Calcio
Il Bari si ferma ancora: per i biancorossi è notte fonda. Tutti in ritiro per salvare il salvabile
Lo stentato pareggio contro la Cavese ha acuito i problemi della squadra. Fra club e tifoseria lo scollamento pare insanabile
Bari - giovedì 4 febbraio 2021
Silenzio stampa e ritiro fino a data da destinarsi. La SSC Bari decide di non decidere, dopo il pareggio interno con la Cavese quantomeno "deludente". La società sceglie la scossa "morbida" (una scossetta) per aiutare questo brutto Bari a uscire dalla spirale critica in cui è finito, e per cui – al momento – non si vede via d'uscita.
La partita con la Cavese è difficile da commentare: acchiappare il pari contro l'ultima in classifica, in casa, e dover alla fine tirare anche un sospiro di sollievo per non aver perso è davvero troppo. Non bastano le assenze, le pressioni, i malumori a giustificare la pressoché totale inconsistenza della squadra al cospetto di un avversario, la Cavese di Campilongo, che avrebbe meritato di portare via la posta piena dal San Nicola.
Il Bari, di fatto, esce di scena alla mezz'ora, dopo aver colpito una traversa con De Risio e aver sfiorato il goal con i tiri di Ciofani e Maita. Quando Bubas si infila in area approfittando della lentezza elefantiaca della difesa del Bari (di Sabbione, nella fattispecie) per firmare il vantaggio dei campani, allora si apre l'ennesimo psicodramma di una stagione fatta di troppi perché. Il pareggio arriva con l'unico tiro in porta della ripresa, sull'unico errore difensivo della Cavese: colpo di testa di D'Ursi (il più piccolo di tutti), bacetto al palo e goal. Almeno la faccia è salva. La traversa di Matera in pieno recupero è un segno della benevolenza degli dei del pallone.
Troppo poco per una squadra che – anche davanti alle evidenti carenze della rosa – continua a essere protetta dalla società con dichiarazioni d'intenti sovradimensionate rispetto ai fatti.
Nel tritacarne della critica finiscono un po' tutti: da Romairone ad Auteri, dai calciatori alla proprietà, per la prima volta messa in discussione insieme al progetto sportivo del Bari targato De Laurentiis. E, d'altra parte, lo stesso diesse non ha fatto molto per distendere gli animi. La conferenza stampa a commento del mercato ha lasciato molti tifosi perplessi, e le inquietudini hanno trovato conferma nella partita sciagurata di ieri. «Abbiamo due giocatori per ruolo, la rosa è completa», aveva detto Romairone. Sta di fatto, però, che le concomitanti assenze di Antenucci, Cianci, Andreoni, Semenzato e Celiento hanno costretto Auteri a portare in panchina appena 6 giocatori di movimento, e il solo Citro come reale alternativa di qualità agli 11 titolari.
L'unica nota positiva arriva da Sarzi Puttini, che dopo l'esordio horror a Teramo si riscatta rilevando l'acciaccato Rolando e servendo l'assist a D'Ursi. Il resto? Notte fonda. La presenza di Candellone in attacco continua a non convincere: il ragazzo si impegna, ci mette buona volontà, ma di segnare neanche l'idea. Per sostituire Antenucci (anche contro l'ultima in classifica, a questo punto) ci vorrebbe ben altro. «L'esterno non ci serviva, l'ho cercato perché non mi accontento mai», ha detto sempre Romairone. Eppure il tecnico ha dovuto riadattare Ciofani a destra, vista la fragilità fisica di Andreoni e la poca affidabilità di Semenzato, al netto della squalifica. In difesa, poi, se manca Celiento è buio pesto: ogni duello in velocità è un duello perduto. Insomma, troppi conti non tornano.
E Auteri? Una parte della tifoseria organizzata ne chiede la testa già da settimane, qualche altro parzialmente lo assolve. La verità, come al solito, sta nel mezzo. Il tecnico siciliano, il cui rapporto con la tifoseria si è scollato forse irrimediabilmente dopo le dichiarazioni di Bisceglie, non è riuscito a dare una vera identità di gioco alla squadra, intestardendosi su un modulo (il 3-4-3) che lascia costantemente in difficoltà il centrocampo, e che non trova il suo sbocco naturale sulle fasce. Contro avversari ben chiusi come la Cavese, il Bari va in tilt. Il mister ha lasciato partire un valido elemento come Hamlili senza neanche provarlo, e ogni volta tenta l'atteggiamento più spregiudicato (il 4-2-4) solo quando l'acqua è arrivata alla gola.
La crisi, quindi, non è congiunturale: l'intera esperienza tecnica non ha convinto. Se De Laurentiis continua a dire che il Bari può lottare per la promozione diretta, la realtà racconta una storia molto diversa. La Ternana, pur pareggiando a Palermo, rimane a +11, ormai irraggiungibile, e i biancorossi devono ringraziare il Bisceglie per aver fermato l'Avellino, distante ancora 4 punti.
È chiaro, ormai, che questa scelta del ritiro serve solo a cercare di salvare quel che si può salvare della gestione Auteri e della direzione di Romairone. Un placebo e nulla più. Tuttavia l'obiettivo della B non è sfumato: il Bari può e deve difendere il secondo posto e fare la voce grossa nei playoff, come non è riuscito a fare in campionato. Però il tempo corre, e le prove d'appello sono finite. Domenica con la Viterbese mister Auteri si gioca la panchina, e tutto il progetto di questo Bari si gioca la sua credibilità.
La partita con la Cavese è difficile da commentare: acchiappare il pari contro l'ultima in classifica, in casa, e dover alla fine tirare anche un sospiro di sollievo per non aver perso è davvero troppo. Non bastano le assenze, le pressioni, i malumori a giustificare la pressoché totale inconsistenza della squadra al cospetto di un avversario, la Cavese di Campilongo, che avrebbe meritato di portare via la posta piena dal San Nicola.
Il Bari, di fatto, esce di scena alla mezz'ora, dopo aver colpito una traversa con De Risio e aver sfiorato il goal con i tiri di Ciofani e Maita. Quando Bubas si infila in area approfittando della lentezza elefantiaca della difesa del Bari (di Sabbione, nella fattispecie) per firmare il vantaggio dei campani, allora si apre l'ennesimo psicodramma di una stagione fatta di troppi perché. Il pareggio arriva con l'unico tiro in porta della ripresa, sull'unico errore difensivo della Cavese: colpo di testa di D'Ursi (il più piccolo di tutti), bacetto al palo e goal. Almeno la faccia è salva. La traversa di Matera in pieno recupero è un segno della benevolenza degli dei del pallone.
Troppo poco per una squadra che – anche davanti alle evidenti carenze della rosa – continua a essere protetta dalla società con dichiarazioni d'intenti sovradimensionate rispetto ai fatti.
Nel tritacarne della critica finiscono un po' tutti: da Romairone ad Auteri, dai calciatori alla proprietà, per la prima volta messa in discussione insieme al progetto sportivo del Bari targato De Laurentiis. E, d'altra parte, lo stesso diesse non ha fatto molto per distendere gli animi. La conferenza stampa a commento del mercato ha lasciato molti tifosi perplessi, e le inquietudini hanno trovato conferma nella partita sciagurata di ieri. «Abbiamo due giocatori per ruolo, la rosa è completa», aveva detto Romairone. Sta di fatto, però, che le concomitanti assenze di Antenucci, Cianci, Andreoni, Semenzato e Celiento hanno costretto Auteri a portare in panchina appena 6 giocatori di movimento, e il solo Citro come reale alternativa di qualità agli 11 titolari.
L'unica nota positiva arriva da Sarzi Puttini, che dopo l'esordio horror a Teramo si riscatta rilevando l'acciaccato Rolando e servendo l'assist a D'Ursi. Il resto? Notte fonda. La presenza di Candellone in attacco continua a non convincere: il ragazzo si impegna, ci mette buona volontà, ma di segnare neanche l'idea. Per sostituire Antenucci (anche contro l'ultima in classifica, a questo punto) ci vorrebbe ben altro. «L'esterno non ci serviva, l'ho cercato perché non mi accontento mai», ha detto sempre Romairone. Eppure il tecnico ha dovuto riadattare Ciofani a destra, vista la fragilità fisica di Andreoni e la poca affidabilità di Semenzato, al netto della squalifica. In difesa, poi, se manca Celiento è buio pesto: ogni duello in velocità è un duello perduto. Insomma, troppi conti non tornano.
E Auteri? Una parte della tifoseria organizzata ne chiede la testa già da settimane, qualche altro parzialmente lo assolve. La verità, come al solito, sta nel mezzo. Il tecnico siciliano, il cui rapporto con la tifoseria si è scollato forse irrimediabilmente dopo le dichiarazioni di Bisceglie, non è riuscito a dare una vera identità di gioco alla squadra, intestardendosi su un modulo (il 3-4-3) che lascia costantemente in difficoltà il centrocampo, e che non trova il suo sbocco naturale sulle fasce. Contro avversari ben chiusi come la Cavese, il Bari va in tilt. Il mister ha lasciato partire un valido elemento come Hamlili senza neanche provarlo, e ogni volta tenta l'atteggiamento più spregiudicato (il 4-2-4) solo quando l'acqua è arrivata alla gola.
La crisi, quindi, non è congiunturale: l'intera esperienza tecnica non ha convinto. Se De Laurentiis continua a dire che il Bari può lottare per la promozione diretta, la realtà racconta una storia molto diversa. La Ternana, pur pareggiando a Palermo, rimane a +11, ormai irraggiungibile, e i biancorossi devono ringraziare il Bisceglie per aver fermato l'Avellino, distante ancora 4 punti.
È chiaro, ormai, che questa scelta del ritiro serve solo a cercare di salvare quel che si può salvare della gestione Auteri e della direzione di Romairone. Un placebo e nulla più. Tuttavia l'obiettivo della B non è sfumato: il Bari può e deve difendere il secondo posto e fare la voce grossa nei playoff, come non è riuscito a fare in campionato. Però il tempo corre, e le prove d'appello sono finite. Domenica con la Viterbese mister Auteri si gioca la panchina, e tutto il progetto di questo Bari si gioca la sua credibilità.