merito di aver tolto diverse volte le castagne dal fuoco, lì dove bomber più esperti e famelici di lui hanno fatto fatica. Su Antenucci, invece, si è detto tanto, forse troppo: il goal vittoria a 6' dalla fine sa di liberazione dopo un girone di ritorno semplicemente da incubo. Il goleador con il numero 7 non la buttava dentro su azione dal 30 gennaio contro la Virtus Francavilla, e l'unico altro goal del recente periodo lo aveva segnato su rigore a Vibo Valentia. Un dato che da solo basta a spiegare come la squadra sia stata presa a picconate durante il mercato invernale da una gestione da cui c'è solo da imparare per non commettere gli stessi, marchiani, errori. Ma su questo ci sarà modo e tempo di tornare.
Ora si apre uno scenario nuovo, che se approcciato con lo spirito giusto potrebbe anche non rivelarsi un'agonia come lo sono stati gli ultimi quattro mesi. Il Bari, e non si può far finta di nulla, arriva ai playoff con una lista lunghissima di problemi che lascia poche speranze: centrocampo incapace di far gioco, difesa lenta e macchinosa (Perrotta ridicolizzato da Pedrini in occasione del goal nerazzurrostellato), azioni sulle fasce prevedibili, cross in mezzo messi col contagocce e spesso male. Però sperare è gratis, e il Bari qualche qualità ce la dovrà anche avere (Antenucci e Cianci, per dirne una, non sono una coppia qualsiasi). La reazione allo svantaggio precoce è qualcosa di che non si era visto a Torre del Greco, e questo un minimo di incoraggiamento lo dà. Tanto Auteri quanto D'Ursi nel post gara hanno sottolineato il valore dell'abbraccio collettivo al goal vittoria: un aspetto, quello del gruppo, su cui si è tanto discusso durante il campionato, e che adesso diventa determinante in un'avventura tutta da scoprire in questo mese di maggio. «C'è unità d'intenti», ha detto Auteri; credere alle sue parole è l'unica via per guardare agli spareggi promozione non come un'appendice della mediocrità.
La leva, d'altronde, deve necessariamente essere la voglia di riscatto di una squadra ferita da se stessa e da una gestione societaria rivedibile. «Siamo delusi, non volevamo fare questo campionato. C'è un'altra strada, più tortuosa, ma è pur sempre una strada». Le parole sono di Matteo Ciofani, sempre lucidissimo nelle sue analisi. È la chiave con cui il Bari deve provare ad aprire la porta della serie B: determinazione, orgoglio, riscatto, attaccamento. Tutte cose che – fin qui – non si sono viste e che adesso è necessario tirare fuori.
Il gioco lascia a desiderare: il ritorno di Auteri non è riuscito a far sì che il Bari superasse i limiti strutturali della sua rosa corta e spezzettata, ma adesso poco conta. Ai playoff saranno battaglie lunghe e difficili: non si potrà andare avanti senza metterci quel pizzico di cuore in più che tutti abbiamo sempre chiesto (inascoltati, a dire il vero) alla squadra. I conti si faranno alla fine; ora c'è l'obbligo di sperare e crederci. Per tutelare la passione della piazza e la credibilità del progetto. Appuntamento al 12 maggio, quando finalmente il Bari avrà fra le mani la chance di risolvere l'equazione a più incognite in cui si è trasformata questa disgraziata stagione.